Saturday 27 February 2010

Le Foto di Febbraio

Siamo arrivati alla fine di Febbraio, detto anche Göjemånad (secondo il mio Calendario del Contadino), ovvero Mese della neve (sottile), dall'antico etimo nordico per neve sottile, gói. Non possono quindi mancare all'appuntamento le Foto del Mese. Non essendoci stata una gran differenza climatica tra Gennaio e Febbraio (escludendo l'allungamento delle giornate), chi passerá di qui avrá probabilmente una certa sensazione di déjà-vu. E, siccome non é ancora risolto il problema di interfacciare macchina fotografica e computer, anche stavolta ho avuto solamente l'ausilio del mio glorioso cellulare.

Tanto per cominciare, 'sto giro siamo caduti proprio in basso (23/2, 8:00 di mattina):


Il solito mare, nella buona e nella cattiva sorte:

 

 Archivio delle Nevicate su Strada, inverno 2009-2010:

 
Fusione fredda a guscio d'uovo:

 

Mezzo di trasporto a prova di freddo Norrlandese:

 

Rimpiazzato con Qualcosa di piú Adatto se la temperatura dimostra di scendere ancora:

Concerto Jazz aggratis nella hall dell'Ospedale (musicoterapia?):

 

Idee per effetti di texture per Photoshop (per l'altro mio blog, tanto per non fare pubblicitá occulta)

 

Idilii d'inverno cittadino

 

Moltitudini di vite parallele:

 

Convergenze parallele (sto cominciando ad andare sul filosofico. Ok, mi fermo)

 
 


Wednesday 24 February 2010

L'Esca (Furbizia Norrlandese)


Visto l'apprezzamento riservato ad un precedente post di Humor Nordico,  traduco e trascrivo qui un'altra mail comunitaria un po' ironica sui Norrlandesi, che é arrivata al mio compare e collega Lasse, il quale l'ha poi girata a me.

Un'auto della Polizia si avvicinó lentamente davanti all'ingresso del pub O'Learys a Gällivare (paesetto sperso in mezzo al Norrbotten, molto piú a nord. NdT) subito dopo l'orario di chiusura. Proprio in quel momento Pekka uscí dalla porta, abbagliato dalla luce e con le chiavi della macchina ben alte in mano. L'auto della Polizia si fermó e gli agenti guardarono con apprensione Pekka che con decisione cercava di farsi avanti nel parcheggio, dove provó la chiave su non meno di cinque auto prima di trovare la propria e mettersi coraggiosamente dietro il volante.
Lí sedette, completamente immobile, per dieci minuti, dopodiché fece partire i tergicristalli (era una bella serata estiva e non c'era una nube in cielo). Successivamente accese e spense gli abbaglianti alcune volte, suonó il clacson e mise le quattro frecce. Poi fece partire il motore grattando il cambio. L'auto fece un balzo in avanti e morí. Egli riprovó alcune volte, mentre il parcheggio si svotava di macchine. Alla fine, quando fu rimasto l'unico, riuscí a far partire la macchina, si mise in strada e puntó a nord.
I poliziotti, che avevano atteso pazientemente, accesero la sirena e la luce, si misero davanti a Pekka, lo fecero fermare e lo pregarono di soffiare nel palloncino. Non poterono credere ai loro occhi quando l'apparecchio non mostró alcuna risposta! 
-Ci devi seguire al comando e lasciare un campione di sangue, l'apparecchio deve aver qualcosa che non funziona, disse uno dei poliziotti.
- Ne dubito, disse Pekka con un sorrisetto. -Sono io che faccio da esca, stasera!

(Secondo me sta storiella non é neanche tanto inventata. NdT)

Sunday 21 February 2010

Swedish Interior Design: La Tradizione (parte terza)

Se uno legge i due post precedenti (qui, quo e qua) della serie Swedish Interior Design, penserebbe che proprio proprio non c'é altro. In realtá, grazie anche ai vari loppis di cui parlavo poco fa, esiste una nicchia pure per cose un po' piú tradizionali, di solito apprezzata da gente tipo i miei suoceri, che ha varcato gli anta da un pezzo.

