Saturday 31 October 2009

L'inizio dell'Oscuritá

Nonostante il mio look e certi file .mp3 nel computer di casa possano rivelare certe mie simpatie per il gothic metal, e nonostante abbia avuto cura di collocare il mio PhD party abbondantemente decorato con zucche al 31 ottobre di sei anni fa, devo ammettere che la festa di Halloween fa emergere una certa parte snob del mio carattere, soprattutto verso il lato consumistico della faccenda.
Non che io odi le zucche: al contrario, le adoro cosí tanto che mi premuro di farne incetta ogni anno verso metá settembre al locale Bondens Egen Marknad, il quale sarebbe un mercatino di prodotti biologici direttamente gestito da agricoltori (bonde) dei dintorni.
Per gli eventuali interessati: é tenuto in diverse cittá svedesi alla fine dell'estate quando i raccolti sono maturi. Guardare sul sito per informazioni.
Dopo le mie annuali visite al banchetto delle zucche, la Famiglia Mezzovikinga é costretta a sorbirsele in tutte le salse, dal risotto, alle torte, alla pasta, o gratinate in forno col salmone. Siccome si conservano bene per alcuni mesi, succede che se le ritrovano anche come ingombrante soprammobile sui ripiani della cucina:


Per quel che mi concerne quindi, la zucca non é un fenomeno strettamente Halloweeniano. Per di piú, la zucca gigante usata per le decorazioni del periodo non é proprio la migliore dal punto di vista gastronomico. Se questo blog riuscirá a sopravvivere fino alla prossima estate é anche probabile che non mancheró di riportare le Cronache dei Tentativi di Coltivazione della Zucca (di tipo Hokkaido, presumibilmente) nel kolonilott.
Quando le zucche del Marknad saranno finite, resta comunque sempre aperto il supermercato (notare la provenienza, se si legge):


L'origine di Halloween, al di lá delle esagerazioni commerciali, é tuttavia nobile e interessante, discendendo dall'antica festivitá celtica di Samhain. Siccome i cristiani, con tutto il loro potente apparato persuasivo, non riuscirono comunque a sradicarla dalla mentalitá popolare, furono costretti a innestarci sopra la festa di Tutti-i-Santi, con tutto il simbolismo direttamente correlato alle Nebbie al Confine della Vita.

La Scandinavia non ha origini celtiche, ma fu comunque (con non poche resistenze) colonizzata dai cristiani, adottandone festivitá e consuetudini. Allahelgonsdag é perció celebrata il primo sabato di Novembre e la gente pure quassú va al cimitero, portandoci lumini e decorazioni resistenti al gelo tipo questa:


La celtica Samhain significa fine dell'estate, e coincideva, piú o meno, con l'ultimo raccolto. Il fatto é che in Scandinavia il concetto di fine dell'estate arriva ben prima di tale data, e quindi il simbolismo di Samhain con annessi e connessi quassú avrebbe molte affinitá coi ritardi di Trenitalia.

C'é comunque qualcosa di Oscuro legato all'inizio di Novembre, specialmente per coloro che hanno il privilegio di abitare nel Grande Nord: Novembre é il mese in assoluto peggiore dell'intero calendario, da queste parti.
Le giornate hanno giá fatto in tempo ad accorciarsi di quasi quattro ore dall'ultimo equinozio, qui a 63°49' di latitudine Nord. La neve non ha ancora formato un manto permanente che ricopre tutto e puó riflettere la luce. Il cielo molto spesso é una cappa di nuvole basse arcigne e collose che schermano efficacemente i debolucci fotoni del Sole come fa il Piombo coi raggi X. Le temperature vagano intorno al Limbo degli zero gradi Celsius, in cui l'umiditá sul punto di congelarsi penetra nelle ossa e regala un vago senso d'infreddatura e reumatismi.
Contrariamente a quello che i miei conoscenti meridionali credono, qui non é un problema resistere ai -20° di Gennaio. Da queste parti, il vero scoglio é superare l'esame del mese di Novembre.
Perció, Buon Halloween a tutti; svegliatemi tra un mesetto, quando inizierá l'Avvento e le luci alle finestre e il profumo dei pepparkakor spazzeranno via la depressione del tardo Autunno.


