L'Ultima Thule, nonostante la sua piccolezza, (o forse proprio per questo) é galeotta. Potrei parlare per me, ma potrei anche parlare di un'altra donna italica che ha trovato di come scaldarsi il cuore nelle pianure del Norrland incontrando un simpatico cittadino del secondo Paese Asiatico.
I due han poi deciso che l'Ultima Thule aveva esaurito i suoi scopi, hanno ampliato i loro orizzonti finendo da un'altra parte un po'piú a sud in Europa, e han combattuto alla morte con gli intrighi delle burocrazie planetarie per poter coronare i loro sogni d'Amore.
È cosí che la famiglia Mezzovikinga si ritrova in viaggio ancora una volta, diretta una graziosa cittadina del sud francese per partecipare a degli sponsali e farsi del male: scoprendo che in altre parti del mondo esistono addirittura un sacco d'alberi coi fiori sopra, che é possibile, a marzo, star fuori in maglietta a prendersi un caffé, e che il colore del suolo non é necessariamente grigio poltiglia, ma, in diversi casi, verde. Il Vikingo continua a farfugliare che dobbiamo emigrare dall'Ultima Thule, com'é possibile abitare lí.
La vita degli Alchimisti Erranti, come me o la coppia di cui parlo, fa sí che ad un eventuale matrimonio la cerchia dei propri ospiti, piccola o vasta che sia, facilmente consista di diversi colori e che ad un tavolo capiti che si ritrovino una famiglia italico-norrlandese, una ragazzina svizzera, e una famiglia islandese con tre figli, residente in Francia da circa nove mesi.
È stato molto interessante, per non dire stupefacente, vedere come i minorenni della situazione hanno risolto il problema della comunicazione: perché il Mezzovikingo poteva parlare in svedese per farsi comprendere dai due fanciulli nordici di poco piú grandi. Questi a loro volta, dopo pochi mesi passati negli asili della landa della Baguette, hanno imparato che il Francese é l'unico Idioma indispensabile per rivolgersi al mondo. L'unica eccezione é stata quando, per chiedere alla teutofona ragazzina un parere sul DVD da vedere, han sfoderato senza complimenti un do you like this?
Il Mezzovikingo, dopo un paio d'ore in questa Compagnia, ha cominciato ad abbozzare risposte in francese ai due scalmanati, divertendosi un mondo. Gli adulti contemplavano i quattro selvaggi, ed esprimevano in inglese la propria meraviglia gli uni agli altri.
Ed é qui che mi accorgo di non aver parlato da un pezzo di cosa succede col bilinguismo del Mezzovikingo. L'avevo lasciato, a due anni abbondanti, in
balia di Riccardo dei Piccoli Vichinghi. Lí usava ostinatamente lo svedese con chiunque non fosse me, l'italico idioma con me, e un condimento di lingua Poppantesca Fasulla sulla maggior parte delle frasi. Quest'ultima a Natale era definitivamente scomparsa, e le lingue dei genitori divenute l'unico modo di rivolgersi al Mondo.
Piú o meno in quel periodo, l'infante usava la Delicatezza di rivolgersi ad un genitore nell'opportuno linguaggio, per poi tradurre immediatamente all'altro, nell'altro idioma, il concetto appena espresso.
Questa cortese abitudine é svanita nel corso dei mesi. L'Erede ha dato per scontato che dopo il primo, breve corso di traduzione simultanea da lui impartitoci, ora noaltri dovremmo ben essere in grado di capire perfettamente sia italiano che svedese: perció al momento risparmia tempo e fatica mischiando le due favelle nella stessa frase.
Jag vill inte ha sotto le coperte-caldi-caldi! (inte -non- resta la parola prezzemolo del decennio, e forse oltre)
Mamma, du måste portarmi! (in braccio, n.d.t.)
Pappa, jag vill fare cannone! (riferito ad un'app dell'Aifon del Vikingo, dove un cannone spara bambolette ad un bersaglio, app preferita dell'infante)
Pappa, det här va lí (armeggiando con un puzzle)
Non dimenticando il mirabile: Så lí , traduzione incompleta ed adattata dell'espressione svedese så där, -cosí-.