Il piú nobile tra gli stili tradizionali é il cosiddetto gustaviansk (vedere anche qua per chi sa lo svedese), dal nome del defunto sovrano Gustav III, re dal 1771 al 1792. Per i miei due-tre fedeli lettori che han studiato questo blog, se avessero qualche dubbio il signore in questione é proprio il figliolo di quell'ingordo crapulone di Adolf Fredrik, strozzato a morte da quattordici semlor.
Il gustaviansk, espressione classicistica dello spirito scandinavo, ha in comune all'attuale minimalismo l'avversione per l'eccesso d'Ornamenti di moda nell'appena passato rococó (anche a causa di certi sentimenti anfrancesi dell'epoca), e s'ispira a linee e decorazioni piú semplici e classiche. Se i filosofi aristotelici sostenevano che la Natura avesse Orrore del Vuoto, gli Svedesi si adoperano per confutare questa teoria, praticando invece, sin d'allora, l'Orrore per la Decorazione. Lo stile gustaviano vuole superfici piane e austere, e nelle ultime versioni perfino le gambe tornite di sedie e tavoli faran posto a severe forme squadrate.
Il colore? Che domande. Lo stile gustaviano non puó essere altro che bianco. Il massimo che si puó concedere al Demone della Decorazione é qualche scanalatura o festoncino di ispirazione romana, talvolta ricoperto di foglia d'oro (non avendo esempi sottomano, la foto qui sotto é tratta da un catalogo online di un mobilificio)


Grazie a queste caratteristiche, é da dire che il gustaviano é uno stile che viene ancora grandemente apprezzato pure oggi, nel caso si voglia decorare in modo un pelino piú romantico.

Infine, aborrito come l'acne e la peste dai Guru del Trend, ma ostinatamente presente nella maggioranza delle stughe degli svedesi, ecco a voi lo Stile Furu. Il furu é il legno d'abete, e la sua tonalitá calda caratterizza Qualunque Cosa nella stuga dell'Autentico Svedese:

Col furu si rivestono le pareti i pavimenti e i soffitti, si fanno letti, tavoli, sedie, panche, lampadari, candelieri, cesti, comodini, porte, tavolette per il water, eccetera. Se si vuol ridipingerlo di bianco e far credere di avere in casa un accessorio gustaviano, una subdola tonalitá rosata apparirá anche sotto dieci mani di vernice.


Per rompere la monotonia cromatica della stuga in furu (ed evitare di confondere una stanza per un'altra), un'abitazione cosí rivestita puó essere dotata di alcuni accessori classici: la coppia di bandierine svedesi di legno, le ciotoline mignon riempite di bacche rosse di plastica, una corona di fiori di plastica bianchi e azzurri, o il mini-palo di midsommar, di legno o ceramica dipinti.


Mobili e suppellettili di questo tipo venivano talvolta decorati, in passato, con motivi floreali in stile un po' rustico, tipico della cultura contadina. In questo caso si parla di Allmogestil, che ha un certo fascino rustico e che personalmente non mi dispiace. Oggetti Allmoge di sufficiente bellezza possono anche valere molto.

Välkommen hem!


Wednesday 17 February 2010

Impalati sul ghiaccio


Uno dei miei piú cari amici italiani, sebbene ateo e sbattezzato, ha il curioso hobby di collezionare notizie su Santi e Beati, specie se hanno origine medievale e nomi talmente brutti da dubitare dell'integritá psichica dei genitori di questi poveri cristi, tipo Cagnoaldo, Borgundofara o Prepedigna (metto i link che magari qualcuno non insinui che me li sia inventati di sana pianta).
Fu cosí che venni a sapere che molti di tali Illustri Esempi di Cristianitá si guadagnarono il Paradiso grazie ad abitudini a dir poco singolari. Un esempio mirabile furono i Santi cosiddetti Stiliti, i quali, vuoi per risparmiare sull'affitto, vuoi per farsi notare a tutti costi dagli Infedeli, avevano stabilito il proprio domicilio nientedimeno che in cima a una colonna. Personalmente, ho decretato che questi poveracci hanno tutto il merito di essere elevati a Patroni delle Tecniche Cromatografiche in Chimica Analitica, visto che la maggior parte di queste prevedono appunto l'uso d'una Colonna: oggetto che, in condizioni lavorative normali, fa smadonnare assai.