Monday 26 October 2009

Sul Concetto di Casa, nella Capitale

Alla fine ho lasciato il Mezzovikingo, ovvero Il-Piccolo-Dittatore-della-Tetta, a casa con padre e nonni, e ho fatto questa veloce capatina qualche centinaio di chilometri (o decine di mil, come si usa misurare le distanze da queste parti) piú a Sud, nella Grande Capitale del Regno, per conoscere finalmente i bloggers italiani in terra svedese nella preannunciata Blogfesten. Posso dire che é stato un gran piacere (ed onore, nel caso dei bloggers storici) aver incontrato tutti in carne ed ossa.
Non metto le foto di nessuno: chi le vuole esporre ce le ha giá nel suo profilo, e chi non ce l'ha molto probabilmente preferisce non farsi vedere in Rete.
La lista potrebbe essere molto piú interessante da consultare (in ordine sparso):

Silvia e Gabriele da Norrköping, One way to Sweden;
Balorso e Zarinaia, con figlio non blogger;
Giusi e Davide da Liv i Stockholm;
Alessandro da Uppsala, ovvero Gattosolitario;
Mauro il Boffardi da Stoccolma;
Federico con Digressioni Nomadi Postmoderne;
Kralizek ovvero Renato da Stoccolma;
Silvia detta Teodora in Dal Master al Dottorato con Furore;
Sebastiano con We will show them all how much we mean;

ospiti d'onore, dall'Italia in esplorazione:
Andrea
e Orma (molto apprezzata, indirettamente, anche dal Mezzovikingo)

(Bene, spero di non aver dimenticato nessuno. Stanotte il nuovo dente del Mezzovikingo si é vendicato dei miei bagordi del weekend ed ha deciso di tenere sveglia tutta la famiglia Mezzavikinga. Nel caso avvisatemi di errori ed omissioni)

Dall'intera visita, si possono trarre un paio di capitoli.

Il primo, che non c'entra con la Blogfesten, potrebbe chiamarsi
La Capitale e l'Ultima Thule
L'abitante dell'Ultima Thule che si rechi in pellegrinaggio alla Capitale, constaterá all'istante i seguenti fatti:
- per quanto s'impegni, l'Ultima Thule é e resta inevitabilmente un paesello a confronto con la capitale. Gli abitanti sono un ventesimo, ma l'impressione é che sia un duemillesimo, specie se ci si riferisce alle aree di shopping e intrattenimento piú o meno culturale offerto dalle due localitá;
- Nella Capitale c'é Tutto. Ogni volta che ci mettiamo piede, pensiamo che nell'Ultima Thule non ci sia proprio Niente. Peró, siccome in quest'ultima ci si vive lo stesso, viene da domandarsi se il Tutto della Capitale sia proprio cosí indispensabile.
-Gamla Stan e Drottningsgatan sono tra le peggiori e piú kitsch Trappole-Per-Turisti in tutta la Svezia. Ciononostante ci ho comprato due statuine di troll per il Mezzovikingo. Lode al Consumismo.
-Con mia grande delusione, non ho trovato traccia della Betula Verrucosa f. Dalecarlica presso la Stadshuset. Si dánno tre -quattro- possibilitá: io sono molto rintronita, il che puó essere vero a prescindere; il cartello di cui parlavo qua é vistosamente errato; il cartello diceva il vero ma la Stadshuset é un'altra; i giardinieri della Stadshuset sono degli emeriti cialtroni e l'hanno fatta schiattare tempo fa.

Ciliegina tulla torta: i bloggers della capitale, quando ho rivelato loro il vero nome dell'Ultima Thule, hanno fatto tutti lo stesso commento: ma come fai ad abitare da quelle parti? (segue sorrisetto di circostanza della sottoscritta he-he-he. mmmhh.)

