Tuesday, 17 November 2009

La dolce vita (Lode al Pancreas 1)

Immagino che chi capita da queste parti sia ormai ben stufo di sentirsi raccontare la lagna di quanto é buio Novembre e l'Inverno, e che noia e che barba e che depressione, e insomma fatti un grappino, anzi un'Absolut Vodka e smettila di ripeterti, miserabile noiosissima blogger. Al limite fatti una vacanza in Thailanda, mi si dirá, come va molto di moda in Svezia (e altrove, alla faccia del global warming).
L'attuale stagione mi fornisce peró un'eccellente scusa per raccontare di un'altra droga legalizzata svedese.
Ogni tanto salta fuori l'Etanolo, che resta in assoluto la numero uno; poi é venuto il turno dell'altra droga legalizzata e a consumo limitato, cioé la nicotina (numero cinque) di cui s'é giá parlato a proposito di snus e affini. Adesso é il turno di quelle completamente legali e a consumo illimitato.
Siccome la sottoscritta é nota per essere molto disordinata, salto di palo in frasca e arrivo alla numero tre, che é: zucchero e affini (per essere pignoli chimicamente, ci sono il saccarosio, il fruttosio e il glucosio in diverse combinazioni, il tipo di dipendenza comunque non cambia).

Fonti scientifiche molto piú autorevoli di me raccontano che esiste un evidente legame tra consumo di carboidrati e depressione stagionale: i primi aiuterebbero a combattere la seconda, via serotonina.
A giudicare dagli scaffali degli alimentari svedesi, la teoria sembrebbe empiricamente confermata. Per mia solita deformazione professionale, ho il malvezzo di leggermi gli ingredienti prima di comprare qualcosa, che si tratti di pane, shampoo o cioccolato fondente. La curiositá aumenta esponenzialmente quando mi capita di andare in un Paese nuovo.
A parte il discorso sui semilavorati alimentari addolciti, che sicuramente é transnazionale, scoprii perció abbastanza rapidamente che in Svezia molte popolarissime ricette tradizionali sono insospettabilmente zuccherate: il sill (aringhe marinate) e il gravad lax (salmone marinato all'aneto) sono stati ad esempio trattati con zucchero, per non parlare del blodpudding (specie di sanguinacci) o della leverpastej (un paté di fegato suino).
Per introdurre qualcosa che sará presto attuale, anticipo pure che un sacco di salse nello julbord (sontuosi pranzo o cena prenatalizi) sono di tipo agrodolce. Ma su questo ce ne sará abbondantemente da raccontare a tempo debito.
L'unica volta in cui non lessi gli ingredienti fu quando, presa da un attacco di nostalgia verso i sapori veneti, decisi di comperare un salsicciotto di bönorsoppa, cioé minestra di fagioli. Colore e consistenza identici, gusto tremendamente dolciastro: nella bönorsoppa c'é il syrap, cioé lo sciroppo di zucchero invertito, quello usato anche nella ricetta dei pepparkakor, per intenderci, e io da brava ingenua non avevo letto la composizione.

Il problema, devo ammetterlo, é mio: abituata (e affezionata) alla cucina mediterranea, sono cresciuta con l'idea che il dolce vada col dolce e il salato col salato (non me ne vogliano i siciliani, che hanno stupendi piatti agrodolci nella loro cucina). Pertanto, faccio ancora fatica a comprare il tipico pane svedese, che spesso e volentieri riporta la seguente composizione:

Varav sockerarter indica quanto zucchero c'é. Un 9 % é un po' tanto per le mie papille gustative, a meno che non voglia spalmarci marmellata sopra (notare anche la chiavetta verde, che é il simbolo per il cibo sano, ovvero con pochi grassi). Fortunatamente per il mio palato fine, da qualche anno é venuta in auge la moda del Glycemic Index per vivere piú magri e belli eccetera, e i panificatori industriali si sono adattati alle regole del mercato producendo pane con solo il 3% di zucchero (per la lievitazione, dicono, anche se quando faccio la pasta per pizza non mi é mai servito zuccherare per attivare i lieviti, boh. Consulteró Bressanini). Per rendere giustizia alla tradizione svedese, devo peró aggiungere che l'addolcimento del pane é una novitá introdotta negli anni '80 (mi dicono): i panificatori volevano dare l'impressione che il pane fosse piú buono e lussuoso, trasformandolo in pratica in merendina.

Morale della favola: ma che nausea tutto questo zucchero. Quasi quasi vado a farmi un sano panino di Nutella.

11 comments:

SuomItaly said...

Nutella? I consiglierei i citati "pepparkakor". Da queste parti ci sono dei buonissimi biscotti allo zenzero. Ne ho mangiati alcuni da un pacco comprato nel week end. Sulla confezione è scritto che siamo sulle 29 kcal per biscotto. :)

Morgaine le Fée said...

L'appunto sulla Nutella é, naturalmente, ironico.
La Nutella é diventata la nuova droga del Vikingo, dopo che ebbe acconsentito, con molto scetticismo, a provare la grottesca usanza italica di spalmarla sul pane. :)
I pepparkakor li adoro, anche se io personalmente dovrei stare alla larga dai cibi troppo zuccherosi per motivi ormonali. (ma questa é un'altra storia)

gattosolitario said...

Sono d'accordo troppo zucchero. Anche io quando faccio pizza e pane non aggiungo proprio lo zucchero, ed il lievito funziona benissimo.

Odysseus said...