A quanto mi risulta, i Santi Stiliti poterono praticare il loro particolare ascetismo anche grazie al clima relativamente caldo in cui vivevano. Avrei peró voluto vederli vivere cosí quassú nel Norrland.
Per colmare questo importante Vuoto Storico, i Norrlandesi han perció pensato bene di indire la singolare competizione detta Gara delle Colonne di Ghiaccio (isstolpstävlingen), che Wilhelmina, paesotto col pomposo nome d'una regina, indíce ogni anno in questa stagione. 
Non é dato sapere se, in cuor loro, i partecipanti lo fanno per assicurarsi un posto alla destra di Nostro Signore, quando passeranno a miglior vita. In ogni caso i vantaggi terreni giá si fan vedere: i vincitori si dividono un premio comunitario di 20.000 corone, circa 2000 Euro.
Le condizioni per partecipare e vincere sono illustrate qui, per chi legge lo svedese. Ci sono anche un paio di foto per i curiosi.
Per chi non lo legge, faccio un riassunto.
Intanto, lo scopo é starsene seduti all'aperto su una colonna di ghiaccio alta sui 2-2.5 metri.
La superficie di seduta é massimo 40x50 cm, ci si puó cambiare solo la biancheria intima, é permesso interrompere la seduta per bisogni corporali al massimo dieci minuti ogni due ore: il tempo che si passa in queste interruzioni viene ovviamente scalato dal conteggio.
Non ci si puó portare scaldini di alcun tipo, mentre assistenza medica é disponibile se necessario, cosí come cibo e bevande.
Chi resiste almeno 48 ore cosí, vince. Se ci sono piú vincitori questi si dividono il premio; non mancano, se necessari, controlli sul doping.
Quest'anno, apprendo dai giornali locali, i vincitori sono stati cinque su otto partecipanti. 
Jävla Norrlänningar. Come hanno fatto? Il mio deretano si sarebbe cristallizzato dopo circa un cinque minuti. Il resto del corpo avrebbe fatto la stessa fine nei dieci minuti successivi. Il Vikingo dice di no, ma secondo me qua la gente é geneticamente modificata.

Saturday 13 February 2010

Carnem levare et semila


Beh no, non é che adesso, dal basso della mia miseranda educazione da Perito (una definizione un programma) mi sia messa in testa di riscattarmi imparando un po' di latinorum
Peró in questi giorni avevo portato il Mezzovikingo all'asilo, ed ho realizzato improvvisamente che il Sole era giá spuntato, volatili sconosciuti cinguettavano gioiosi nella mattinata ancora fredda, la Primavera non é cosí lontana e che, un po' piú a Sud, il Carnevale sta giá per finire mentre qui abbiamo ancora in mente i ninnoli del Natale.

Il Carnevale, festeggiamento indecente riservato perlopiú a Gente Scostumata repressa dai Riti Cattolici, mi manca un bel po', qui nell'Ultima Thule. Mi mancano le gite spontanee a Venezia a veder eccentrici tripudi di colori e forme, fatti di piume stoffe tulle e passamanerie. Mi mancano i crostoli, e le frittelle con la crema di zabaione delle mie nonne. Mi dispiace un po' non poter pensare a una mascherina da inventare per il Mezzovikingo adesso che va all'asilo, e non poter portarlo in centro a vedere i Carri Mascherati. Ho nostalgia delle strade spolverate di coriandoli, preludio ai colori della primavera che arriva, e che resistono ostinatamente alle piogge e alla fanghiglia del disgelo per molti giorni dopo il Martedí Grasso.
Gli Svedesi, col loro retaggio di severe norme protestanti, non festeggiano il Carnevale. Molti non sanno nemmeno cos'é, e lo confondono con un'oscura e fortunata serie televisiva della HBO, o eventualmente pensano alle decoratissime donnine svestite di Rio.
Siccome peró Pasqua e Quaresima esistono pure qua, un minimo di gozzoviglie alimentari del Martedí Grasso (o Fettisdag, che ha lo stesso significato) s'é sviluppato lo stesso. In una terra dove le scure farine d'avena e segale accompagnavano la vita quotidiana, ecco che l'Apoteosi della Golositá era raggiunta con un panetto di farina biancasemila in latino, che fu poi storpiata in Semla alle Latitudini Boreali, ed é un panetto (o bulle) lievitato al cardamomo, ripieno di pasta di mandorle e panna montata, e spolverato di zucchero a velo.
La Semla in origine non era tanto ricca quanto l'attuale, ed era rigorosamente riservata al Martedí Grasso.  Nonostante queste limitazioni, l'ingozzarsene era giá da allora cosí pericoloso tanto che il re Adolf Fredrik, giá cagionevole di salute, ne morí d'indigestione il Martedí Grasso 12 Febbraio del 1771. 
Con l'avanzare del Benessere e del Consumismo la tradizione é venuta a cadere, e ora la Semla puó essere gustata durante un ben piú ampio periodo. Qualcuno ha pensato bene di scavalcare il confine e andare a ritroso fino al periodo prenatalizio. In quest'ultimo caso, in omaggio ai lussekatter, l'impasto s'arricchisce di zafferano. I Puristi tuonano contro questa Inaccettabile Blasfemia; personalmente la proveró prima o poi. L'unica remora é il contenuto energetico di questo dolcetto dall'aria angelica: si dice che ne bastino quattro per soddisfare il fabbisogno calorico quotidiano.