Il capitolo n. 2 e piú importante riguarda invece il Concetto di Casa, Ovvero del sentirsi a Casa quando si vive in un paese che non é quello di nascita. E questo, piú o meno, potrebbe essere il sunto dei discorsi fatti alla Blogfesten, a parer mio.
Diciamo che ci sono persone a cui l'idea di trasferirsi a Nord attira, per tantissimi motivi (welfare, ordine sociale, tranquillitá, poca corruzione, pari opportunitá). Curiosamente, alcuni di coloro che giá ci abitano sembrano mettere in guardia contro il pericolo di non sentirsi a casa qui, cioé essere trattati da emigranti vita natural durante.
Il discorso é un po' complesso. Per mia esperienza, esiste sia il venir trattati da emigranti, sia il farsi trattare da emigranti: il discorso lingua é rivelatorio. Ho conosciuto persone, anche con livello elevato di scolarizzazione, che non si davano pena di imparare (= usare) la lingua locale ma che al tempo stesso lamentavano la scarsa integrazione con gli autoctoni.
Dopo aver abitato in due Paesi, ho constatato che il parlare la lingua locale mi ha dato, ogni volta, parecchi punti di status sociale agli occhi della gente del posto, per cui allacciare rapporti umani e farsi accettare come si é mi é stato piú semplice. Poi, naturalmente, non si puó piacere a tutti e una certa percentuale d'ignoranti la si trova anche nei Paesi piú civili, ma questa é una grande Ovvietá.
Poi sarei tentata di dividere le persone in due categorie (come dice un certo assunto nel libriccino delle leggi di Murphy, esistono due tipi di persone: quelli che dividono le persone in due categorie, e quelli che non lo fanno) : coloro per cui la Patria é dove si sta bene, e coloro per cui é dove si é nati e cresciuti.
Io farei parte della prima categoria per una folta serie di ragioni personali, ma posso capire che altri non hanno lo stesso sentire. Altre cose pertinenti le hanno scritte molto bene Silvia e Gabriele qua, e non sto a copiare il discorso.

Come ultima cosa, ho un po' il sospetto che gli autoctoni dell'Ultima Thule abbiano il merito di essere parecchio piú bravi degli autoctoni della Capitale e dintorni nel far sentire a Casa l'immigrante.
Il fatto é che l'Ultima Thule ha come punto di forza e Motore Immobile del suo sviluppo negli ultimi anni, quello di avere una discreta Universitá. Diciamo che senza l'Universitá e la Clinica Universitaria, qua saremmo veramente un miserando agglomerato di case sperse in mezzo ai boschi.
Anche le mie amiche svedesi, ma non autoctone dell'Ultima Thule, confermano il clima molto gradevole, aperto e tollerante che si respira quassú.
Quello che succede, é che lo Straniero qui non é piú necessariamente un povero intruso venuto a portare via il lavoro agli autoctoni. È molto piú probabile che sia un simpatico studente, un brillante ricercatore o docente, oppure un medico competente (metto il maschile per comoditá ma si parla di entrambi i sessi). Insomma, qualcuno che porta un sacco di idee nuove e aiuta la cittadina a svilupparsi bene. Per quanto mi riguarda, il fatto di essere nata in terra italica é piú spesso motivo di curiositá (specie enogastronomica) che di sottile disprezzo.

Insomma, incredibile ma vero, ci sono alcuni sorprendenti vantaggi nell'abitare nell'Ultima Thule.


Thursday 22 October 2009

Terra di Betulla...

...casa del castoro,
lá dove errando va il fiume ancora

voglio tornare ancor al mio bel lago blu.

(...)

Questa canzoncina che ci facevano cantare in colonia, molti molti anni fa quando ero ancora una bimbetta, era sicuramente ispirata ai paesaggi del Nord America, nelle intenzioni dell'autore.
Devo dire peró che si adatta benissimo anche all'Ultima Thule e dintorni dalla prima all'ultima riga, includendoci i castori (il Vikingo una volta mi portó a vedere un ruscelletto decorato da alberi rosicchiati dai graziosi animaletti).
Specialmente il titolo, Terra di Betulla.
Bene, premetto una cosa: quando ho raccontato al Vikingo che avrei scritto questo post, la sua reazione é stata "guarda che non credo proprio che a qualcuno interessi sto argomento". Quindi: liberi di saltarlo a pié pari. Siccome peró l'Ultima Thule ha come nomignolo ufficiale quello di Björkarnas stad, cioé Cittá delle Betulle, a me sembrava parecchio manchevole snobbare questi delicati alberi che hanno un aspetto di fanciulla elfica, dalla pelle bianca e liscia e le membra sottili anche dopo aver accumulato parecchi anni sul groppone. Quindi sto post io lo scrivo e, non paga, lo correderó pure di materiale fotografico.
La gran quantitá di betulle in cittá (circa 3000, da qualcuno che si é dato la pena di contarle), deriva da una certa tendenza all'autocombustione degli edifici cittadini (spesso i Russi hanno dato una mano), i quali nel corso dei secoli videro una serie di incendi vanificare il lavoro dei valenti carpentieri norrlandesi. Nel 1888 gli abitanti ne ebbero abbastanza e decisero di ridisegnare la mappa cittadina inserendo ampi viali (detti pomposamente esplanader) e alberando diffusamente con betulle, le quali sembra funzionino bene come firewall, per qualche motivo che ignoro.
Il fatto che la betulla abbia radici molto invasive non ha impedito agli abitanti di piantarsele amorevolmente vicino casa nella maggior parte dei casi.