Il Vikingo protesta: lui, nell'illusione di aver potuto imparare l'italiano al passo col figlio (suvvia, non si parla forse semplice coi bambini?), si rende conto con orrore che l'etá avanza, e il cervello di un pargolo tra zero e tre anni viaggia molto piú velocemente del suo.
Nonostante le apparenze, il Mezzovikingo non é piú un bilingue bilanciato. Quando é appena sveglio e i neuroni lavorano col pilota automatico, sono solo frasi scandinave quelle che escono dalla sua bocca. Lo svedese trasuda con l'Impianto delle sue Strutture anche quando capita che il ragazzetto dica un'intera frase in italiano: l'ausiliare rimane sempre e solo ha, a prescindere da quando grottesca l'espressione diventi ('noi ha fermato' se l'auto incontra un semaforo rosso), gli aggettivi stanno rigorosamente prima del nome.
Il 'Non' non ha mai visto la luce, perché 'Inte' é la Parola Portante e Concetto Ultimo dell'Universo. L'uso di coniugare i verbi per ogni persona, pratica inutile nella grammatica svedese, fa spesso capolino anche nell'uso dell'Italiano, e molto vien coniugato, con risparmio di risorse linguistiche, alla terza persona singolare (preciso che noi ci rivolgiamo al pargolo col 'tu' ed 'io', e non : 'la mamma fa questo', 'il Mezzovikingo fa quello', come spesso bizzarramente si usa per rivolgersi ai bambini piccoli).
Nonostante una madre femminista (va bene, lo so che in italiano é ormai una parolaccia, ma io non son fine, e la uso lo stesso), dicevo, nonostante una madre femminista, il Mezzovikingo sembra mostrare pericolose derive maschio-centriche, se si giudica dall'uso della favella: perché in italiano, lui coniuga qualunque aggettivo al maschile. In svedese chiunque, che sia persona, bestia, o creatura d'invenzione come Barbamamma, diventa 'han', cioé lui.
Il Mezzovikingo, sebbene madrelingua, é ancora in piena fase d'apprendimento, e la sua grammatica in qualunque idioma farebbe sorridere, o aggrottar le sopracciglia di diversi puristi. Fa sorridere anche me, perché i suoi errori mi ricordano da vicino i miei, quando ero ancora alle prime armi con lo svedese: non parlo soltanto di metter l'articolo del genere giusto con la parola giusta, ma anche dell'applicazione indipendente della mia Teoria della Preposizione På.
Se in svedese non sai che preposizione mettere, usa il på. Spesso avrai imbroccato.
Gli svedesi, quando sono irritati, possono arrivare ad espressioni forti tipo 'jag är arg på dig' (sono arrabbiato con te). Se invece é il timore ad avere il sopravvento, una frase adeguata puó essere 'jag är rädd för dig' (ho paura di te).
Il Mezzovikingo, che ha appena imparato ad esplorare la giungla della Grammatica, ha adottato inconsapevolmente il mio metodo empirico, raccontando al mondo che lui 'är rädd på dig'. Evidentemente, l'ipotesi che il på sia la preposizione-prezzemolo dello svedese deve avere qualche fondamento.
Per ora, non mi preoccupo molto: l'esempio e la scuola faranno il loro dovere.
E che si puó dire della grammatica italiana? A parte qualche occasionale incontro, il pargolo puó usare l'italiano solo con me, una madre la cui lontananza dalla madrepatria s'allunga con gli anni. Il Sistema Svedese, nella sua Infinita Provvidenza, ha l'accortezza di affibbiare ai propri allievi bilingui un insegnante di madrelingua sia a scuola che all'asilo, se la famiglia fosse interessata.
Il Mezzovikingo ne avrá diritto a partire dal prossimo anno: non ho la piú pallida idea se lui si degnerá di usare l'italiano anche con la nuova maestra. Di sicuro, l'affronterá con le sue svedesissime, aspiratissime acca (che io non ho ancora imparato nonostante sette anni di pratica), e le sue A aperte e cristalline, come nessun svedese monolingue sará in grado di pronunciare.
In autunno il prossimo aggiornamento.