Wednesday 30 December 2009

Le Foto di Dicembre

Arrivati alla fine di Dicembre, ecco che ritorna l'appuntamento con le patetiche foto della sottoscritta fatte in questo mese. Si applica, naturalmente, il disclaimer giá scritto il mese scorso ("non vi é alcuna pretesa artistica né chissaquale tentativo..." eccetera). Stavolta ne ho messe un po' troppe rispetto al previsto, ma infine, chi si stufa fará a meno di guardarle.
E, visto che ormai é il 30 dicembre e non ci sono in programma Rituali svedesi di Fine d'Anno che siano molto dissimili da quelli del Resto del Mondo Occidentale, non ho piú molto da raccontare per ora e ne approfitto per augurare a tutti un 2010 che sia il migliore possibile, e naturalmente una divertentissima Festa di Capodanno, che male mai non fa.


Fiori d'inverno (e doppio vetro malfunzionante)




Luce del mezzogiorno di quasi Solstizio sull'Ultima Thule:

 

Esperienze da brivido (sottrarre 3-4 gradi in piú, perché il termometro é vicino casa, e noi si abita in centro):



Dopo le succitate temperature, finalmente il fiume s'é ghiacciato:



E tra poco anche il mare:



 

Curiositá botaniche: altro tipo di fioritura invernale.



Indovinello: perché il marciapiede é completamente pulito dalla neve? (ai confini dell'Efficienza Urbana)


Quando si dice essere nella n.. fino al collo:



...ed é allora che le calorie del cenone hanno un loro perché!



Dopodiché un tonificante giro in bici non ce lo toglie nessuno...



Ed infine... "Hoho, c'é qualche bimbo buono qui?"

 

Gott Nytt År! (ci si legge il prossimo anno....sempre se vi va!)

Sunday 27 December 2009

La Sostenibile Pesantezza del mio Essere (postnatalizio)

O meglio, come annunciato e promesso nel post appena qui sotto, il resoconto di quel che si mangia o si potrebbe trovare in un tipico Julbord casalingo della zona. Non ci troverete comprese tutte ma proprio tutte le possibili vivande natalizie, ma d'altro canto la suocera, pur con la sua abilitá fa quel che puó, e casa sua mica é un ristorante.
Il nome, che letteralmente significa tavolo di Natale, ha la sua origine nel fatto che le vivande implicate venivano messe tutte su un tavolo da cui i commensali potessero servirsi ad libitum: come giá anticipato, lo Julbord é un gigantesco buffet, e secondo me questo é un gran vantaggio, perché nessuno ti fa le porzioni e i cuochi non hanno il tempo e la voglia di andare a fare il pelo su quanto o cosa un ospite abbia ingurgitato, a differenza della mia nonna italica.

Avevo giá rivelato nel post precedente l'usanza dell'antipasto prandiale della Vigilia a blöta e Julskinka. Qui si puó verificare di che si tratta:



Mi era anche giá capitato di descrivere qui di come gli svedesi amino la mescolanza del salato col dolce, e l'irrinunciabile desiderio di Zucchero su qualunque Oggetto Alimentare. Lo Julskinka offre giá una prima verifica sperimentale dell'asserto, in quanto va mangiato sul pane duro con condimento di prugne secche e Äppelmos (crema di mele). Se proprio non ci riuscite col dolce, fate contenti i padroni di casa e metteteci su un po' di senape, almeno. La blöta invece, essendo una roba magretta a base di brodo, va ovviamente condita con mezza confezione di burro alla volta (il burro é un'altra delle droghe nazionali legalizzate svedesi, di cui prometto di raccontare piú a fondo in un'altra occasione).

Dopo aver sabotato Kalle Anka con un film di spie norvegesi, abbiamo iniziato dunque la cena vera e propria verso le 18. Si parte con un pre-antipasto a base di glögg e pepparkakor (vin brulé e panpepato, se vogliamo tradurre in italiano), per poi cominciare con la carrellata del buffet freddo. Molte delle cose che si vedono qui sono comprate, perció non si potrá rimproverare la suocera Vikinga per scarsa qualitá nella preparazione.


Qui ci sono alcuni antipasti a base di pesce
1) Paté di salmone (contenente anche qualcos'altro bianchiccio)
2) diversi tipi di sill (aringa marinata in agrodolce, tanto per non smentirci, e insaporita con cose diverse, tipo pomodoro, senape, eccetera)
3) salsa alle uova di pesce a base di irrinunciabile roba bianchiccia, detta créme fraiche
4) e 5) rispettivamente rape rosse e cetrioli, marinati ovviamente in agrodolce
6) geleé di ribes rosso, in accompagnamento alle carni calde o fredde
7) altra insalatina di pesce in base bianchiccia
Il tutto accompagnato da un po' d'insalata di verdura, per mantenersi in forma.

Continuando con gli antipasti di pesce freddo:


1) gravad lax: salmone marinato in aneto e, naturalmente zucchero. Va servito con una salsina dolciastra a base di aneto e senape (Hovmästarsås)
2) kallrökt lax: salmone affumicato a freddo
3) vedi la n. 7 di sopra
4) selezione di formaggi vari, da tagliare con l'apposito coltello che si vede nella foto (invenzione molto pratica, devo dire).

Poi si passa ai piatti di carne fredda:



1) prosciutto di renna affumicato: a dispetto delle insinuazioni sprezzanti di Berlusconi, la carne di renna é buonissima, con un retrogusto dolce
2) kalvsylta: un geleé di carne di vitello
3) leverpastej: paté di fegato di maiale. Ovviamente zuccherato. Consigliato dalle ostetriche svedesi alle gestanti con carenza di ferro (peccato che all'epoca l'odore di qualunque carne mi desse la nausea fino all'ottavo mese).

Si passa poi, finalmente, alle pietanze calde:



1) prinskorvar (wurstel del principe): io le detesto, molti le adorano
2) le classiche köttbullar svedesi, ossia polpettine di carne con spezie varie. Fatte a mano da mia suocera, sono infinitamente piú buone di quelle comperate e fanno scomparire quelle famosissime dell'IKEA.
3) le immancabili patate bollite, altra droga legalizzata nel panorama alimentare svedese
4) carne di maiale arrosto

Mancano di documentazione fotografica, ma c'erano anche le immancabili Janssons frestelse (letteralmente le tentazioni di Jansson, chi fosse non lo so): patate a listarelle con pepe e acciughe marinate agrodolci, cotte in forno nella panna.

Il tutto innaffiato dal tradizionale Julmust: una bibita gassata dal sapore vagamente simile al chinotto, fatta con malto e luppolo: una cugina zuccherata e non fermentata della birra, insomma. Segue le sorti dello Julskinka: esiste infatti anche il Påskmust, che é la stessa identica cosa dello Julmust, ma con data di scadenza spostata in avanti.
Registro anche una selezione di snaps (acquaviti), di sapori vari, di cui ho illustrato l'uso qua. Il mio prolungato ruolo di MammaMucca mi ha permesso anche stavolta di evitarne diplomaticamente le fetentissime bottigliette.