Amministrare la cittá delle betulle non implica necessariamente che se ne conosca la fisiologia. La betulla é un albero che perde le foglie in modo strettamente dipendente dalle ore di luce e quindi dalla latitudine: piú a nord si va, prima ingialliscono e cadono. Il tutto é scritto nel codice genetico dell'esemplare e non viene modificato piantando l'albero altrove.
Questa caratteristica non era evidentemente nota agli amministratori cittadini negli anni '70, i quali decisero, forse per motivi economici, di importare e piantare betulle polacche. Le poverette meridionali venivano regolarmente sorprese dalle gelate ottobrine ancora con le fronde verdi; molte soffrirono e morirono, le superstiti svilupparono un aspetto sofferto e contorto. Qualche esemplare rimasto potrebbe essere questo, ancora verdissimo a metá ottobre:

La differenza é evidente se si confronta con i ritratti (presi lo stesso giorno), di alcune cuginette dalle origini evidentemente piú settentrionali:

per non parlare di queste, quasi totalmente pelate e quindi sicuramente norrlandesi DOC:

Per me, che ero ferma al concetto elementare di Betula Alba, é stata un po' una sorpresa vedere che ne esistono diverse specie. Da queste parti, oltre alla piú comune Hängbjörk (Betula Pendula), con rami un po' pendenti e foglie appuntite, si puó trovare la piú artica Glasbjörk o betulla del vetro (Betula Pubescens), dal portamento piú eretto (vedi foto appena sopra). La Pubescens é tra quelle meglio adattata al freddo, tanto che la si trova pure all'estremo Nord, dove si riduce di statura, comincia ad assumere un portamento tormentato e diventa una Fjällbjörk, o betulla di montagna (Betula pubescens tortuosa), che si puó vedere qua sotto, da una foto presa verso Hemavan:Molto probabilmente tra gli arbusti verdi ci saranno pure degli esemplari di Dvärgbjörk, o Betula Nana.
Chiudo con una curiositá, trovata per caso nel Parco dei Gemellaggi (Vänortsparken) qui in centro, una betulla con foglie bellissime e molto frastagliate (dalla serie: la voglio la voglio!!:

delucidazioni nella targhetta di fianco all'albero:
Traduzione: Albero del Regno (di Svezia)

Betulla di Ornäs, Betula Verrucosa f. Dalecarlica. Piantata nell'anno 1986.
L'albero ricorda l'Anno ONU dell'Albero 1985. Un albero dello stesso tipo fu piantato in quell'anno presso il Municipio di Stoccolma.
In ogni Comune svedese si é perció piantato un albero simile, da Trelleborg nel Sud a Kiruna nel Nord.
la Betulla di Ornäs fu scoperta nel 1767 presso Lilla Ornäs nel Dalarna.

Monday 19 October 2009

Spolveratina

A grande richiesta, e con un paio di giorni di ritardo rispetto al Meridione Svedese, eccola arrivata anche da noi nell'Ultima Thule*:


A questo punto, si annuncia l'inaugurazione:
1- della Stagione-delle-Cadute-Acrobatiche-da-Bicicletta, per la gioia della natiche della sottoscritta, essendo io ostinatamente troppo pigra per mettere le gomme da neve al mio mezzo;
2- del riscaldamento di certe zone pedonali e/o ciclabili del Centro comunale dell'Ultima Thule: eh sí, perché il centro pedonale e certi cavalcavia ciclabili ad alta pendenza sono dotati di serpentine che riscaldano e scongelano l'asfalto soprastante. Se la temperatura non é esageratamente bassa, si puó assistere alla surreale visione del pavimento nel centro cittadino completamente asciutto e sgombro da neve, mentre tutto il resto é coperto da una gran meringona bianco-grigiastra.


* Fresca del primo libro della Trilogia di S. Larsson, ne approfitto per segnalare quella che per me é una notevole inesattezza climatica relativa al paesotto fittizio di Hedeby: che una localitá sulla costa, ad appena tre ore da Stoccolma verso Nord (significa compresa tra Stoccolma e Sundsvall) possa aver addirittura raggiunto la temperatura di -37 gradi, mi sembra improbabile. La costa lungo il Golfo di Botnia (comprendendo perció l'Ultima Thule) riesce ad avere temperature tutto sommato parecchio miti in rapporto alla latitudine, tanto piú negli ultimi anni con la storia del global warming, eccetera.
Larsson, avendo abitato da queste parti, doveva pur saperlo.

