Sunday 31 July 2011

Visit.Norrköping.Nu

Non c'é niente da fare: la Famiglia Mezzovikinga subisce ancora una volta il fascino dell'esotico, e si dirige verso luoghi piú meridionali. 
Siccome l'idillio della stuga sará idillico, ma le attrattive dell'ignoto sono ben piú stimolanti, ci siamo ritrovati ancora una volta in viaggio. La nostra indole di scassazebedei ci ha portato dunque a distruggere la quiete familiare dei Piccoli Vichinghi, come se per loro non fosse giá sufficiente aver a che fare con due infanti in etá prescolare. Non paghi, abbiamo avuto la sadica idea di andare a scroccare un pranzo da Silvia e Gabriele di onewaytosweden, oltre ovviamente a permetterci di sparar sentenze su come debbano decorare la loro casa.
Ecco che, per la gran gioia del Mezzovikingo, abbiamo pigliato il solito aereo, e ci siamo recapitati a Norrköping.
Norrköping, nonostante il nome, non ha nulla a che vedere col Norr(land). Anzi, si trova un duecento chilometri piú a sud della Capitale, la quale giá appartiene, dal nostro punto di vista, ad una parte sufficientemente meridionale della Svezia.
A parte alcune descrizioni delle due famiglie di bloggers, dico subito che noialtri di Norrköping non sapevamo assolutamente nulla. Eravamo convintissimi che la scarsa capacitá di marketing turistico fosse una prerogativa di quegli introversi dei Norrlandesi, ma ci sbagliavamo.
Evidentemente, chi cura i siti turistici svedesi deve risiedere a Stoccolma, essendo questo l'unico posto che viene reclamizzato decentemente, se si esclude l'Icehotel di Kiruna. Siccome chi dimora nella Capitale si ritiene intellettualmente e culturalmente superiore al resto del Paese, va da sé che il resto del terrritorio deve venir nascosto come una vergogna.
In realtá, Norrköping é un posto che merita una visita. Innanzitutto perché ci abitano i Piccoli Vichinghi e la Famiglia di Galileo, e una chiaccherata con loro risulta sempre interessante e piacevole.
Per noi che veniamo dall'Ultima Thule poi, fa capire con un misto di ammirazione ed invidia che in effetti un centro popoloso tanto quanto l'Ultima Thule puó benissimo assomigliare ad una dignitosa cittá, e non ad un paesotto con quattro camper di rullpizza e korv nella piazza principale.
Una delle attrattive del centro storico di Norrköping é il fatto che questo non era una cittadella medievale, ma una zona industriale in piena regola. Prima che partano i commenti sarcastici, riporto una riflessione del Vikingo, il quale non si capacita di come nel secolo scorso gli edifici industriali potessero essere notevolmente piú estetici di quelli residenziali odierni.


Al posto di un Duomo ci sta dunque una Värmekyrka, in luogo dei palazzi signorili vediamo ex-edifici industriali del secolo scorso. Il fossato é rimpiazzato da una miriade di corsi d'acqua, canali, torrenti, fiumi e possenti cascate, mentre le torri di vedetta sono sostituite da eleganti ciminiere, una delle quali nasce in solitario, non si sa bene né come né perché, proprio in mezzo ad uno dei bracci del fiume.
Se avete fame, (o voglia di nånting di buono, come dice il Mezzovikingo davanti al frigo), sará possibile placare il palato mangiando dentro un Ferro da Stiro.

Dopo tutto questo, rivelo pure la sconvolgente scoperta che i bambini nati a Norrköping sono molto simpatici, e dormono giá tutta la notte a partire da pochi mesi di vita. Come avevo giá accennato in altri post, la stessa fortuna non sorride a chi decide di mettere al mondo dei pargoli nell'Ultima Thule (per questi ultimi, sembra che solo un pellegrinaggio ad Orbetello sortisca effetti salutari sul sonno e la psiche dei genitori).

Punto tre: in questa cittá prosperano champignon e porcini sulla gran parte delle zone verdi della cittá, cosí, gratis et amore dei. Se i primi han somiglianze letali con le amanite, i secondi non lasciano possibilitá di dubbio. Unendo quest'informazione a quella, mai ripetuta abbastanza, che gli autoctoni considerano pericoloso tutto ció che non sia cantarello, sapevatelo che rifornirsi di funghi pregiati non é mai stato cosí facile.