Dulcis in fundo: a parte gli onnipresenti pepparkakor, e contrariamente alle abitudini italiche, non esistono veri dolci tipici natalizi in Svezia. Il poderoso pasto si conclude spesso con alcuni godis (guardare qui), gelato e cioccolatini vari di qualitá dubbia (ma io sono abbastanza esigente nel settore cioccolato, devo ammetterlo). Forse un po' piú caratteristici nel periodo natalizio sono delle caramelline fatte in casa dette knäck (caramello alla panna con pezzetti di noccioline, per la gioia della parcella del tuo dentista) e dei cioccolatini chiamati ischoklad (letteralmente: cioccolato-ghiaccio, detti cosí perché fatti con puro grasso di palma zuccherato e addizionato dell'1% di cacao. Data la composizione si mantengono solidi solo se conservati a basse temperature, cioé in ghiaccio). Questi ultimi tipi di godis, dall'aria minuscola e innocentina, sono in realtá micidiali, e sono riusciti a bloccare a letto il Vikingo con tremendi dolori di panza per un paio di giornate.

Per fortuna, io avevo il Pandoro.

Wednesday 23 December 2009

God Julafton!

Ovvero: buona Vigilia di Natale!



Quando uno va a comprare le cartoline delle Feste natalizie, non di rado ci trova, comodamente prestampata, la Frasetta d'Uso che risparmia al pigro scrivano qualche decimetro d'inchiostro: God Jul och Gott Nytt År, ovvero buon Natale e buon Anno Nuovo (a me non risparmia niente perché tanto devo tornare a riscriverla in italiano, inglese o tedesco, visto che il livello culturale dei miei destinatari é talmente basso che neppure lo svedese conoscono, puah!).

In realtá, come tutti gli Abitanti e gli Ammiratori della Nordica Monarchia sicuramente sapranno, la dicitura piú corretta da usare sarebbe Buona Vigilia. In Svezia, il Giorno Ufficiale di Festa in sé, che sia Natale, Midsommar, Capodanno, Valpurga eccetera, non ha molto significato: l'apice dei festeggiamenti si ha sempre durante la Vigilia (afton), ed é qui che avvengono le cose piú interessanti e si officiano i rituali piú importanti. Il mio sospetto é che la Giornata Ufficiale serva piú che altro a smaltire le eventuali monumentali sbronze e le mangiate della Vigilia. Nel caso la Festa Ufficiale sia seguita da un ulteriore Giorno Extra (tipo Santo Stefano, per intenderci), é perché é necessario avere del Tempo Aggiuntivo per ritornare ad essere Persone con Dignitá ed Integritá, qualora possibile.

Immagino che piú d'uno vorrá sapere che si mangia a Natale (ops, la Vigilia), e cosa si fa e quanto si beve, eccetera, in queste lande. Sull'argomento si promette un po' di documentazione fra qualche giorno, dopo che i Rituali saranno stati consumati. Nel frattempo, anticipo che domani si partirá alla volta della stuga verso l'ora di pranzo, dove la suocera Vikinga avrá approntato una minestrina leggerina chiamata blöta (cioé bagnata), fatta col brodo di cottura dello Julskinka (prosciutto di Natale, che per inciso é identico al Påskskinka, ovvero prosciutto di Pasqua: cambia, si spera, solo la data di scadenza). Il tale brodo, che ha una pressione osmotica simile a quella del Mar Morto e ha un contenuto di glutammato, nitrati e nitriti (dal prosciutto) su cui preferisco restare all'oscuro, viene reso piú sostanzioso con l'aggiunta di tunnbröd friabile: il risultato é un pastone molto igroscopico il cui scopo invano é cercare di limitare la mangiata serale, oltre che rappresentare molto bene la filosofia contadina di una volta secondo la quale non si butta via niente.
Seguirá stravaccamento sul divano a guardare, o far finta di guardare Kalle Anka, cioé Paperino e cartoons Disney vari alla televisione. La TV svedese, togliendosi con poca spesa l'impiccio di offrire una programmazione per la Vigilia, trasmette ormai dall'epoca delle Invasioni Vichinghe sempre gli stessi identici cartoni di Paperino&C, i quali per qualche misterioso motivo sono sempre seguiti con grande entusiasmo. Devo ammettere che é comunque meglio dei quarti di prosciutto (tanto per restare in tema) che, mi raccontano, l'alto Ente Televisivo Italico sta ossessivamente presentando ai suoi spettatori negli ultimi decenni in qualsiasi fascia oraria e stagione. Ogni TV sopperisce a suo modo alla mancanza di fantasia.
Poi arriverá la sera, arriverá lo Jultomte a distribuire i regali, e ci sará lo Julbord (Tavolata di Natale, letteralmente) preparato amorevolmente dalla sollecita suocera. Ma su tutto questo ritorneró con calma dopo il rientro dal Natale nella stuga.

Ragion per cui da domani ci saranno un paio di giorni di pausa, da passare appunto nella stuga dei suoceri senza internet a disposizione, e quindi devo sbrigarmi adesso a fare gli Auguri a tutti voi che siete arrivati da queste parti, gentilmente e, spesso inaspettatamente, leggendo e commentando alcune delle sgrammaticate cavolate che scrivo.

God Jul, o God Julafton a tutti.

(nella foto: una parte infinitesimale della collezione dei tomtar natalizi dei miei suoceri, per la gioia dei nipoti)

Monday 21 December 2009

Toccato il Fondo

"Allora credi che l'Oscuritá stia arrivando?" disse Éowyn. [...]  "Éowyn, Bianca Dama di Rohan, in questa ora io non credo che alcuna Oscuritá possa durare!"
(Éowyn e Faramir, in "Il Signore degli Anelli", J.R.R. Tolkien)



Oggi, 21 dicembre, Solstizio d'Inverno nell'Ultima Thule (e anche altrove, s'intende).
Il Sole é sorto alle 9:28 ed é tramontato alle 13:45.
Ci si puó consolare col fatto che a queste alte latitudini, le albe e i crepuscoli durano molto di piú di quanto si sia abituati presso le sponde del Mediterraneo: per una volta tanto, l'elevata inclinazione dei raggi solari puó avere qualche effetto positivo.
 
Temperatura sui -9 gradi in diminuzione, o anche 9 gradi freddo, come si direbbe letteralmente in svedese (9 grader kallt).

Senza dover necessariamente coinvolgere simbolismi di tipo religioso, credo sia abbastanza chiaro perché il Natale é una bellissima festa, quassú.