Saremo famosi...

Finalmente anche noi abbiamo i nostri 3.02 minuti di celebritá nelle news locali dell'Ultima Thule (in svedese).



PS: La signora nel video non sono io.

Friday 16 October 2009

Lei frequenta minorenni?


No, qua non intendo tirare in ballo imbarazzanti faccende di politica italica (specie per un italico/a all'estero, sono doppiamente imbarazzanti).

La tiritera del post precedente a proposito dello snus serviva, in parte, per introdurre un fatterello di cronaca di un mesetto fa, qui nell'Ultima Thule.
Se giá sapete lo svedese, lo pescate qui. Leggete pure anche i commenti degli autoctoni perché sono molto illustrativi.
Per gli altri, arriva un sunto. Con una premessa.

La premessa é che in Svezia, come giá raccontato da altre parti, esistono alcune sostanze psicotrope legalizzate, le quali vengono consumate con grande entusiasmo da grandi e -ogni tanto- piccini. Due di queste sostanze sono soggette a vendita ed utilizzo regolamentati: l'idrossi-etano e la 3-(2-(N-metilpirrolidinil))piridina, altrimenti denominate Alcol e Nicotina nel sistema filosofico Parla-come-Mangi (chiedo venia per questi raptus da deformazione professionale).
Nelle classifiche scandinave il primo posto é ostinatamente detenuto dall'Etanolo ormai dalla notte dei tempi, mentre un po' piú in giú possiamo trovare tabacco e derivati. Vendita ed utilizzo regolamentati significa che: non possono essere consumate ovunque, la vendita é riservata solo ad autorizzati, e puó essere fatta solo a maggiorenni. In tempi passati vi erano limitazioni pure nella quantitá di alcolici acquistabile mensilmente, ma ora la norma é decaduta (dettagli qua, se interessano, alla voce nordic countries).
Nella maggior parte dei punti vendita autorizzati (tra cui anche i supermercati), se avete la fortuna di sembrar giovani, qualcuno vi chiederá un documento di identitá alla cassa per dimostrare che siete maggiorenni (se il cassiere/cassiera é del sesso giusto, potrebbe essere una buona occasione per apprezzare il complimento e proporre un invito galante). I supermercati della catena ICA invece, per andar sul sicuro ed evitare chiacchere inutili, hanno istituito un sistema di controllo elettronico per cui all'acquisto di tabacco o alcolici leggeri si deve in ogni caso far scannare la carta d'identitá al computer per autorizzare lo scontrino, indipendentemente dal fatto che di anni ne abbiate 18 o 81 (nonostante la notizia sembri oziosa, potrebbe essere utile a chi é turista e vuol comprarsi le sigarette all'ICA ma non ha una carta d'identitá svedese col codice a barre leggibile elettronicamente).
Chi fa il furbo e vende alcol o tabacco a minorenni é chiamato langare (spacciatore) ed é severamente punito, com'é giusto, aggiungo io.

Fu cosí che un bel giorno una signora snusatrice decise di fare un salto ad un negozio ICA dell'Ultima Thule per comprarsi la sua droga preferita. Siccome far shopping in compagnia é piacevole, la nostra eroina si portó dietro la figlioletta 23-enne, la quale peraltro non doveva comprar nulla.
Alla cassa, la malcapitata mamma mostró correttamente la carta d'identitá, tuttavia la cassiera si rifiutó di autorizzare l'acquisto. Motivo: la signorina accanto era di giovane aspetto e poteva ben essere minorenne, ergo, la signora poteva essere una potenziale spacciatrice di tabacco e, una volta fuori poteva corrompere la giovine con le mefitiche bustine. Alla figlia fu perció richiesto di mostrare la carta d'identitá a sua volta. La signorina, non dovendo comprar nulla, tantomeno snus, non si era premurata di portarsi documenti da casa. Il direttore del negozio, chiamato in causa, difese l'operato della cassiera e rifiutó la vendita dello snus alla signora.