Per completare la tradizione, la semla andava mangiata dentro un piatto fondo riempito di latte tiepido (hetvägg, che non significa parete calda come lo Svedese moderno suggerirebbe, bensí triangoli caldi, dalla lingua antica e dalla forma che prendevano i panetti dentro un pentolone di latte caldo). Il Vikingo assicura che questa é una barbara usanza che solo nel Profondo Sud dello Skåne adottano, altri mi dicono che é un retaggio di tempi passati. Per il Norrlandese quindi, l'accompagnamento ideale é una tazza di caffé nero.
Non mancano dissertazioni pseudopsicologiche sui tratti caratteriali che emergono da come si mangi il dolcetto: prima la calotta, con cautela? tutto assieme sbrodolando in un tripudio di panna? con le mani, con la forchetta, evitando lo zucchero a velo sul naso o incipriandosene?

Naturalmente, non mancano neppure accurate classifiche nei giornali locali su quale pasticceria abbia la miglior semla della cittá o dei dintorni. Le valutazioni sono accompagnate da dotte disquisizioni e commenti sull'equilibrio tra pasta di mandorle e panna, sulla qualitá di quest'ultima, sulla morbidezza e il contenuto di cardamomo dei panetti. Altri propongono -blasfemia!- varianti alla ricetta, o si sbizzarriscono nel tagliar la calotta in forme alternative. Se qualcuno dovesse passare a trovarmi, lo indirizzeró volentieri verso la pasticceria che é pluripremiata qui all'Ultima Thule, per non far troppa pubblicitá ora.

E, siccome é il caso di passare a cose piú concrete, eccone la ricetta. L'aspetto a preparazione ultimata si vede nella foto di sopra.

Tempo: 2 ore (ma il tempo é relativo, dimostró qualcuno)
Ingredienti per 14 pezzi:
2 uova
50 g lievito di birra
100 g burro
3 dl latte
Un pizzico di sale
Un cucchiaino di cardamomo
1 dl zucchero
Un litro di farina 00
Pasta di mandorle
Panna montata
Zucchero a velo

Sbriciolare il lievito. Sciogliere il burro, aggiungerlo al latte e farlo intiepidire (37 gradi). Versarne un po’ sul lievito e scioglierlo, poi aggiungere il resto. Aggiungere sale, cardamomo, zucchero e un uovo. Mescolare e aggiungere la farina, poi impastare. Lasciar lievitare finché l’impasto ha raddoppiato il suo volume. Lavorarlo sul tavolo infarinato avendo cura di eliminare le bolle d’aria. Dividerlo in 14 parti e formare dei panetti rotondi che andranno lievitati sotto uno strofinaccio per mezzora. Spennellarli con l’altro uovo -sbattuto- e cuocere in forno a 225-250 gradi per 8-10 minuti. Lasciarli raffreddare.
Quando saranno freddi, tagliarne la calotta e mettere dentro il panetto un po’ di pasta di mandorle ammorbidita con un po’ di latte. (La pasta di mandorle si puó comprare o far da sé con mandorle dolci, zucchero a velo e latte passati al mixer). Montare la panna e ricoprire generosamente (per ogni semla ci vuole mezzo dl di panna) lo strato di pasta di mandorle. Rimettere la calotta tagliata in precedenza e spolverare con zucchero a velo.

Buon appetito. Non fate come Adolf Fredrik, peró, mi raccomando (io declino ogni responsabilitá, nel caso).

Friday 12 February 2010

Confessioni di un'italica


Questo é un post forse un po' tanto autoreferenziale, ma nei giorni scorsi ho avuto il piacere e l'onore di esser stata intervistata da Serena e Silvia di Genitoricrescono, (che ringrazio pubblicamente per questa opportunitá) riguardo al tema del Mese di Febbraio, che stavolta ha a che fare con l'istinto materno. Quest'ultimo é stato uno di quei Dilemmi Esistenziali che mi é strisciato intorno per anni. Se per caso qualcuno volesse sapere come mai esiste un piccolo Mezzovikingo qui all'Ultima Thule, il testo lo trovate qui.

(La foto risale a novembre scorso. Che non si creda che il disgelo sia giá arrivato!)