Friday 18 December 2009

Ultima Thule con Pandoro

Poco tempo fa, leggevo sul blog di Bilingue per Gioco un post molto interessante su come vivere le tradizioni natalizie in casa quando si ha la complicazione, o il privilegio, di essere una famiglia plurinazionale, com'é appunto il caso della famiglia Mezzavikinga, che ha un papá Vikingo e una mamma Italica i quali a loro volta hanno amici, parenti e frequentazioni variamente distribuiti tra Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Regno Unito, e forse anche qualche altro posto a cui la mia memoria morta di sonno non mi fa accedere.
In quel post fralaltro si racconta (tanto per restare in quello che é evidentemente diventato il tema della settimana) come si festeggiava, e forse si festeggia ancora, santa Lucia in quel di Verona. Anche se la sottoscritta non é di origine esattamente scaligera, diciamo che i rituali descritti si approssimano bene a quelli in uso in altre zone venete (e se non é santa Lucia, sará San Nicoló, cambia solo la settimana).

Santa Lucia col suo asinello carico di pensierini per i bimbi buoni quest'anno non é passata, qui nell'Ultima Thule. Non perché il Mezzovikingo sia stato troppo discolo, e neppure perché la fatidica notte, a mezzanotte, il piccoletto abbia deciso di starsene sveglio piú del solito (forse per aspettarla?), per la precisione fino all'una e mezza (come compensazione, e sostegno energetico, c'erano fortunatamente i lussekatter preparati la sera prima a consolare l'intera famiglia Mezzavikinga, detta ormai da tempo anche  famiglia Palpebra-Pesante).
Il fatto é che il Mezzovikingo ha solo diciotto mesi, e non ha la piú pallida idea di cosa siano le Tradizioni, i Regali, il Natale e tutte queste faccende Nazional-Popolar-Commerciali che sembrano occupare parecchio del nostro tempo libero di adulti in questo periodo. Fatto sta che comunque apprezza tutte le luminarie che abbiamo appeso in casa e ritiene che l'Albero di Natale sia contemporaneamente un'Entropica Tentazione e una Montagna di Frustrazione (dopo che é riuscito a romperne tre ninnoli, si é verificata una Migrazione misteriosa che ha portato i rimanenti ad un'altezza alquanto irritante per le sue manine).



Leggendo il succitato post, noi genitori abbiamo convenuto che forse non sarebbe male in futuro integrare il Natale Nordico con le Tradizioni Italiche. Nonostante il Mezzovikingo si mimetizzi perfettamente tra gli autoctoni, con i suoi occhioni blu e l'incarnato rosa, é irrimediabile il fatto che crescerá bilingue e si sciropperá un paio di viaggi all'anno verso le sponde del Mediterraneo, dove incontrerá gente che parla una lingua che lui capisce, ma che stranamente non capisce quella che usa lui (e il bilancio linguistico attuale é giá nettamente a favore dei Vikinghi, per la frustrazione della sottoscritta).

Cosí, abbiamo deciso che dal prossimo anno si aspetterá Santa Lucia la notte del dodici dicembre, si tirerá fuori il presepio mignon in stile orrido-rinascimentale che feci col DAS almeno quindici anni fa (quando ancora avevo tempo)
 



e si appenderá una calza alla porta alla vigilia dell'Epifania, per ritrovarla magari il giorno dopo riempita da un pezzo di pinsa, o altre piccole sorprese. Quest'anno, tanto per preparare il sentiero, ho anche timidamente provato a introdurre qualche Canzoncina Natalizia Italica, ma a quanto pare il piccoletto le trova troppo lagnose, e dice no-no giá a metá della prima strofa.

Nel frattempo, abbiamo comprato il Pandoro, in vendita sorprendentemente pure qui nell'Ultima Thule  a prezzi degni di caviale e zafferano. E, ci crediate o no, la Disputa Pandoro-Panettone si é giá insinuata a casa Mezzavikinga. Indovinate chi vuole cosa e chi, nei prossimi anni, dovrá soccombere.




Monday 14 December 2009

I Gatti di Lusse

Visto che Daniela del Coltello di Banjas me l'ha chiesto in un commento piú sotto, metto la ricetta di quelle cose misteriose gialle nella foto precedente, dette Lussekatter, che in Svezia sono un Evento Alimentare Obbligatorio per Santa Lucia, tanto che se non ci sono i Lussekatter, si cerca di rimediare con qualunque prodotto da forno che dia l'illusione di contenere un po' di zafferano:


per circa 30 pezzi:
175 gr burro, 5 dl latte, 1 gr di zafferano, 50 gr di lievito fresco, 1½-2 dl zucchero, un pizzico di sale, 15 dl di farina, uvette, 1 uovo per spennellare

Sciogliere il burro e aggiungere il latte, portare a temperatura ambiente. Spezzettare il lievito, sciogliere lo zafferano in un po’ di acqua e aggiungerli al burro e latte. Mescolare burro e sale. Impastare aggiungendo farina fino a che l'impasto sia malleabile. L'impasto va fatto lievitare al caldo (ma non troppo) circa 40 minuti.
Mettere la pasta sul tavolo infarinato e impastare con meno farina possibile.
Dividerla in 30 pezzi che verranno rullati e arrotolati a formare una “S”.
Portare il forno a 225-250 gradi mentre i lussekatter lievitano sulla placca (piú o meno per mezz’ora). Decorare ognuno con un paio di uvette e spennellarli con uovo sbattuto. Cuocere in forno finché prendono colore, circa 5-10 minuti. Lasciarli poi raffreddare fuori dal forno sotto uno strofinaccio.

Consigli per una buona riuscita:
Non usare troppo poco burro
Non usare troppa farina
Togliere dal forno appena prendono colore!

(si noti la praticitá, tipica dei ricettari svedesi, di usare i volumi (spesso in decilitri, dl) anziché il peso per indicare le quantitá degli ingredienti: stessa efficacia nei risultati, ma con soluzioni tecnologiche molto piú semplici...)

Buon appetito!

Sunday 13 December 2009

Il Solstizio prima del Solstizio



Ed ecco arrivato anche il 13 dicembre, Santa Lucia, el dí pí corto che ghe sia, usavano dire i miei nonni e genitori. Questo é stato un mistero sempre irrisolto della sottoscritta fin dai tempi dell' infanzia, essendo io stata indottrinata dalla Scienza Ufficiale e dai Sussidiari delle Elementari che il giorno piú corto é il 21 dicembre. Solo molti anni piú avanti venni a conoscenza da Wikipedia che la faccenda deriva semplicemente dall'antico calendario Giuliano, in cui i giorni erano sfalsati di un numero tale da far coincidere il 13 Dicembre con l'effetivo Solstizio d'Inverno.
Perció, molto prima che i Nordici venissero a conoscenza della Santa siciliana, essi festeggiavano il 13 dicembre con riti pagani e arcaici, perché il Sole aveva smesso di ritirarsi nelle Tenebre e la Natura tutta raccoglieva le sue forze per il ritorno della Luce: si diceva che gli animali potessero parlare, il Soprannaturale iniziare Riti Oscuri, e quindi era meglio tenersi svegli e fare attenzione agli Spiriti che si aggiravano, prima tra tutti la terribile Lussi, con un seguito di collaboratori detti lussiferda (il riferimento a Lucifero, che in origine era, infatti, il portatore di luce, non é casuale). Per tenersi in forze, sarebbe stato necessario mangiar bene e, manco a dirlo, bere con abbondanza. Tutti i preparativi per l'inverno dovevano essere stati terminati, il maiale macellato e le decorazioni natalizie pronte, altrimenti Lussi avrebbe punito l'indolente famiglia.

