Per quanto si creda o ci si illuda di essere coerenti con se stessi e le proprie scelte, arrivano momenti in cui le Cose cambiano, i Domicili si spostano, i Luoghi d'Affezione mutano.
Dopo cinque-sei anni di alterna ma sempre onorata frequentazione, mi sono ritrovata a mandare una graziosa, composta e corta mail di congedo ad una Personalitá del Comitato degli Orti-Giardino in Affitto, quassú chiamati con un nome molto meno poetico, kolonilott, che a me suona come un Piano Regolatore di stampo militare, o un esperimento vagamente sovietico di occupazione della steppa siberiana.
Dunque, come mi é capitato di scrivere molto tempo addietro, un bel giorno d'autunno mi ritrovai la proposta di prendermi carico di un pezzo di terreno (lott) di cinquanta metri quadri ai margini dell'Ultima Thule, al modico prezzo di un centinaio di corone all'anno e con la possibilitá di accedere ad un capanno contenente attrezzi agricoli di vario genere e altalentante efficienza, nonché un sacco di stallatico.
Quando mi fu passata la consegna, quei cinquanta metri quadri ospitavano un paio di cespugli di ribes nero, uno di uva spina, un rabarbaro oscenamente enorme, una spettinata colonia di lamponi, e milioni di radici di gramigna omogeneamente distribuite sull'intera superficie.
Molte mie serate estive di femmina
single passarono perció in compagnia di eserciti di
Vampiri, rivoltando zolle, pulendole dalle erbacce, livellando il terreno e piantandoci bacche di vario tipo, fiori, un arbusto di sambuco, insalata piselli carote fagiolini radicchio e altri vegetali che nacquero, crebbero e morirono con fortune alterne durante le brevi e tiepide estati del Norrland, o attraversandone i rigori invernali a meno venti.
(immagine di repertorio, ai tempi del massimo splendore)
Negli ultimi tempi, causa prole e soprattutto una certa distanza della stuga, la coltivazione del kolonilott é diventata una faccenda dispendiosa e non troppo rispettosa dell'ambiente, e la gramigna ha ricominciato a soffocare le pianticelle di fragole e di campanule da giardino.
Accanto all'innumerevole sfilza di programmi televisivi svedesi che insegnano al Popolo a Cucinare, Cucinare per ingrassare, cucinare per dimagrire, cucinare per essere trendy, e cucinare per farsi invidiare dagli ospiti, stanno comparendo anche diverse serie che mostrano allo stesso Popolo i piaceri della Coltivazione, del Giardinaggio trendy e dell'orticoltura in Armonia con la Natura, nonché una selva di riviste dedicate allo stesso scopo.
Il problema di questi programmi bucolici é che sono girati nel Meridione svedese, se non addirittura in Danimarca o nell'umida Albione.
In definitiva, a noialtri quattro disgraziati che viviamo nell'Ultima Thule e dintorni, non servono a un fico secco. La spiegazione sta in questa figura qua, disegnata dalla Reale Societá svedese dei Giardinieri:
Il Paese é diviso in Zone: ció implica che quando andate a comprare un bulbo, un pacchetto di semenze, o quell'arbusto di rose dai fiori cosí bellini, é proprio il caso che andiate anche a vedere fino a quale zona la pianta sopravvive, se non volete gettare ai ghiacci il vostro amore, i vostri danari e pure il tempo che ci metterete a prendervi cura del Vegetale in questione.
Nei sopracitati programmi televisivi, viene di fatto mostrato il giardinaggio praticabile da chi vive nei luoghi colorati di marrone. L'Ultima Thule, per quanto agevolata dalla vicinanza alla costa, é giá di diritto in Zona 5, senza poi dimenticare che i confini per le zone 6 e 7 sono a qualche decina di Km dalla cittá, e quindi se vi capita un inverno particolarmente rognoso é meglio che vi riferiate direttamente a quelle.
Una valida alternativa, se il pacchetto di semenze non é molto informativo a proposito, é provare il Metodo Darwiniano, e vedere cosa sopravvive all'inverno.