Tuesday 9 February 2010

Swedish Interior Design: il Trendy (parte seconda)

Come anticipato in un post qua sotto, esistono delle tendenze ben precise in fatto di Arredamento Domestico Svedese. Avevo anche raccontato di come il Vikingo ed io fummo messi in brutale contatto con esse quando ci capitó di cambiare il nostro nido d'ammore con uno piú adatto all'espansione della famigliola. Avendo giá anticipato che noi siamo una coppia di bastian contrari, questo é uno dei pochi post in cui mi son dovuta affidare a immagini prese da Internet anziché da me, cosí adesso mi aspetto rimostranze relative a copyright di qualche genere.

Il problema piú urgente da risolvere fu la ristrutturazione del bagno. Non si é trattato solo di un eccentrico sfizio visto che il bagno preesistente, vecchio di alcune decadi, mostrava piastrelle cariate e sanitari in vetroresina depolimerizzati. Dopo qualche visita presso i rivenditori di articoli da bagno dell'Ultima Thule, le conclusioni furon le seguenti:

Trend del bagno: gli autoctoni apprezzano esclusivamente i colori ispirati ai paesaggi invernali cittadini. Gli showroom dell'Ultima Thule esibiscono perció soltanto piastrelle in quattro tonalitá base: bianco, grigio, nero e marrone (peró in infinite nuances! Probabilmente c'é un nobile richiamo culturale al famoso film svedese 'Fyra Nyanser av Brunt').  Non sto esagerando. Chiedere timidamente se esiste qualcosa di blu o verde ha lo stesso suono di una bestemmia urlata in una cattedrale. 
Fa talvolta eccezione una serie di mosaici -costosissimi- che vengono applicati dappertutto, specie davanti al piano cottura e lavello delle cucine (abbiamo intuito che un hobby molto amato dagli svedesi dev'essere la pulizia parossistica delle fughe). Ci si chiede anche se tutto ció é colpa degli italiani, visto che la maggior parte delle piastrelle viene dal Belpaese, cosiddetto.

Poi si passa all'arredamento generale. Quello d'Uso da queste parti é quello che chiameró Stile MIO, dal nome di una nota catena di negozi d'Arredamento: non per fare pubblicitá, ma sono molto rappresentativi. Naturalmente non sono gli unici a proporre questi arredi, a giudicare dai cataloghi che raccogliamo in giro.
Gli ambienti sono ammobiliati con stile semplice, e moderno, con colori dal bianco al grigetto, al legno. Molto chic é il nero. Ogni tanto ci si concedono variazioni con occasionali tocchi di altri colori, tipo il verde pisello, o il rosa fucsia. D'obbligo, sempre e rigorosamente, una parete tappezzata di parato a motivi piú o meno vistosi (fondvägg). La fondvägg e gli accessori  sono ammessi esclusivamente nei seguenti stili: Anni 50-70 (fa molto vintage); finto-barocco-stilizzato-monocromatico; romantico-tutto-bianco (se proprio proprio si dovesse aver nostalgia del passato); cose vegetali stilizzate monocromatiche. Molti accessori design sono di una semplicitá estrema di forme e colori, per cui non si capisce perché costino cosí tanto (e scommetto che son fatti in Asia o in Estonia tanto quanto eventuali copie piratate).


Lo scopo é quello di creare un ambiente non troppo pretenzioso (mai dimenticare di mantenersi sul lagom), ma che dia l'impressione di essere elegante ed esclusivo. Siccome peró il Concetto di Esclusivitá contraddice quello di Jantelagen, ecco che questo stile deve essere adottato da tutti, ed é praticamente l'unico che si trova nei negozi dell'Ultima Thule, con qualche sporadica eccezione.

Molto popolari anche i seguenti accessori:
Il Divano Parallelepipedico (vedi immagine sopra). Disponibile negli stessi colori delle piastrelle da bagno, e in origine evidentemente concepito per l'arredamento d'ufficio: la maggior parte di quelli da noi testati ha la stessa comoditá della panca di un confessionale (ma alla fine siamo riusciti a trovarne uno morbidissimo, e rosso. Ohibó).
La ryamatta: tappeto peloso proposto in migliaia di combinazioni di tinte e spessore dei peli (nella foto ci sono quattro colori ma di solito il singolo tappeto é monocromatico, che non si esageri con le decorazioni):

Gruppo Sala da Pranzo: c'é un'incredibile varietá di microscopiche variazioni sui questi due principali temi-sedia (ce ne sono anche altri, ma questi van per la maggiore):


Quella a destra é molto in voga nei ristoranti dell'Ultima Thule. Praticamente ogni ristorante che voglia creare una certa atmosfera adotta questa sedia.