Poi, tanto per cambiare, venne il Cristianesimo e la sua smania di ribattezzare cose e persone, e fu deciso che Lussi sarebbe diventata buona e avrebbe cambiato il suo nome in Lucia, la Santa della Luce di un luogo lontano la quale, a dispetto delle sue radici mediterranee, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri come una qualsiasi Emma o Gunilla di stirpe Vichinga.
Sebbene mi sia capitato di vedere Santa Lucia di persona, in una chiesa Veneziana quando ero piccola, non sono in grado di raccontare se il mito corrisponde a veritá: il corpicino della ragazzina aveva la testa scolpita e dorata, il corpo ricoperto di ricchi broccati. Le uniche parti (autentiche?) che si potessero ancora vedere erano mani e piedi:  incartapecoriti e marroncini dopo quasi duemila anni di peripezie. Adesso, quando gli autoctoni svedesi mi chiedono lumi su cosa si puó vedere dei miei luoghi d'origine, racconto loro dell'incontro che potrebbero fare di persona con la loro Santa preferita, tanto preferita che é una dei pochi ad aver dedicata una festa tutta per sé.

La Lucia Svedese del giorno d'oggi ha perso un po' della sua aura mistica ed é diventata una ragazzina dagli uno ai cent'anni che va in giro vestita con una tonachetta bianca stile Prima Comunione e una coroncina di candele elettriche in testa, quest'ultime per evitare che la cera di candele vere e brucianti trasformi la chioma della Prescelta in una tipica acconciatura Rastafari. Non si dice, ma immagino che ci siano una serie di intrighi e rivalitá sotterraneee tra molte scolare per farsi eleggere Lucia dell'anno.
Una volta acconciata come descritto sopra, la Fortunata se ne andrá in giro con un codazzo di amichette vestite allo stesso modo, ma senza corona, piú qualche giovanotto (detto Stjärngosse) munito di cappello a punta con stelline stile Fata Turchina. Ultimamente é successo che alcuni estremi difensori delle Pari Opportunitá svedesi si siano ribellati e abbiano deciso che pure i rappresentanti del sesso maschile avessero diritto a candidarsi a Lucia: il mio sospetto é che i poveri maschietti volessero risparmiarsi il terribile e, diciamocelo, ridicolissimo copricapo imposto dalla tradizione agli Stjärngossar.
L'allegra brigata, dunque, se ne andrá in giro a cantare con una certa solennitá una serie di canzoni tradizionali natalizie. Ovviamente non puó mancare quella dedicata a Santa Lucia, che trascrivo qui sotto:

Natten går tunga fjät, runt gård och stuga.
Kring jord som sol'n förlät, skuggorna ruva.
Då i vårt mörka hus, stiga med tända ljus,
Sankta Lucia, Sankta Lucia.

Natten var stor och stum. Nu hör det svingar,
i alla tysta rum, sus som av vingar.
Se på vår tröskel står vitkläd, med ljus i hår,
Sankta Lucia, Sankta Lucia.

Mörkret skall flykta snart ur jordens dalar.
Så hon ett underbart ord till oss talar.
Dagen skall åter ny, stiga ur rosig sky,
Sankta Lucia, Sankta Lucia


Senza prendermi la briga di tradurla  per filo e per segno, posso dire che in sintesi la canzoncina parla di quanto l'inverno sia buio, pieno di ombre e la casa immersa nell'oscuritá, quando all'improvviso arriva Lei e porta nuova Luce. A parer mio, é interessante l'assenza di qualsivoglia riferimento religioso.
Per il Vikingo fu un grandissimo shock culturale sapere che la melodia di questa canzone non é affatto natalizia, ed é presa invece da una canzoncina italianissima che elogia Napoli e il mare, e dove Santa Lucia non é affatto una bionda fanciulla biancovestita ma, a quel che ho capito, una leggiadra barchetta (anzi: un quartiere di Napoli, come mi fa presente Gattosolitario):

Sul mare luccia l'astro d'argento,
Placida è l'onda, prospero è il vento  
Venite all'agile barchetta mia...
Santa Lucia! Santa Lucia!

Con questo zeffiro, così soave
Oh! Com'è bello star su la nave!
Su passaggieri, venite via!
Santa Lucia! Santa Lucia!
... ...
(il resto ve lo cercate voi su Internet)

A questo punto il Vikingo si sentí in dovere di insegnarmi alcune versioni piú goliardiche e caciarone del solenne canto:

Sankta Lucia, ge mig en tia, 
inte en femma, för det har jag hemma!
(santa Lucia, dammi dieci corone, non cinque perché ce l'ho a casa; di quando i bambini andavano in giro a chiedere denaro per l'occasione, tipo Halloween)

Sankta Lucia, ge mig en tia
tian var trasig, Lucian var knasig
(santa Lucia dammi dieci corone, la moneta era rotta, Lucia era matta: quando i vicini regalavano soldi non validi, evidentemente)

Infine, si trovano anche un paio di versioni un po' piú indecorose, che per decenza verso i miei lettori non tradurró:
Santa Lucia ge mig en tia,  
tian var rutten dra mig i tutten!

Santa Lucia ge mig en tia,  
tian var toppen dra mig i snoppen!
 
* Nella foto: i Lussekatter, tradizionali panetti allo zafferano per la fika del 13 dicembre e dintorni. Non potevamo non farli anche noi.