Questi, a mio parere, sono i problemi che possono capitare da eccessiva solerzia e regolamentazione nella societá svedese: l'applicazione di regole -per il bene pubblico- fino all'assurdo.
Da neomamma diciamo che non vedo con entusiasmo il fatto che un bambino o un adolescente abbia accesso a sostanze psicotrope. E, lavorando piú o meno nelle neuroscienze posso aggiungere che i neuroni di un cervello giovane e in evoluzione non traggono gran giovamento dall'interazione con tali composti. Da residente in Svezia dico pure che il fenomeno della vendita in nero (specie di alcolici) a minorenni é una piaga sociale e si fanno un bel po' di sforzi per limitarla.
D'altro canto, se dovessimo ragionare come la solerte cassiera, allora a questo punto si potrebbe proibire definitivamente la vendita di tali prodotti al pubblico (il risultato sarebbe, a mio parere, controproducente, vedi proibizionismo negli USA). Chi di noi, infatti, non conosce qualche minorenne? Se non é figlio nostro, potrebbe essere un parente o un conoscente. Inoltre, é piú probabile che un eventuale spacciatore/fornitore di alcolici o tabacco eviti accuratamente di andare in giro a rifornirsi in compagnia dei propri clienti.
Beh, la questione é proprio controversa.

Wednesday 14 October 2009

Storie di dipendenze pericolose (per stomaci forti)


Lo sprovveduto viaggiatore che si avventura nelle nordiche lande, specialmente in quelle che circondano l'Ultima Thule ma pure piú a Nord, potrebbe cominciare a credere che i dentisti locali siano parecchio impreparati, o che gli autoctoni non si curino molto delle proprie mascelle.
È frequente, infatti, imbattersi in individui adulti di entrambi i sessi che presentano un evidente pomfo al labbro superiore, oppure, mentre parlano, che rivelino sospette escrescenze marroni che crescono sulla gengiva.
Puó succedere inoltre che il vostro interlocutore, durante una pausa fika ad esempio, cominci elegantemente a ficcarsi un dito in bocca dopo averlo tenuto in tasca (mentre voi vi chiedete se gli stuzzicadenti, eccetera), oppure estragga una scatoletta piatta contenente della terra da fiori dall'odore pestilenziale, invitandovi a favorirne con sguardo sorridente (e qui l'ignaro forestiero crede si tratti di invito simbolico alla coltivazione di un kolonilott).

In tutti questi casi, avrete a che fare con un drogato di snus.

Da mia deformazione professionale, posso informare che lo (la? il concetto di articolo determinativo maschile o femminile in svedese non esiste) snus é polvere di tabacco bagnata e contenente eccipienti tipo cloruro di sodio, bicarbonato e glicole propilenico.
Lo snus, a mio parere, ha un odore tremendo e rivoltante. In quanto al gusto, diciamo che la mia presunta indole scientifica qui vacilla e la curiositá mi difetta assai. Sembra comunque che esistano versioni variamente aromatizzate: eucalipto, mentolo (dan l'illusione che sia piú sano?), e, non ultimo, liquirizia, la quale pure rientra nel top five delle droghe legalizzate nelle Lande Nordiche.
Dopo aver considerato l'interazione con Vista, Olfatto e Gusto, non puó mancare la descrizione della consistenza al Tatto. Lo snus esiste sfuso: e qui lo snusatore incallito proverá il piacere di farne una morbida pallina da ficcare sotto il labbro superiore; altrimenti si puó comprare giá comodamente porzionato in piccole bustine (vedi foto), da utilizzarsi allo stesso modo.
Va ricordato che lo snusatore di porzioni, quando a malincuore si separa da quella amorevolmente cullata nelle fauci, fa come i fumatori con le cicche, e la butta per terra. Quando d'inverno scarpe e pantaloni s'affondano nella neve dopo un giro in cittá, non é raro scoprire, al rientro in casa, che alcune bustine usate da chissachi si sono subdolamente appiccicate alle proprie calzature.

Pallina dopo pallina, bustina dopo bustina, lasciate per pochi minuti o qualche ora a macerare in bocca, ecco che lo snus scaverá una caratteristica nicchia sulla gengiva, e modificherá irrimediabilmente gli equilibri sinaptici. Avete avuto a che fare con un fumatore pesante che vuole smettere? Bene, sappiate che la dipendenza da snus é di qualche ordine di grandezza superiore a quella da sigarette, e liberarsene richiede sforzi di volontá non comuni, richiedendo lo stravolgimento dell'intero ecosistema neuronale dello snusatore pentito (il Vikingo ne sa qualcosa)
La cosa non stupisce affatto se si tien conto che tenere una bustina di snus per 50 minuti corrisponde a circa 4 sigarette (da Wikipedia, mia principale fonte di notizie di Scienza).