Un secondo stile, che non ha bisogno di presentazioni, é lo Stile IKEA. Trattandosi di cose che devono essere commercializzate anche nel resto del mondo, c'é un po' piú di variazione. Il sottofondo stilistico scandinavo é comunque presente, anche se un po' meno pretenzioso dello Stile MIO. Sono famosi per copiare noti oggetti di design, introdurre qualche minima variazione, e rivendere il prodotto a una cifra di alcuni ordini di grandezza inferiore a quella dell'oggetto di partenza. Noi abbiamo preso la cucina, visto che costa la metá, ma ha lo stesso aspetto, di quelle dei negozi tradizionali. Anche i mobili per bambini sono piú interessanti rispetto allo Stile MIO: perlomeno ne fanno di colorati, a differenza di quest'ultimo che propone solo oggetti bianchi (almeno da noi).

Entrambi gli stili vengono solitamente mescolati l'un con l'altro, con buoni vantaggi per il portafoglio. I piú fantasiosi fanno come IKEA hacker e modificano un po' le cose.

Siccome MIO ed IKEA non sono nati coi Vikinghi, esiste anche una terza via, piú tradizionale, per arredare una Casa Svedese. Ma anche stavolta mi son dilungata e ne parleró in un prossimo post.

Saturday 6 February 2010

Festa Nazionale Same


Questa non la sapevo, e l'ho vista per caso nel giornale locale (vedi anche qua), per cui mi pareva degna di menzione: oggi 6 febbraio si celebra la Giornata Nazionale Sami (il termine nazionale é un po' relativo visto che, di fatto, i Same sono divisi fra quattro nazioni: Norvegia, Finlandia, Svezia e Russia). L'evento é abbastanza recente, in quanto si festeggia solo dal 1992, e ricorda il primo congresso Same che ebbe luogo il 6 febbraio del 1917.
Anche Google dei Paesi Nordici festeggia con un logo speciale, che ricorda l'artigianato Lappone.
Beh, auguri, e buorre biejvve, o buona giornata, in lingua Same di Luleå.

Friday 5 February 2010

Swedish Interior Design (parte prima)


Le temperature sub-tropicali (cioé sotto le tropicali, di un tanto a piacere, apprezzate la battutona) dell'Ultima Thule e del Resto del Regno Tutto implicano che, al ritorno a casa, si trovi un Ambiente Accogliente e Pratico dove rintanarsi e dimenticare l'Esterno gelato.
La Mentalitá Lagom e le Leggi di Jante implicano invece che esistano Norme ben Precise su come l'aspetto del succitato Ambiente debba essere regolato. Per fare in modo che la Popolazione recepisca i dettami dell'Estetica Vigente, esiste tutta una serie di programmi televisivi d'Arredamento (qui una lista dei piú popolari) in cui si mostra cosa sia cool (anzi, inne) e cosa invece sia da bandire in Eterno dalle case degli Svedesi. Contemporaneamente, stanno fiorendo parecchie riviste d'arredamento nello stesso stile.
Queste trasmissioni hanno dei formati predefiniti: la troupe d'esperti arriva in un'abitazione da rinnovare, chiamata dagli affranti occupanti i quali implorano di veder un po' di fresche novitá nella loro Dimora. Gli Esperti-Salvatori arrivano, squadrano con aria disgustata l'accozzaglia di mobili comprati a poco prezzo dai sicuramente non benestanti proprietari, disquisiscono un po' sul cattivo gusto imperante, e distruggono meticolosamente la stanza, per ricostruire, risistemare, rivoluzionare il tutto secondo la propria Illuminata Versione Trendy.
I locali vengono spesso decorati con cose che i legittimi proprietari potrebbero procurarsi solo accollandosi debiti a vita. Non dovendo arredare casa propria, i Guru abbelliscono pareti e mobili con immagini e suppellettili completamente impersonali (sarei curiosa di vedere le case cosí modificate dopo un annetto dal restauro, peró).
Alcune volte ci si puó domandare se gli Arredatori, nella loro ricerca del trendy-a-tutti-i-costi, han perso di vista la funzione di una particolare stanza: una volta vidi pavimentare di fiammante mosaico tutti i ripiani di una cucina. La cosa evidentemente sottintendeva due alternative: la cucina non era usata per cucinare, al massimo si prepara il caffé per fika e si scaldano cibi precotti nel microonde (ma allora a che ti serve una cucina?); opzione numero due, gli utilizzatori usavano gioire come porcelletti nel pulire ad una ad una centinaia di candide fughe.
Se i risultati possono essere piú o meno apprezzabili (in molti casi lo sono) ció che peró non finisce mai di stupirmi é che, indipendentemente dal programma o dall'occupante della casa, lo stile impiegato é sorprendentemente identico nella maggior parte dei casi.
Sia come sia, al termine del restauro i legittimi proprietari vengono reintrodotti nel rinnovato ambiente e producono urletti ed esclamazioni che dovrebbero sottindere la loro gioia per esser stati annessi nell'Olimpo del Buon Gusto (ma puó anche essere che riflettano su quanto potrebbero guadagnare rivendendo i costosi accessori).