Wednesday 9 December 2009

I Mercatini sulla Vecchia Collina

Come ogni cittadina Nordica che si rispetti, anche l'Ultima Thule deve avere i suoi Mercatini di Natale.
Nel tentativo di offrire un barlume di atmosfera natalizia, si é pensato, giustamente, che l'architettura del centro cittadino (stile Jantelagen anni 60-70):



fosse troppo deprimente per poter evocare pensieri di slitte pini e industriose nonnine alle prese con dolcetti alla cannella, per cui i mercatini furono allocati in un luogo dall'aria piú nostalgica, chiamato Gammlía (da gamla liden, vecchia altura), a qualche passo dal centro. Questo posto al giorno d'oggi ospita un paio di musei assolutamente sottodimensionati, e una raccolta di case contadine vecchie, spostate quassú in un periodo che va dal 1920 al 1990 (credo di aver giá raccontato che, specie nel Norrland, ogni tanto si prendono le case e le si spostano con un camion, manco fossero fatte coi Lego). Il risultato sono due edifici moderni abbastanza brutti (i musei), e una raccolta di casette contadine autentiche riunite a formare un Västerbottens Gård (corte, cortile):



Il Gård secondo me é molto interessante e, nella sua semplicitá, degno di essere visitato: un'occhiata interna ed esterna a queste spartane casette di legno timidamente decorate fa pensare immediatamente, detto senza retorica, al coraggio e alla tempra della gente che viveva quassú nel 1800 e anche prima, quando il global warming, le doppie finestre, i tessuti tecnologici impermeabili e l'acqua calda erano vocaboli inesistenti nel dialetto locale.
Per chi sa lo svedese (ma c'é anche il link a Google translator nella pagina), rimando a maggiori informazioni qui. La microchiesetta risulta carinissima anche a me che non sono religiosa, e il Vikingo deve ad essa la sua esistenza, visto che i suoi genitori si sono sposati lá (a quei tempi in cui perfino in Svezia avere figli nel peccato era visto male). È pure ottima come scusa quando ci si voglia sposare senza voler invitare una camionata di gente.

Come dicevo, appunto, a Gammlía (che i non autoctoni pronunciano Gámmlia, facendosi riconoscere), fanno sti benedetti mercatini di Natale. Siccome nella miglior tradizione dell'Ultima Thule le cose almeno sufficientemente piacevoli devono durar il meno possibile, si da' il caso che siano aperti solo un fine settimana durante l'Avvento, il secondo per la precisione. Se in quell'occasione disgraziatamente avevate la suina, vi facevano male i piedi, o c'era da riparare un tubo ghiacciato nella stuga, sono emeriti fatti vostri.



Che cosa si vende ai mercatini di Gammlía? Teoricamente, quel che si trova dovrebbe essere Hemslöjd, ovvero artigianato rigorosamente locale il cui scopo é produrre oggetti decorativi e/o utili per la casa o la persona in materiali "poveri" (per chi mastica lo svedese, una buona descrizione la si trova qui). Si possono trovare, quindi, oggetti in feltro di lana, ferro battuto, legno, candele, berretti, guanti, decorazioni natalizie, gioielli, oggetti di vetro e via discorrendo. Sarebbe stato utile e interessante mostrare qualcosa tra quello che ho acquistato, come esempio, ma non sia mai che i destinatari dei miei regalini di Natale passino da queste parti e perdano la sorpresa.
Per consolazione, posso far vedere qualcosa destinato a decorare la camera del Mezzovikingo, ovverossia un tomte (folletto nordico) di lana, feltro e legno, figura presente fino all'esasperazione nell'iconografia natalizia di queste lande, visto che lo Jultomte altro non é che Babbo Natale.



Come ogni Evento Pubblico che si rispetti, non puó mancare la Sezione Alimentare. I mercatini tentano l'infreddolito visitatore con gl'immancabili glögg bollente (analcolico, per caritá!) e pepparkakor, che non mi dó la pena di descrivere visto che, molto probabilmente, chi si avventura su questo blog ne avrá giá sentito parlare fino alla nausea da un sacco di altre fonti. Vi sono poi diverse bancarelle con le solite marmellate e succhi di bacche nordiche (hjortron, åkerbär, havtorn; stavolta non anticipo di che si tratta cosí sarete obbligati a venirmi a leggere anche l'estate prossima, nella sezione Frutti del Bosco).
Si prosegue con chi vende cibo pronto al consumo. Snobbando i venditori di hotdogs, detti in vernacolo korv (cibo che gli svedesi considerano particolarmente adatto all'Infanzia, per motivi che mi sfuggono), noi ci siamo buttati sulle suovas di ispirazione Lappone, anzi, Same, per essere politically correct. Le suovas sarebbero fatte con carne di renna (teoricamente) tagliata sottilissima e rosolata in una grande padella wok con pezzetti di cipolla, carota e pastinaca. La mistura é servita dentro un panino tipo arabo (piú pratico del tradizionale tunnbröd, vedi piú sotto) e condita con una qualche salsa bianchiccia che in quest'occasione era al sapore di cantarelli (potevano anche scrivere funghi, che si capiva lo stesso: quale altro fungo sennó?).
La temperatura, e un Mezzovikingo affamato con madre altrettanto debilitata hanno fatto sí che non ci sia stato tempo per cincischiare col cellulare e immortalare il succoso panino. Chi é curioso e vuole una foto aspetterá la prossima volta, oppure si affiderá a Google. Dato il clima non esattamente primaverile, é stato quasi d'obbligo consumare il tutto dentro una kåta (tipica tenda Same smontabile, dotata di fuoco in mezzo circondato da panche coperte di pelli di renna):




Sebbene l'Ultima Thule tecnicamente non sia compresa nel territorio Lappone, é abbastanza normale trovare ovunque tracce dell'influenza culturale Sami, soprattutto per motivi veniali, ovvero sfruttamento del turismo. Da qui suovas e kåta ai Mercatini, e bancarelle con oggettini di corno di renna e legno di betulla, variamente intagliati.

Per concludere, non potevamo fare a meno di fermarci al Gård e prenderci una busta di tunnbröd (letteralmente: pane sottile) morbido appena sfornato e odoroso di farina di segale, insieme a qualche biscotto d'avena e un filone dolce allo zafferano. Gli ultimi due non sono sopravvissuti a sufficienza per essere fotografati, ma il tunnbröd ce l'ha fatta, prima di scomparire nelle fauci del Vikingo in compagnia della Nutella:







Monday 7 December 2009

Cucinare col Pupo in 15'

Dal sito di GenitoriCrescono, non ho potuto fare a meno di partecipare a questo concorso, che magari potrebbe interessare anche ai genitori che capitano da queste parti: come sbrigarsela con un Mezzovikingo o simili quando si hanno 15 minuti per preparare la cena e la TV non é una scelta valida.