Punto quattro: é appurato che gli svedesi hanno una paura atavica dei colori vivaci. Credevo anche qua che fosse un problema tipico Ultimathulese quello di proporre per le proprie abitazioni tinte color neve sporca, non sia mai che se non ci si mimetizza in inverno, arrivino orde di lupi ed orsi ad assediare le villette di periferia. Invece anche le carine zone residenziali di Norrköping si mantengono su coloretti grigetti, cremetta e simili. Il rosso falun evidentemente fa troppo contadino, per cui non dev'essere trendy.
Rimane un mistero per me capire perché in un Paese coperto di neve almeno per metá anno, non si voglia almeno conservare un ricordo della bella stagione dipingendo le proprie abitazioni con colori un po' allegri. Naturalmente, il Vikingo ed io facciamo gli anticonformisti e abbiamo caldamente consigliato il giallo o l'azzurro a Silvia e Gabriele, preferibimente con effetto tre-klang (un colore per la facciata, uno per le liste, e un altro per le finestre, scelta poco funkis ma molto allmoge), nella delicata questione che loro descrivono qui.

E torniamo ai bambini. I due ragazzini treenni hanno pure offerto spunto per interessanti considerazioni. Prima di tutto, mi verrebbe da pensare che la proprietá privata non sia un concetto d'economia moderna, ma un istinto primordiale. La regolazione di quest'ultimo autorizza sia noialtri che i genitori Piccoli Vichinghi a candidarci come mediatori ONU sulla questione palestinese.
E poi c'é la questione lingua. Riccardo, strapiantato (come efficacemente dice il dialetto veneto) in terra vichinga, se la cava molto meglio del nostro pargolo con la favella di famiglia, c'é poco da fare.
Il Mezzovikingo, forse anche grazie a un paio di settimane nel Belpaese, quest'anno si sta rendendo conto che effettivamente ci si puó esprimere nella lingua materna con coloro che la parlano, naturalmente intervallata con pennellate nordiche. L'anno scorso a quest'ora credeva che con chiunque non fosse la mamma dovesse per forza conversare in svedese.
La faccenda non é banale: il Mezzovikingo parla italiano solo con me, nell'Ultima Thule gli italici hanno concentrazioni omeopatiche, per cui non si sa nemmeno per certo se asilo e scuola potranno garantire all'erede quell'ora settimanale di hemspråkundervisning a cui ogni bambino con origini straniere ha diritto.
Tuttavia, sembra che il Mezzovikingo non ritenga cosí inutile parlare italiano. La faccenda non é oziosa, né tantomeno si tratta di malcelato patriottismo. Riposte ormai le speranze che il Vikingo si arrangi quando andiamo a far visita ai miei parenti, resta solo da sperare che il ragazzetto, oltre a cavarsela per i fatti suoi, mi dia una mano nel compito estenuante di far da traduttore simultaneo tra persone che dichiarano di non essere portate per le lingue.

Infine, grazie ancora a Giulia, Marco, Silvia e Gabriele.


Thursday 21 July 2011

Le Condizioni del Contorno

Tanto tempo fa, appena arrivata all'Ultima Thule, single, con poche frequentazioni e una quantitá impressionante di serate solitarie, mi venne offerto di occuparmi di dar corsi di italiano per principianti a quella che é detta Universitá Popolare, o Folkuniversitet della cittá. 
L'istituzione, che ha succursali in parecchie cittá svedesi, offre corsi di lingue, pittura, danza e altre cose a diverse fasce d'etá e preparazione. Purtroppo, dopo averne fatti diversi di questi corsi, non vi danno una laurea, nonostante il nome.
Un bel giorno, la mia capa della sezione Lingue mi chiese qualche idea su come colorire un po' l'offerta didattica della sezione. Siccome io sono Chimica, e di (eccessiva) boccabuona, non seppi altro che proporre un corso rapido di Cucina Italiana da tenersi nei weekend, teoria al sabato e pratica la domenica.
Non so quanto le ricette da me proposte abbiano convinto i partecipanti (tiramisú escluso), ma posso certo dire di aver imparato io diverse cosette sulle differenze tra le due filosofie culinarie.
Il recente viaggio nella madrepatria col Vikingo mi ha rinfrescato un po' la memoria a proposito.