Un conoscente del Vikingo, che aveva subito lo stesso trattamento per un ufficio, assicura che in questi programmi viene rivoluzionata solo la parte di stanza che le telecamere riprendono, ma dando l'impressione che sia l'intero locale ad esser stato rinnovato. A questo punto ci domandammo se le isteriche manifestazioni degli interessati fossero di autentica gioia, o di incredula delusione.
Nei miei primi anni di Ultima Thule, vivendo in un appartamento in seconda mano e giá ammobiliato, non mi ero posta la questione. Successivamente passai ad un posto mio, ma non sapendo quanto e come sarei rimasta nell'Ultima Thule, decisi di ricorrere ai loppis e a Myrorna, come raccontato qua. Tralaltro, un vantaggio (o un esecrabile effetto collaterale?) dei loppis é che si possono trovare mobili e suppellettili completamente estranei ai vari trend.
Poi venne il Vikingo, e il suo appartamento pure quello giá ammobiliato, poi venne il Mezzovikingo, la stuga e la necessitá-sfizio di una sistemazione piú grande. Quest'ultima ha fatto sí che molti dei mobili vecchi siano stati degradati alla stuga o alla cantina e ci sia un bagno da restaurare, cosí noi da un anno a questa parte stiamo lentamente riempiendo gli spazi vuoti della nostra nuova sistemazione.
Fortunatamente per noi, abbiamo idee simili su cosa potremmo comprare. Sfortunatamente per noi, nessuno dei due é impregnato di mentalitá lagom e vuol obbedire alle leggi di Jante (il Vikingo é artista, io sono un'italica, con background culturale alternativo rispetto a quello scandinavo). Siccome l'Ultima Thule non é la Capitale, e le possibilitá di scelta sono ridotte, ne consegue che quassú si puó trovare praticamente solo quello che i Guru del Trendy benedicono, adattato alla tipica mentalitá Norrlandese che troppo-decorato-fa-male. Per intenderci, non dico che i trend vigenti siano brutti. Il problema é che si trovano solo cose con lo stesso identico stile: ogni tanto, per dire, compriamo riviste straniere per farci venire idee alternative.
In una prossima puntata passeró dunque in rassegna i diversi tipi di Arredamento che si possono reperire da queste parti, perché vedo che ormai mi sto dilungando troppo.

Ps: la foto qua sopra é messa anche per fare un po' di concorrenza ad Orma, che a quanto pare sa far cose che ispirano molto anche IKEA

Monday 1 February 2010

L'Etere é l'Oppio dei Popoli (post di parte)

Bene. Questo fine settimana il Vikingo, sapendo di far cosa a me gradita, ha noleggiato il DVD di Videocracy, del regista Erik Gandini, nato in Italia ed emigrato da giovane in Svezia. Sorvolo sul fatto che il  suddetto film-documentario non é mai arrivato nei cinema dell'Ultima Thule (qui sono i film americani di cassetta ad avere un rispettabile tempismo, chissácomemai), e il DVD é disponibile quassú solo da pochi giorni, con un mese di ritardo rispetto all'annunciato e nascosto in un angoletto polveroso del videonoleggio.
Sull'argomento si é ormai parlato, discusso, e litigato molto su vari blog (leggere ad esempio il post, e relativi commenti, su onewaytosweden), televisione nazionale (svedese), giornali, eccetera.
Chi (come me, tra l'altro) non mostra molta simpatia per l'attuale Governo italiano, andrá volentieri a vedere il film, come autoconferma che il Presidente del Consiglio in carica é un gran Problema Sociale (o altri aggettivi non esattamente lusinghieri, che per decenza trascuro).
Chi invece ammira il Sunnominato, ne trarrá l'impressione che il suo Eroe é turpemente perseguitato dai fetenti Bolscevichi di mezzo mondo, i quali han solo invidia delle eccezionali abilitá, non ultimo amatorie, del Grande Superpolitico che degnamente rappresenta il Belpaese.
Quindi, come prima impressione, direi che non é un documentario particolarmente rivoluzionario. Non é stato un granché rivoluzionario neanche per il Vikingo, ma dopotutto il consorte é stato adeguatamente indottrinato da me, e per molto tempo, sulla Fenomenologia Televisiva Italica.