Dato che il Mezzovikingo sembra stia sviluppando un'attitudine da perfetto casalingo e tipico uomo svedese (vedi anche ultima foto qua), é sempre attuale la massima che un'immagine val piú di cento parole (o 200 caratteri):



Friday 4 December 2009

Stalkers di Stato


C'era una volta una Cittá sperduta nel Nord del Nord del Nord, molto piú a nord dell'Ultima Thule, lontano nel cuore della Lapponia e battuta da venti freddi. La Cittá si chiamava Kiruna. I suoi abitanti costruivano incantate Dimore di Ghiaccio sul Fiume (a scopo di lucro) ed estraevano silenziosamente leggendarie quantitá di Ferro dalle viscere della Terra. Ne estrassero cosí tanto che pian piano la Cittá cominció a sprofondare sotto i loro piedi, crepe e voragini si aprirono nel terreno e gli abitanti dovettero in fretta e furia spostare le proprie case, la ferrovia e le strade altrove, in un posto dove la terra fosse cosí ingenerosa da non poter essere scavata.
Gli abitanti della Cittá erano molto soli, lassú nell'Estremo Nord, e lo Stato volle aiutarli donando loro l'ufficio del Radiotjänst (Servizio Radio), detto anche Rånartjänst (servizio ladri) nel resto del Paese.
Il Radiotjänst era ufficialmente incaricato di riscuotere il Balzello del Canone Televisivo in tutta la Svezia, e verificare che ogni Cittadino dotato di Radio e Televisione lo pagasse: in realtá, questa era una scusa per consentire ai propri Adepti di rompere finalmente con la propria solitudine. Essi venivano mandati per tutto il Paese a visitare altri sventurati che avessero come sola compagnia la propria TV. Nel caso incontrassero incalliti e poco ospitali misantropi, potevano almeno spingersi di nascosto fino ai loro balconi e guardare insieme la Magica Scatola. Gli Adepti di piú cagionevole salute, e inadatti ai lunghi viaggi, potevano invece gioire di un po' di Calore Umano telefonando ripetutamente e per anni a qualche prescelto Cittadino o Cittadina piú a sud.

C'era una volta un'Italica che si era spinta peregrinando fino all'Ultima Thule. Conscia delle regole del Nuovo Paese, acconsentí fin da subito a pagare il Balzello del Canone Televisivo. Dopotutto se lo merita, pensó, qui la Tv di Stato é priva di noiosa pubblicitá. Visse per anni in solitudine, poi incontró un Vikingo Azzurro (ops, no, lui si lamenta spesso di essere troppo rosa). I due s'innamorarono e andarono a vivere insieme: due cuori, un appartamento, e una Televisione. L'Italica ora poteva pagare il Balzello insieme al Vikingo, rinunció al proprio e avvertí il Radiotjänst del suo trasloco d'amore. Gli adepti del Radiotjänst dissero che era sufficiente scriver loro una mail con il nuovo indirizzo e il personnummer del Vikingo come referenza. Ció fu adempiuto scrupolosamente.
Passó qualche mese, e l'Italica ricevette una lettera del Radiotjänst il quale informava che era venuto a conoscenza del nuovo indirizzo della fanciulla, e la invitava a pagare il Balzello.
Che?? si chiese l'Italica, e ignoró la lettera.
Passó il tempo. L'Italica si compró un cellulare. Il Vikingo e l'Italica ebbero un bel bambino, piccolo e rosa, che fu chiamato Mezzovikingo, per via del Padre e della bassa statura della Madre.
Un giorno l'Italica, in giro col neonato, ricevette una telefonata di un'Adepta del Radiotjänst sul cellulare. Come?? si chiese l'ingenua Italica, dimentica dei poteri di Eniro e del personnummer. Non ho mai dato loro il mio numero. L'Adepta, assetata di contatto sociale, usó la solita scusa: abbiamo saputo che hai traslocato, hai una TV?
Come?? si chiese, e chiese l'Italica. Ma non vi avevo spedito una mail eoni fa, con tutti i dati? Si, disse l'Adepta, ma noi dobbiamo telefonarti lo stesso. Hai il personnummer del tuo moroso?
Ce lo avete giá, disse l'Italica con tono quasi stizzito. Ok, rispose l'Adepta, grazie. Ma devi sapere che noi ti telefoneremo lo stesso in futuro, domandandoti le stesse cose.
Sti qua i sé fora coe carte*, o hanno una gestione dati bizantina, esclamó l'Italica a voce alta nella piazza dell'Ultima Thule. La gente intorno a lei continuó a camminare a testa bassa. Il Mezzovikingo dormiva.
Il tempo passó, il Mezzovikingo crebbe, l'Italica tornó al lavoro. Erano passati tre anni dal suo trasloco d'amore. Un giorno dovette occuparsi dell'HPLC che faceva i capricci. Il telefonino squilló, inascoltato. La settimana dopo, una sera, c'era da dare la Tetta al vorace Mezzovikingo. E il telefonino squilló, nuovamente inascoltato. E questo la settimana dopo e un'altra volta ancora.

Che fare? si chiese l'insensibile Italica. Sti qua i sé fora coe carte.
Gli do l'amicizia su Facebook? Gli dico che mi stanno perseguitando perché straniera e non sposata, e minaccio di denunciarli all'Autoritá antidiscriminazione? (Diskrimineringsombudsmannen, strategia suggerita dai colleghi dell'Italica). Continuo a ignorarne le chiamate? Gli dico di parlare col Vikingo?
Leggendo i giornali e la Rete, l'Italica si rese conto che l'accorato desiderio di socializzazione degli Adepti del Radiotjänst era guardato con astio dal resto della Nazione. Qualcuno raccontava di aver aperto la porta agli Adepti, ma mostrandosi in mutande e coperto/a da vomitino di poppante (non noi, comunque, nel caso vi chiedeste se, eccetera) Molti altri minacciavano rabbiosi la disobbedienza civile al Balzello. Cosa notevole, da parte degli altrimenti ligi e pacifici Svedesi.
Peccato, un esperimento sociale fallito nonostante le buone intenzioni.

Il telefonino squilló ancora. L'Italica, nel bel mezzo di una Sindrome Premestruale aggravata dal Grigiume del Tardo Autunno, decise di mostrare il proprio temperamento mediterraneo e rispose alla chiamata, come la Monaca di Monza. Lascio ai miei fantasiosi lettori indovinarne lo svolgimento.


* questi sono fuori (con la testa), approssimato dialetto veneto

Tuesday 1 December 2009

M'illumino d'Avvento (versione pubblica)

L'Ultima Thule, pur essendo abbastanza fuori dal mondo, non lo é a sufficienza per poter snobbare i costumi natalizi del Resto dell'Europa, e oltre. Ragion per cui anche qui si espongono diverse luminarie pubbliche per iniziativa del Comune.
Quelle private di cui ho raccontato in precedenza forniscono giá da sole un buon motivo di gioia per gli occhi. Siccome non vengono usate solo in casa ma anche al lavoro, spesso e volentieri molti luoghi pubblici offrono una scenografia splendente, come si puó vedere qui sotto (un'ala del Municipio tappezzata di Julstakar):



Qua invece ci si puó deliziare con quanto offre la Municipalitá dell'Ultima Thule per rallegrare i suoi cittadini nelle strade del centro. Preciso che le Palle sono un'Innovazione Decorativa degli ultimi due anni, sennó prima ci si accontentava coi Festoni.