L'abitare in Zona 5 (per me che ero abituata all'insalatina a Pasqua, ai cespugli di basilico e rosmarino, e alla sovraproduzione di pomodori fino alle soglie d'ottobre), che cosa implica?
Prima di tutto, il badile puó riposare comodamente all'asciutto almeno fino a metá maggio. In questa data il terreno é abbastanza scongelato, sebbene piantare il forcone in un mucchio di compost possa ancora liberare colonie di ghiaccio scintillante.
Le Järnnätter, o notti di ferro, in cui qualche brinata puó ancora rompere le illusioni del povero Giardiniere, affondano le loro zanne anche durante giugno, per far ritorno beffarde giá a fine agosto-metá settembre e bruciare sadicamente tutti i fagiolini (che avevate aspettato a seminare a metá giugno, visto che il pacchetto vi racconta che germinano solo se ci sono almeno 15 gradi nel terreno).
A settembre potete contare solo su quelle piante che resistono a temperature un po' bassine: il che significa che in pratica sono solo le carote ad omaggiarvi dell'ultimo raccolto, mentre cercate di coprire tutto ció che puó soffrire il gelo boreale, in tempo per le prime nevicate.
Facendo quattro conti facili facili, avete dunque solo tre mesi (giugno luglio e agosto) per godere dei vostri sforzi d'Agricoltore, ovvero la metá del tempo in cui mio padre si dedica alle sue Verdure Terrone. In questa fulminea finestra temporale tutto nascerá, germoglierá, crescerá come sotto nandrolone alla luce delle luminose notti norrlandesi, e verrá divorato nell'illusione di poter gustare un po' di vere vitamine.
Per tutto il resto dell'anno, suppliscono le serre olandesi e spagnole.
Non ci vuole molto a capire che é sufficiente un luglio un po' piú fresco o piovoso del solito per mandare in pappa le vostre ambizioni orticole. Se invece il Sole benedirá i vostri sforzi, potrebbe addirittura succedere che decidiate di riseminare la rucola che é andata in semenza con gran rapiditá.
A questo punto, un'ingenua meridionale come me prende e va in qualunque negozio che vende sementi e roba agricola, e cerca una bustina di rucoletta.
Illusa.
Dovete sapevatelo che, giá immediatamente dopo Midsommar, i negozi norrlandesi del genere mettono in cantina tutti i loro espositori di semenze. Siccome i veri Norrlandesi sono scafati, superorganizzati, e lo sanno, hanno giá provveduto a farne incetta durante aprile e maggio, quando l'assortimento di seminabili fa capolino nei punti vendita. Mi é giá capitato a metá giugno di cercare una bustina d'insalata per una semina ritardataria, e di sentirmi dire dalle commesse che erano finite, e per quest'anno non ne ordiniamo piú, in uno stile Memento et Penitenziagite, che tra poco é giá Natale, tu accidiosa foemina vascellum Satanae. Lo stesso discorso vale se, in autunno, pensate bene di farvi un vasetto di basilico in cucina e vi rendete conto che la bustina é vuota.
L'unica vostra speranza sono i cataloghi online, oppure un pellegrinaggio nello Stivale per fare incetta delle preziose bustine.
Nonostante tutte queste difficoltá climatiche, posso svelarvi un autentico scoop, che dedico in particolare a chi legge dal Veneto: il Radicchio, perlomeno quello di Chioggia, sopravvive tutto l'inverno anche a temperature prossime ai -20. Sebbene non mi sia mai cimentata nel provare a fargli fare la Palla, operazione che lascio agli Artisti del Campo, testimonio che diverse volte una generosa coltre di neve mi ha fatto ritrovare, a maggio, dei cuori rossi di radicchio come primizia di stagione.
Dopo tutte queste noiosissime informazioni agricole, mi rendo conto di aver tralasciato la parte piú istruttiva, che é la descrizione antropologica della vita del kolonilott. Segue, dunque, alla prossima puntata.