Se a qualcuno interessasse, ho un paio di impressioni a caldo:

Sebbene abbia giá visto ilcorpodelledonne, e pur non essendo in stato interessante, non riesco ad evitare una netta sensazione di nausea quando vedo la Gloriosa Donna Italica in Televisione come al Mercato delle Vacche. E, se fossi uomo, mi sentirei offeso nell'essere trattato da mentecatto che ragiona e sceglie solo in base al responso dei Gioielli di Famiglia. Essendo emigrata dieci anni fa, sapevo che le cose stavano in un certo modo, ma non ero conscia che fossero addirittura peggiorate.

Adesso capisco chi sono i tali Lele Mora, Fabrizio Corona, eccetera, di cui spesso titolano i giornali italiani online. Confesso di non essermi mai data la pena di approfondire. Continua il retrogusto di viscidetto e incredulitá. Tra parentesi, l'apologia di fascismo non era un reato? Illuminatemi.

"Menomale che Silvio c'é" é uno strazio (anche canoro) che mi sarei volentieri risparmiata.

Sebbene io non apprezzi per nulla il Presidente, non imputo solamente al medesimo la situazione mediatica-politico-culturale in cui l'Italia é finita: io sono per la responsabilitá individuale, e se costui é andato al potere, e certi modelli si sono imposti, per me é responsabilitá di chi lo ha votato, di chi volentieri guarda le sue TV, di chi volentieri adotta certi stili di vita e li insegna alla propria prole. Eccetera.

Cosa Berlusconi faccia o dica, potrebbe interessarmi relativamente visto che vivo all'estero e volentieri ci resteró. Peró é una gran seccatura essere misurati, da emigrante, con lo stesso metro usato per il Suddetto. Nonostante egli racconti, nel documentario, di come lavori per un'immagine credibile dell'Italia, posso assicurare, dall'alto della mia esperienza decennale abroad, che i risultati di tali sforzi son tutt'altro che esaltanti.

Ció che invece potrebbe essere molto piú interessante da riportare, sono le impressioni di uno spettatore quasi-super-partes e non-italico, qual é il Vikingo. Eccole qua:

Espressione eloquente, incredula e perplessa, su Ruolo e Comportamenti della Femmina Televisiva Italica. Veramente le donne si prestano a farsi trattare cosí? Non esiste un'Authority, un organismo antidiscriminazione, un qualche cosa insomma, che limiti tutto questo, visto che anche i bambini possono vedere?

Nota come la Meravigliosa Canzoncina sia cantata esclusivamente da donne. Jo, molto interessante.

Il signorino Corona, a dispetto dei suoi tentativi di infighimento, o come si dice, é seccamente bollato come patetico (patetisk). La visione dettagliata della toaletta del fanciullo non ha aiutato. I continui riferimenti a Robin Hood da parte del soggetto sono visti come completamente fuori luogo.

Il poveraccio che fa di tutto per andare in televisione, raccoglie un po' di pietá, ma comprensione nulla. Il Vikingo continua a guardare la madre impicciona come se avesse incontrato un Plutoniano.

L'ultima considerazione, é una critica al documentario in sé: il Vikingo é curioso di sapere quanta gente veramente ci crede, al Dio Televisore. Quanti sono effettivamente gli italiani che inseguono questo mito? Cavoli, saranno mica tutti cosí. Älskling, tu non sei cosí, ad esempio. I tuoi amici neppure. No, non possono essere tutti cosí, gli italiani.
Un paio di interviste a tappeto in qualche luogo pubblico, fatte a gente della strada, sarebbero state molto apprezzate.

Per concludere, vorrei dire anche un'altra cosa: forse i non-italici pensano che il fenomeno sia tutto italiano e si ritengono fortunati, dispensati, e forse anche un po' superiori al tutto.
Non ne sono del tutto convinta: pure qui in Svezia, noto come i dibattiti sulle Pari Opportunitá  debbano venir sempre alimentati per mantenere un certo tipo di mentalitá paritaria. La televisione commerciale tenta di imporre programmi basati su apparenza e lustrini, o reality dove puoi-andare-in-TV (il Grande Fratello peró non lo fanno piú). Il mercato tenta di spingere bambini, adolescenti e giovani alla rincorsa della perfezione estetica, dell'Apparire-a-tutti-i-costi, e ad un certo sessismo. Se non si fa attenzione, credo che qualunque sistema occidentale possa essere a rischio Videocracy.
 
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