Gli osservatori italici non potranno fare a meno di notare l'assenza sistematica del Colore nelle luminarie nordiche, o almeno nelle nordiche del Norrland: mentre i paesaggi meridionali offrono tutta una gamma di variazioni policromatiche dai lampeggi psichedelici (LSD inspired, ovvero pura provocazione per chi soffre di epilessia), quelli nordici privilegiano la lucettina rigorosamente immobile bianco-giallastra. Le variazioni sul tema sono molto sporadiche e si sospetta siano influenzate dall'immigrazione degli ultimi tempi, o dalle mode statunitensi.
Quanto basta perché il Vikingo, che ha alle spalle una carriera di illustratore, tiri fuori durante le festivitá natalizie un bel po' del suo acido sarcasmo verso i compaesani bollandoli come gente priva di fantasia e povera d'ispirazione decorativa, e ció anche a proposito della qualitá delle installazioni comunali.
Molti altri locali lodano invece con orgoglio la sobrietá dello stile norrlandese, tuonano contro l'Invasione della Decorazione in quanto Nefasta Influenza Straniera, e si auspicano che le malvage lucette colorate giammai arrivino a minacciare le "tradizioni locali" (questa l'ho letta come commento sul giornale locale; essendo io  perlappunto straniera, l'ho tradotta colorandola un po').  
De gustibus.

Continuando con le luminarie, e trattandosi di territorio Nordico, l'Albero-Abete di Natale cittadino, detto Julgran, non puó mancare. Quello dell'Ultima Thule fa bella mostra di sé qui, anche se ce ne sono altri sparsi qua e lá in tutto il Comune:



I commenti del Vikingo su chi ha decorato l'albero ve li lascio immaginare. Se é vero che festoni e palle possono volar via in una tempesta di neve e attentare alle zucche dei miei compaesani, é altrettanto vero che una stellina in punta o un paio di colori in piú potevano anche starci. Ma qua, ripeto, é una faccenda di gusti personali.

La Fenomenologia dell'Abete di Natale da queste parti include pure un Concorso di Bellezza dei vari Julgranar delle piazze della Regione. Le foto vengono pubblicate sui giornali online e non, e la gente puó votare il suo favorito. Il concorso presenta strane analogie con l'elezione della Miss di qualche Paese-a-caso giú nel meridione d'Europa: chi partecipa é vestito in modo succinto (nel caso degli Abeti non piú di qualche filo di lucette gialline, della serie meno é meglio é), e il vincitore viene valutato non tanto per l'addobbo quanto per l'aspetto fisico essenziale, cioé forme e proporzioni al nudo. I votanti disquisiscono sull'altezza, la simmetria dei rami, l'aspetto "nordico" o "da montagna", l'abbondanza delle forme e cosí via. Continuando l'analogia, molti voti sono assegnati per puro campanilismo.

E chi vive nelle campagne? Beh, qua uno si deve arrangiare da sé, come lo spirito del Norrland prescrive. Non é un caso che chi abita fuori non di rado esibisca spettacoli luminosi che rivaleggiano degnamente col Festival della Luce dell'Ultima Thule, alla faccia degli Addetti alla Cultura del Comune, e del loro bugdet. Un esempio é stato segnalato qui dal quotidiano locale, mentre un altro ce lo gustiamo noi ogni anno sulla strada per la stuga del Vikingo (per motivi di spazio é mostrata solo la metá del giardino, e la foto é molto peggio della reale visione):



Lucente Avvento a tutti.

Sunday 29 November 2009

M'illumino d'Avvento (versione dei privati)

Ed ecco finalmente arrivata la prima Domenica d'Avvento.
Il finalmente non ha nulla a che vedere con l'attitudine religiosa di Casa Mezzovikinga (io sono un'atea agnostica, il Vikingo un ateo gnostico, il Mezzovikingo crede solo alla Tetta, ammesso che a qualcuno interessi la nostra filosofia casalinga). L'avverbio é relativo alla sospirata, enorme quantitá di luminarie che invadono la visuale dell'Ultima Thule, e di molti altri posti in Svezia. Quando il Sole (sempre che si degni di mostrarsi) sorge verso le 8:45 del mattino per rituffarsi nelle tenebre appena dopo pranzo, alle 14 circa, é allora che ci si accorge di come ci stia pericolosamente avvicinando al Buco Nero del Solstizio d'Inverno. A questo punto gli svedesi fanno come Frodo e Sam a Mordor, e tirano fuori la loro versione della Fiala di Galadriel per allontanare la Tenebra come nel Signore degli Anelli. Non avendo a disposizione acqua impregnata di Luce della Stella di Eärendil, gli autoctoni si arrangiano in qualche modo con le risorse idriche ed eoliche locali per produrre elettricitá ed alimentare una serie d'oggetti natalizi d'ordinanza.
Il primo é senza dubbio l'irrinunciabile Julstake, da mettere obbligatoriamente ad ogni finestra. Qui se ne mostra la versione piú tradizionale (bianca o rossa), ma ne esistono di diverse dimensioni, angoli al vertice, decorazioni alle candeline, stili, forme (e prezzi, naturalmente).



La tradizione vuole che vengano accesi nella prima domenica d'Avvento, ma quest'anno, visto il clima da Prozac, (vedi anche qua), c'é un bel po' di gente che ha imbrogliato (si dia un'occhiata all'ultima foto del post precedente).

Un'altra, gettonatissima fonte di luce natalizia é la Stella dell'Avvento (Adventstjärna), anche questa da appendere alle finestre. Inutile dire che pure qui la fantasia si scatena.



Per chi invece vuole assicurarsi un'atmosfera ovattata e intima, non puó mancare il piú tradizionale di tutti, ovvero il candelabro dell'Avvento, sul quale trovano posto quattro candele. L'oggetto, che in molti casi é il subdolo responsabile di misteriose autocombustioni casalinghe, funziona cosí: ad ogni domenica, si accende una candela della quattro. La prima domenica inizia la prima, la seconda domenica se ne accendono due, e cosí via. Alla fine del giochetto si ha una piacevole composizione di quattro candele consumate a scaletta.



Una versione piú pratica implica l'uso di un candelone graduato, il quale va acceso un pochetto ogni giorno: le tacche devono essere fatte rigorosamente coincidere col giorno indicato. Il candelone é una tradizione che abbiamo al lavoro (a questo punto avverto che i commenti non pertinenti verranno censurati), ragion per cui non ho ancora un'illustrazione a portata di mano.

La prima domenica d'Avvento coincide con l'inaugurazione (ma vedi un po'!) della stagione dello shopping natalizio. L'Ultima Thule chiama quest'evento Skyltsöndag (domenica delle vetrine): i negozi restano aperti piú a lungo e il nome deriva dal fatto che le vetrine inaugurano i loro addobbi delle Feste. La definizione é ormai tecnicamente errata da un pezzo perché, allineandosi al resto del Mondo Occidentale, le ninnolerie natalizie sono giá fuori almeno da un paio di settimane, se non di piú. Con l'occasione si inaugurano pure diverse soluzioni illuminate della cosa pubblica (non posso scrivere res publica perché siamo in fin dei conti  in una Monarchia), ma a questo punto mi sa che si puó farne un post a parte.