Il primo punto, quel che mette subito in crisi lo svedese medio di fronte ad un menu italico, é la Cardinalitá delle Pietanze.
Finché si parla di antipasti e dessert, tutto bene, i rispettivi concetti sono comprensibili. Ma quando la Carta comincia a proporre bizzarrie tipo Primo, Secondo e Contorno, l'Erede degli Dei Asi va in crisi.
Che senso ha dividere le portate cosí?
Noi in Svezia abbiamo tutto comodamente nello stesso piatto, un piatto di pasta puó essere direttamente sormontato da due belle fette di korv o di petto di pollo, o di salmone alla piastra, se proprio vogliamo fare i salutisti, e la nostra porzione di fibre é assicurata dall'insalata di ordinanza (la quale meriterá un discorso a parte).
Al posto della pasta, ci puó stare anche il riso. Se vi piacciono le cose salutiste e un pelo esotiche, ficcateci il bulgur. Comunque tutto nello stesso piatto, cosí si risparmiano stoviglie e sarete sicuri che la pietanza rispetterá il tallriksmodell, il modello del piatto in cui determinate percentuali di grassi, verdure, carboidrati e proteine, (stabilite dall'autoritá costituita) saranno presentate per preservare gusto e salute.

Il discorso Contorno merita poi una trattazione a parte.

Giá ho detto che per lo svedese (o l'Ultimathulese, magari giú a Stoccolma la verdura é percepita in altro modo), é una Rivelazione Traumatica sapere che in Italien deve pure scegliersi da sé che tipo di verdura mangiare in accompagnamento a carne o pesce.
Intanto, per prima cosa, il sottodiscorso Patate Bollite merita una doverosa trattazione. Il Vikingo é rimasto scandalizzato, e poi disperato, nello scoprire che la presenza delle Patate Bollite non é scontata come complemento a qualunque pietanza del Belpaese, né a casa dei miei, né al ristorante. Un anziano ex-collega, probabilmente reduce dalla stessa traumatizzante esperienza, mi chiese una volta, senza ironie ed ignaro della tradizione degli Gnocchi, se ci fossero del tutto Patate in Italia.
Un po' piccata nell'orgoglio nazionale, risposi che, visto che era stato un italiano a scoprire l'America, dovevamo ben essere a conoscenza delle Patate, visto che dei Fagioli, delle Melanzane e dei Pomodori abbiamo saputo farne ampio uso.

La Patata, al pari della Fika, é una delle colonne portanti della Svezia, ed ecco fornitovi un altro motivo per cui il regno ha la fama di Covo di Fornicatori presso noialtri meridionali.

Dopodiché, arriviamo al capitolo Insalata-e-i-suoi-Condimenti: qui composta dall'immancabile isbergssallat la-lattuga-al-sapore-d'acqua-fresca, fette di pomodoro, fette di cetriolo non sbucciato, fette di cipolla rossa per la gioia delle vostre serate romantiche. Se si vuol dare un tocco italiano, verranno aggiunte quintalate di rucola (o ruccola) e pomodori secchi.

Isbergssallad, da Wikipedia

Alcune varianti hanno per protagoniste le carote a julienne.
In diversi buffet vengono serviti pure cavolfiori e broccoli. Rigorosamente crudi.
Queste verdure/insalate sono servite completamente scondite, o accompagnate da una varietá di salse biancastre in cui navigano pezzetti colorati di incerta origine. L'usanza mediterranea di condire con sale-pepe-olio-aceto qui non é pervenuta, per cui gli svedesi in visita in Italia guardano con circospezione le saliere con cui molti ristoranti corredano i propri tavoli.

Va bene per il sale e il pepe, ma che ci dobbiamo fare con l'olio?
I discendenti di Earl hanno un'Illuminazione. Tutti sanno che il pane va sempre condito con generose dosi di Grassi. Qui nel Grande Nord, per onorare gli antenati che gloriosamente lavoravano a 20 gradi sotto zero e avevano necessitá di un adeguato nutrimento, usiamo spalmare il pane con crode di burro o, se proprio vogliamo dare un occhio alle calorie, con margarina light.
Mica per niente qui in Svezia sta andando di gran moda una dieta (la LCHF), in cui non sussistono limitazioni alcune all'uso di burro, per la felicitá degli Spalmatori. La dottoressa che la promuove sostiene invece che i carboidrati siano il Demonio, per cui si raggiunge l'Apoteosi del Piacere: spalmare il Burro sul Burro, senza piú necessitá d'un supporto di pane.
Quegli zotici dei terroni non hanno idea di che sia il burro, ma evidentemente devono usare l'Olio di oliva per lo stesso scopo.
Non c'é altra spiegazione!
Ed ecco che molti Ultimathulesi di mia conoscenza si affrettano a sbrodolare le fette di pane toscano con torrenti d'olio d'oliva. Quando feci loro presente che era per le verdure, venni guardata con occhio incredulo.
E sul pane, allora? Dov'é il burro?
No, non si usa mettere burro sul pane.
Ah no? E come fate?
...