A onor del vero, esistono dei vantaggi non indifferenti dello snus rispetto al tabacco da fumare: primo fra tutti il fatto che reca eventuale danno solo all'utilizzatore diretto e non a coloro che con esso condividono alcuni metri cubi di atmosfera, il che non é poco.
Pare inoltre che sia, dopotutto, piú sano: tutta la serie di simpatici prodotti di combustione che incatramano i polmoni dei fumatori qui viene a mancare, con vantaggi evidenti. Ogni tanto l'Expressen o l'Aftonbladet (principali organi svedesi di diffusione della Scienza al Popolo) riportano studi circostanziati di medici che si scannano a vicenda nel dimostrare i seguenti punti:

1- lo snus é perfettamente innocuo e previene pure il global warming;
oppure
2- lo snus é un'arma chimica di distruzione di massa.

L'Unione Europea mostró tempo addietro di credere all'ipotesi n. 2, e vietó la vendita dello snus nel proprio territorio.

A questo punto il lettore potrebbe chiedersi a che pro tutta questa pappardella sullo snus, se tanto nel resto d'Europa non si trova.
Bene, questa é per voi che meditate un giorno di trasferirvi qua nei dintorni: lo snus ha giocato un ruolo determinante nel far entrare la Svezia nell'Unione Europea. Gli svedesi (noti euroscettici) pretesero, tra altre cose, di conservare il diritto a vendere lo snus nel proprio stato, altrimenti hejdå, Europeiska Unionen!
Bruxelles accettó.

Saturday 10 October 2009

How did it begin.


Quando andavo alle elementari/medie, ricordo che mi ritenevo comunista, e come ovvia conseguenza(!) volevo a tutti i costi emigrare in Siberia.
Nella beata ingenuitá dell'infanzia col suo idealismo, mi vedevo in un'isba stile dottor Zivago circondata da nevi eterne e foreste di conifere. Non mancava (bene, adesso sfottetemi) un gran bel pezzo di gnocco dall'aria esotica a far da complemento alla suddetta isba.
Ero talmente invasata dall'idea di emigrare che in terza media, nel salutare un prof gli dissi: "se sentirá parlare di me, non sará in Italia".

Punto due: in un vecchio libro di geografia dei miei genitori, c'era un'immagine di una maestosa aurora boreale. Mi ero ripromessa di fare un viaggio per vederne qualcuna, prima o poi, anche se non sapevo esattamente dove e soprattutto se avrei avuto la pecunia per fare questo viaggetto.

Adesso, dopo che é passato quasi un quarto di secolo, mi sorprendo a vedere che i sogni ingenui d'infanzia si sono avvicinati parecchio alla mia vita attuale.
Abito in un posto dai paesaggi piatti e ricoperti di boschi in cui nevica da ottobre ad aprile-maggio. Non posseggo un'isba con annesso belloccio siberiano, ma usufruisco comunque della calda ed affettuosa ospitalitá del Vikingo nella sua stuga (e forse, dal punto di vista delle Pari Opportunitá, é meglio un Vikingo di un Siberiano, si dice).
Di aurore boreali ne ho viste ormai (letteralmente) di quasi tutti i colori, anche se la piú spettacolare, un enorme e lento mantello rosso kräfta (vedi figura sopra, da schizzo autentico dell'epoca), mi si era mostrata non qui, ma nella Teutolandia meridionale un mesetto prima di emigrare verso l'Ultima Thule. Segno del destino? Mettiamola cosí.

Il bello di tutta questa faccenda é che arrivare quassú non é stato il frutto di un progetto lungo anni, ma un misto di casualitá ripetute, colpi di fortuna e ricerche professionali su Google sulla -e adesso sfottetemi un'altra volta!- sindrome premestruale.


E, ripensandoci, c'é un bel po' di guadagnato tra l'essere qui anziché in Siberia. A sentire il Vikingo, in passato gli svedesi piú invasati dagli ideali socialdemocratici sognavano la civilissima Unione Sovietica come Patria Ideale. Arrivati lí, e cercando di stabilirvisi con entusiasmo, furono trattati da spie dal governo sovietico, talvolta internati o rispediti indietro dopo anni di peripezie. Quelli ritornati in patria raccontarono le proprie disavventure ai compagni rimasti a casa nella propria stuga a far la sauna. Oltre il danno la beffa: non furono creduti.