Thursday 26 November 2009

Le Foto di Novembre

Avvicinandoci al Natale, periodo di numerosi fenomeni ottici, ho deciso di far partire un appuntamento mensile di questo blog, ovvero le Foto del Mese. Ne metteró un certo numero, facciamo sette-otto, alla fine di ogni mese, scelte tra quelle che ho scattato qui e lá e che non sono state incluse in qualche post.
Preciso che non vi é alcuna pretesa artistica né chissaquale tentativo di fornire immagini eccezionali (spesso le foto sono state prese col cellulare o con la mia macchinetta da quattro soldi, quando l'avevo a disposizione), diciamo che servono quasi di piú a me per documentare con molta spontaneitá paesaggi e cose di questa Latitudine, e per rivederli fra qualche tempo quando la mia memoria a lungo e medio termine avrá fatto cilecca. Eventuali commenti sono comunque benvenuti, come sempre.

Ecco quindi le Foto di Novembre 2009:

Il mare d'inverno





Grigio scuro di novembre:

 
 

Ogni tanto arriva anche il sole 
(notare che l'anno scorso, nello stesso periodo, il fiume si stava giá ghiacciando)
 

In attesa di essere appesa (luminarie di Natale)....

 

....ma qualcuno non ha saputo aspettare la data canonica: (notare le decorazioni alle finestre)



Monday 23 November 2009

Chemicals da supermercato (Lode al Pancreas 2)

Nella lunga lotta alla depressione stagionale, tutte le armi sono ammesse. Come raccontavo in un precedente post, i carboidrati semplici sono una di queste, e combinano pure l'utile al dilettevole. Tuttavia, come nella migliore tradizione Galenica, spesso é necessario utilizzare una serie di Eccipienti per aumentare l'efficacia del principio attivo.
Dopo sei anni quasi esatti di soggiorno nel Regno di Svezia, faccio ancora fatica ad abituarmi all'enorme assortimento di caramelle, dette godis, di cui ogni supermercato é provvisto. Venduti sfusi (alla faccia dell'influenza A e parenti) in lunghi scaffali, e posizionati strategicamente vicino alle casse, affinché la prole martellante faccia capitolare i genitori in coda (i quali saran tentati a loro volta di provarli), la presenza dei godis é annunciata giá dietro l'angolo da un persistente odore stantio di gelatine ed aromi artificiali scaduti, ossidati ed idrolizzati dall'atmosfera .

Guardando piú da vicino, si scopre una varietá di forme, colori ed ingredienti da far invidia all'armadio dei chemicals nel mio laboratorio (invidia senza ombra di esagerazione: io lavoro pressoché solo con robe bianchiccie).


Forse solo il catalogo Sigma-Aldrich (o Fluka, a piacere) regge il confronto. L'unica differenza é che i godis sono infinitamente piú economici.
È pure molto probabile che queste ditte forniscano ai produttori di caramelle abbondanti quantitá di salmiak, cioé Cloruro d'Ammonio, il quale é un altro tipo di godis-sottodroga legalizzata molto popolare in Scandinavia. Venni a conoscenza del salmiak come ingrediente dei godis da una dottoranda danese nei lontani tempi teutonici, la quale distribuiva entusiasticamente a noi colleghi degli ovuli dolce-salati di un sospetto colore blu elettrico. Nella mia miopia alimentare, fino ad allora avevo candidamente creduto che il Cloruro d'Ammonio potesse impiegarsi solo per fermare le reazioni organometalliche o affini.
La sottodroga salmiak é spesso combinata all'altra sottodroga da godis che é la liquirizia (per amore di precisione, gli esperti di quest'ultima formulazione sono piú spesso i vicinanti finlandesi).

Sulla scia dell'industria del tabacco, devo ammettere che si registrano alcuni tentativi etici da parte dei produttori di godis, i quali invano cercano di ricordare ai consumatori l'aspetto di un possibile futuro lavoro del tuo dentista:


Non molto tempo fa uscí un articolo nell'Expressen dove si sostiene che gli svedesi sono tra i piú grandi consumatori di godis nel mondo, per la precisione 17 chili all'anno, i quali saranno certamente un po' di piú visto che esiste anche gente come la sottoscritta che li snobba apertamente. D'altro canto, visto il peso specifico dei godis, credo sia molto facile raggiungere i 17 Kg annuali senza neppure accorgersene (corrispondono a circa tre etti abbondanti la settimana).
La notizia non mi stupisce affatto, se penso a tutte le scuse che gli autoctoni accampano per ingozzarsi di queste surreali caramelle: l'uovo pieno di godis a Pasqua, le uscite al cinema, gli obbligatori sacchettini per i bimbi invitati alle feste di compleanno, per non parlare del rituale dei lördagsgodis (caramelle del sabato) in cui si concede ai piccoli Vikinghi una selezione dell'arsenale chimico (neanche tanto nascosto) del Regno Svedese. Probabilmente, se Bush a suo tempo avesse mandato i suoi ispettori all'ICA o al Pressbyrå anziché in Irak, avrebbe avuto piú soddisfazione.

Quando ero piccola la presenza di un padre Ingegnere Chimico, che arcignamente condannava tutti gli additivi alimentari con l'epiteto porcherie che san da petrolio, mi instilló un'inconscia repulsione verso questo tipo di alimenti, se cosí si posson chiamare. Mi domando se riusciró ad avere altrettanto carisma nei confronti del Mezzovikingo quando il desiderio di omologazione con gli amichetti lo porterá a fare scene madri di fronte agli scaffali dei godis (viste!).

A proposito di alimentazione per bambini, mi ha sempre sorpresa invece la contraddizione che esiste tra il somministrare indefessamente godis ai pargoli, e la rigorosa composizione dei cibi per infanti (da 4 mesi a 1 anno circa): su quest'ultimi il Paese Scandinavo guadagna in effetti parecchi punti rispetto al Belpaese. Seguendo le raccomandazioni pediatriche, i vasetti che compravamo quassú per il Mezzovikingo sono tutti al naturale, mentre durante le nostre visite italiche era necessario un lavoro investigativo per scovare omogeneizzati di frutta che non fossero generosamente zuccherati. Gli italici vasetti di carne o verdure per l'infanzia sono invece spesso e volentieri salati, talvolta riportando subdolamente la dicitura "cloruro di sodio", anziché sale, cosí la povera gnorante massaia no capisse, e magari crede sia una vitamina. (non ho questa bassa opinione delle massaie, ma sospetto che l'industria conserviera italiana non sia nuova nel cercare di abbindolare gli affezionati clienti)

 
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