Passano i mesi, cambiano le stagioni (l'arrivo della primavera non per nulla ci ha fatto passare dai -20 dell'inverno, ai -3 gradi degli ultimi giorni), i piccoli Mezzivikinghi crescono.
Il nostro ha passato i 21 mesi e si avvicina alla data in cui sui voli aerei non sará piú classificato come
enfant, ma dovrá usufruire di posto suo con allegato biglietto ben piú caro. Con l'avanzata dell'etá, aumentano i capelli che ha in testa (scandinaviamente sottili e radi) e aumenta la capacitá comunicativa dell'
enfant. Se l'aspetto del Mezzovikingo é molto piú svedese che italico, il suo temperamento é definitivamente al di fuori degli schemi del Buon Norrlandese: il piccoletto s'é guadagnato il titolo non solo di
pratkvarn (per la spiegazione del termine vi rimando
qui), ma anche quello piú veneto di
racola. Si dá anche il caso che uno dei
cliché svedesi sul mio Paese di nascita imponga agli italici di esser un popolo dedito al Canto in ogni occasione, come una conoscente del Vikingo ci riveló durante l'ultimo Capodanno. Il Mezzovikingo non fa nulla per smentire queste accuse infamanti e comincia le sue giornate intonando lodi all'Apemaia, la Pimpa, la Mamma e il
Pappa; non di rado le esibizioni sono accompagnate da balletti e coreografie degne del
Melodifestival.
A chi suggerisse un'origine Genetica delle suddette abilitá, rispondo subito che la sottoscritta ha collezionato i suoi piú grossi fallimenti esattamente nelle discipline di matrice Musicale. La spiegazione piú scientifica che potrei dare é che invece la Reincarnazione esiste, e il Mezzovikingo nella sua vita precedente nacque in qualche Territorio Ispanico: a riprova della mia teoria, informo che il piccoletto ha preso l'abitudine di pronunciare alla maniera spagnola tutte le doppie L. Il pollo diventa regolarmente poijo, la palla paija, mentre la tetta assume un grazioso diminutivo dal suono non esattamente italico: la titita. (la lingua svedese non prevede diminutivi, nel caso qualcuno se lo chiedesse). La spiegazione rimane oscura, visto che il Mezzovikingo non ha conoscenze ispaniche, per quel che ne sappiamo.
Altro interesse del Mezzovikingo, come tutti i Bravi Bambini devono avere, sono i Libri. Qualche mese fa, un cugino del Vikingo ebbe la buona idea di regalare al piccolo l'ABC, illustrato dal popolare disegnatore e suonatore jazz svedese
Jan Lööf, libro che raccomanderei, se ne esistesse la traduzione in italiano, come minimo per le belle e originali figure.
Il risultato fu che il Mezzovikingo é diventato ossessionato da ogni lettera che vede, e cerca di "leggerle" appena vede qualsiasi cosa che ne contenga di sufficientemente grandi: il titolo di un libro, l'insegna di un negozio, la scatola del latte. Fin qui, noi saremmo anche contenti. Peró.
Peró doveva esserci l'inghippo. In barba alle raccomandazioni di molti pedagoghi, che suggeriscono coerenza genitoriale nell'educazione dei figli, devo dire che qui arrivano invece le prime, clamorose incongruenze tra Madre e Padre: la pronuncia delle Lettere dell'Alfabeto nelle nostre rispettive lingue. L'Italiano, come ben si sa, pronuncia tutto come viene scritto (per una volta, i latini sono piú coerenti). Lo Svedese, invece, ha le seguenti regole, che metto qua sotto: a sinistra come si scrivono, a destra come si pronunciano (dal punto di vista italico).
Insomma, in casa Mezzovikinga s'apre il baratro dell'incertezza ogni volta che il Mezzovikingo prende in mano il Libro della Discordia e impone, a volte a me, talvolta al mio consorte, di illustrargli usi e costumi delle suddette Lettere. La cosa divertente della O é che comunque non viene sempre pronunciata U: ogni tanto é U, ogni tanto é proprio O (questo mi assicura qualche punto di credibilitá extra alle orecchie dell'infante).
Il Mezzovikingo ha pure stabilito quali parole vadano esclusivamente pronunciate in svedese, e quali in italiano. È di poco tempo fa il seguente dialogo, tra me e il piccoletto, di ritorno dall'asilo e fiancheggiando alti cumuli di neve.
M: bubbudle tu (...) badu ta, THAKTOH!
Io: Ahhh... (ah, ecco) sí, qui é passato il TRATTORE (lo spalaneve), ha fatto questi mucchi di neve.
M (seriosissimo, scuote la testa): NEEE. Neee.
Io: Come no? Non é passato il trattore?
M: NEEEHEE! Noo!
Io: No il trattore??
M: Nee, THAKTOH! Thaktoh!
Io: il trattore, appunto.
M (spazientito): THAKTOH!
Io (...) ah. (ultimo tentativo) Beh, ma si puó dire anche trattore. Io dico trattore.
M: Thaktoh.
Ostinato come sua madre. Buon sangue non mente.
Scena simile e opposta col padre che, entusiastissimo, legge al figlio una storiella con una mucca (ko, o kossa, in svedese): "MUTTA, pappa, MUTTA".
Di esempi simili ce ne sarebbero altri. La logica di queste scelte é impenetrabile, comunque.
Molto interessante resta inoltre il modo con cui il Mezzovikingo apostrofa i nonni. Quelli svedesi sono indubitabilmente, Nonna e Nonno, al punto che quando il piccolo vede la lettera F (di farmor, nonna paterna), questa diventa la F di Nonna. La foto di mia madre riceve sempre, invece, la definizione di mormor (nonna materna, appunto, in svedese). Vedremo un po' che succederá quando ci caleremo nel Belpaese.
Mi era giá capitato di riferire che in svedese maschile e femminile non esistono. Esistono invece gli articoli en ed ett, la cui logica di attribuzione é quasi totalmente arbitraria. Esistono anche gli aggettivi possessivi min, mitt, e mina, quest'ultimo usato per i plurali.
Ah, Ok, grazie per la lezione non richiesta, direte voi.
Questa (ed é l'ultima) era per spiegare che il Mezzovikingo ha combinato diplomaticamente le Usanze Linguistiche delle due Culture, e deciso che min é maschile, mentre mina, anziché plurale, deve necessariamente essere femminile: ed é cosí che lo sentirete dire min pappa e mina mamma.
Logico, no?