Questo é un periodo in cui mi sto chiedendo cosa mi spinge in giro per il mondo.
Se é ora di fermarsi, se fra un po' ripartiró (anzi ripartiremo, perché ormai non sono piú da sola), cosa sto cercando e da cosa me ne vado, e altre paranoie pseudo-esistenziali del genere.
Diciamo che solo dopo un paio di mesi che mi ero stabilita nell'Ultima Thule, in una serata invernale nevosa e scurissima, compresi come mai la canzone Nomadi di Battiato mi aveva sempre dato un certo brivido.


Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità
nelle nebbie del nord
e nei tumulti delle civiltà
tra i chiari scuri e la monotonia
dei giorni che passano
camminatore che vai
cercando la pace al crepuscolo
la troverai
alla fine della strada.

(...)
forestiero che cerchi la dimensione insondabile.
La troverai, fuori città
alla fine della strada.

Friday 9 October 2009

Blogfesten dei bloggers italici in Svezia



Piccola parentesi trovata sui link dei link: domenica 25 ottobre ci sará a Stoccolma un incontro tra blogger (e non) italiani che vivono e scrivono nel paese dell'Ultima Thule. Siccome il Mezzovikingo, a 16 mesi quasi suonati, si incaponisce a trattarmi da MammaMucca, non so se ce la faró, ma diffondo volentieri lo stesso.

Tutte le info le trovate sul blog di Mauro.

Sunday 4 October 2009

Profondi peccati di Gola

Siccome sono un'inguaribile curiosona, ho un tool segreto nel mio blog che mi permette di vedere per quali vie la gente finisce qui.
Non sono stata perció molto sorpresa di vedere che alcuni sono caduti nel tranello burlone che ho teso a proposito della fika. Questa strategia di blog-marketing é quindi riuscita a catturare chi cercava "ragazze svedesi bollenti", "lingue bollenti" e amenitá simili, per la delusione dei suddetti internauti sporcaccioni.
Ripeto perció con piacere l'esperimento sociologico, e mantengo la promessa fatta in quell'occasione postando qualche spunto per diffondere la degustazione della fika (nel senso svedese!) a tutti quei miei lettori piú debolucci che non san resistere alle tentazioni corporali.

Quale occasione é dunque migliore della Giornata del Kanelbulle, il Vero-Dolcetto-da-Fika-Svedese?
Nel calendario svedese sembra che esistano diverse ricorrenze culinarie dedicate all'una o all'altra specialitá gastronomica locale. I motivi di questa tradizione li ignoro, ma sospetto che siano:
1- un modo astuto per commercianti e produttori di aumentare le vendite
2- mantenere viva la tradizione della fika

Il kanelbulle, o bulle al gusto di cannella, non é, come il nome farebbe pensare, un teppistello dedito a profumare l'ambiente (anche se comunque riesce a brutalizzare la mia linea e la mia cellulite). Un bulle é una specie di panetto lievitato dolce che puó essere ripieno di cremette piú o meno burrose di gusti vari.
Essendo il piú famoso dolcetto da fika, il Consiglio svedese dei Fornai (arrampicata traduzione di Hembakningsrådet), decise di dedicargli una giornatina tutta sua in occasione del proprio 40esimo Giubileo nel 1999, addirittura con pagina web appositamente approntata per l'occasione. Quindi, apparentemente, gli interessi dei pasticceri c'entrano un po'. Siccome i piú preferiscono affidarsi al supermercato anziché al forno domestico, le vendite di kanelbullar al 4 ottobre lievitano (battutona!).

Visto che sono bastian contrario, non autoctona, e pure mi picco di far l'originale, diciamo che io i kanelbullar oggi non li ho fatti.
Ma se a qualcuno interessasse la ricetta, la troverá qua (in italiano).

Friday 2 October 2009

Piccolo appunto sul Global Warming



Stavo riflettendo sul fatto che, esattamente 36 anni fa, in quel della Pianura Veneta "ghera na brosa alta cusí" (c'era una brina alta cosí). Questa é la spiegazione che mio padre dá per il mio interesse verso i Paesi freddi, l'essere nata nel segno della brosa.

La brina alta cosí é arrivata questa settimana nell'Ultima Thule. Nella Pianura Veneta vedo invece che le temperature si aggirano ancora sui 20 gradi.

Come sará la situazione tra esattamente 36 anni (quando saró vecchia come i miei suoceri) nell'Ultima Thule?
 
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