Non ho dimenticato l'Aceto. Qui, alla faccia dell'esclusivitá e della laboriositá della preparazione, l'80% degli aceti é balsamico. Dove diavolo lo trovino tutto quell'aceto balsamico a prezzi stracciati, é un mistero.
Una nota marca importatrice di prodotti italiani in Svezia racconta inoltre, da un'etichetta, che in Italia si usa sempre aggiungere un paio di cucchiai d'aceto nel bicchiere dell'acqua prima di pasti, perché fa bene ed abbassa l'indice glicemico. Qualcuno dei miei lettori mi illumini, perché, tra le mie interregionali frequentazioni, non conosco alcun connazionale che lo faccia. E proprio vero? È un consolidato uso italico a me ignoto?

Ci sarebbe altro da dire sulle incomprensioni italico-svedesi riguardo al menu, ma mi fermo qui. Giá raccontare delle peripezie del Vikingo per trovare un modo non troppo traumatico di bere il Caffé meriterebbe un post a parte. Talvolta ho veramente provato pena per lui.
Anche la Pizza risulta spesso una gran Sorpresa per i Vikinghi, e di ció ne attribuisco la responsabilitá all'immigrazione medio-orientale, che ha le sue proprie tradizioni in fatto di pane-condito-con-formaggio, le quali non coincidono sempre con quelle nostrane. Spacciano peró le proprie creazioni col nome di Pizza, e perció, quando gli svedesi scendono a sud, si chiedono cosa sia ció che stanno assaggiando. Dov'é lo spezzatino di carne, per dire? e i fefferoni?


Wednesday 13 July 2011

Le Porte Aperte

La Famiglia Mezzovikinga é reduce dalle sue scorribande in terre meridionali, e ora vaga rintontita dallo shock termico esistente tra diverse regioni d'Europa.
L'Ultima Thule ci ha accolti con un tepore lieve e maliconico, interminabili e strascicate sere che puzzano giá d'autunno, tra pioggie torrenziali, un sole obliquo e la condensa che al mattino si fa trovare sui finestrini dell'auto.
Del nostro girovagare intorno a luoghi noti e meno noti non racconteró piú di tanto, perché c'é giá chi lo ha fatto molto meglio, e il resto sono godimenti privati della nostra stirpe errante e mai completamente paga nelle sue residenze.
Di tutto il viaggio, é comunque molto pertinente ai miei racconti un pezzo in rovina che ci é apparso quasi per caso, e il cui Scopo ci é stato rivelato, tra una chiacchera e l'altra, da un'amica che di tali cose se ne intende. 
Abbiamo incontrato una Porta Magica.


Le sorti di tale Porta, dedicata al mio amico Ophmac, sono un pochetto intrecciate a quelle del Regno di Svezia, (cosí almeno non restiamo troppo fuori tema), e la leggenda vuole che chi decifra e interpreta correttamente il Simbolismo che la circonda sia in grado di trovare il Segreto Alchemico dell'Oro, e la Capacitá di oltrepassare quella Soglia per recarsi a luminosi Sentieri.
Nella mia grande Insipienza, unita al fatto che alla Porta non é comunque concesso avvicinarsi molto, posso dire che non ci provo nemmeno a decifrarne le iscrizioni.

Ad ogni modo, questa Porta per me é lo stesso un non troppo sottile Simbolo dei nostri Viaggi e di ció che significhi saper districarsi in Linguaggi ignoti: il Mezzovikingo, col suo barcollante e rattoppato bilinguismo, in questo viaggio ha giá saputo aprirsi piú Porte di quante ne potesse schiudere il padre, mentre i miei parenti, chiusi in un solo idioma, hanno spesso brancolato di fronte a Muri non semplici da scalare senza aiuto delle mani.
(é comunque interessante il fatto che molti italici, intimiditi dalla nascita straniera del pargolo, abbiano istintivamente cercato di rivolgergli la parola in inglese, dimentichi dei miei avvertimenti, e del fatto che il ragazzino non é trilingue)

Riflettevo su come, durante il mio vagare tra un Paese e l'altro, tra un lavoro e l'altro, il Potere di decifrare anche solo approssimativamente diverse favelle mi abbia aperto le Porte dell'Amicizia e dell'Amore, e mi abbia donato l'Oro delle Opportunitá, del Lavoro, e della Facilitá.

Chiusa questa parentesi melassica e finto-intellettuale, dico solo che le Cronache dell'Ultima Thule riprenderanno in men che non si dica, se a qualcuno potesse interessare.


 
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