O cara Fata, come cogli nel sacco!
Sebbene possa io essere annoverato nella lista dei dipendenti da zucchero in periodo di mancanza di luce, putroppo non sopporto lo zucchero dappertutto. Non solo come dici tu in pane e pesce, lo zucchero c'è anche nel prosciutto (che è un rimacinato pieno di Ennn alla faccia della qualità!), nei sughi tipo "äkta italienska" (che non compro mai), nel pollo, e testimonio che l'ho visto coi miei occhi castani, mettere sull'insalata fresca invece del sale (che non mette nessuno).
Lo zucchero è dappertutto in Svezia.
sarà un modo per addolcirsi...?
A proposito delle sofisticazioni alimentari ho da qualche giorno intenzione di scrivere del nuovo marchio "äkta vara" sul mio blog.
dolce giornata a tutti!

Sofia said...

Devo dire, da una buona russa, che voi italiani avete un rapporto molto deciso e preciso con cibo. Probabilmente grazie alla vostra cucina davvero ricca e buonissima:)
Mi sarei permessa di creare una combinazione di dolce e salato senza problemi, infatti mio marito ogni tanto mi guarda con un certo stupore.
Comunque, in tutto avanguardismo ciboso, apprezzo la cucina sana e leggo gli ingredienti come te prima di comprare un succo.
Buona giornata con meno zucchero!

Morgaine le Fée said...

@Gatto: sulla pizza sei un'autoritá e dunque ti prendo a riferimento.
@Odisseus: purtroppo lo zucchero c'é anche nel prosciutto italiano, non capisco a che serva, ma c'é.. Invece quella dello zucchero per condire l'insalata é una chicca bestiale! dov'é che l'hai vista??
Sull'"äkta vara": hai notato che a tutte le cose "italiane" schiaffano la denominazione "classico"? ahah!
Sugli E-xyz: per me vanno anche bene, dipende da cosa sono: se mi mettono un E160a (carotene) o un E300 (vitamina C) allora mi va benissimo, sono piú perplessa sull'E 250 (nitrito di sodio).
@Sofia: infatti hai ragione, credo che gli italiani siano un po'(tanto) conservatori sul cibo. Io non ho problemi a provare cose diverse (ho mangiato anche il surströmming), é che é proprio il sapore troppo dolciastro col salato che a me non piace e a cui faccio fatica ad abituarmi. Poi, de gustibus :)

Odysseus said...

Morgaine devo contraddirti su qualche punto
1. Si dice il peccato ma non il peccatore
2. Il prosciutto di Parma è carne di maiale intera, sale marino e aria fresca della pianura padana che quando c'è vento da nord-ovest assume un delicato aroma affumicato ;)
3. Non bisogerebbe aver almeno un diploma da perito chimico per andare a far la spesa.

Morgaine le Fée said...

Odysseus:
punto2: in realtá pensavo al prosciutto cotto. Hai visto zucchero anche in quelli crudi? (beh spero di no)
punto3: da quel che ricordo, a noi periti chimici non parlavano di additivi alimentari. Io credo sia sufficiente quel po' d'infarinatura di chimica che si fa/dovrebbe fare in qualsiasi scuola superiore, compreso il Classico, le tabelle degli E-xzy poi uno le trova in rete senza problemi. Questa é la conseguenza di una cultura che snobba l'educazione scientifica e poi si ritrova impreparata su questioni di vita quotidiana (e non parlo solo di cultura italiana, perché anche la Svezia sta scivolando verso lo stesso problema)

stardust said...

E cosa ne dice del godisberoende? Non avevo mai sentito in Italia che si potesse diventare dipendenti dalla caramella e dolciumi vari. Qui invece e´godis frosseri!
Pero´trovo strano che non abbiano dei veri e propri dolci tradizionali natalizi. Vabbe´, ci si abboffa di salsicciotti e köttbullar...

Morgaine le Fée said...

@stardust: il pezzo sui godis ce l'ho giá quasi pronto per la prossima settimana (non per niente questo post é Lode al Pancreas parte prima...)
e qua non é solo una questione di zuccheri....

Odysseus said...

@Morgaine
Immaginavo che ti riferissi ai cotti. In Italia comunque non sono rimacinati (se non negli infimi supermercati bassocosto di periferia), ma sono un cosciotto unico, un prosciutto appunto.
In svezia (e finlandia) chiamano skinka (kinkku) una cosa che skinka non è, bensì un rimacinato di carne suina che è impestato di zucchero, di profumi chimici e spacciato come per esempio "basturökt).
In Italia sarebbero truffe alimentari = vendere una cosa per ciò che non è. Per fortuna che la Finlandia non ha ottenuto la presidenza UE sull'alimentare atrimenti adesso ci sarebbe il rischio di avere roba tipo suomenparmesaaani come delicatess ;)
Dei crudi gli svedesi ne sono venuti a conoscenza durante i viaggi al Sud. Posso testimonaire coi miei occhi marroni di gente che li guarda come stessi offrendo croccanti code di topo.
3. Sono d'accordo parzialmente. Si sul fatto che in Italia manca al popolo una più approfondita cultura tecnica. Ma guarda che in Svezia sono dei gran ignoranti su molte cose, da sempre (sto preparando un post su questo sul mio blogg). se vuoi saperne di più scrivimi pure.
In ogni caso il sistema degli additivi negli alimenti è complicato anche per un ingegnere che sebbene abbia studiato tanta chimica ambientale, va a fare la spesa la sera mezzo rintronato dai tre figli.
Figurati per una massaia europea! da Paternò a Rovaniemi non cambia niente. Anzi la nonnetta di paternò ha a disposizione 95% in più di prodotto fresco di quella di Rovaniemi ed è meno fregabile proprio per questo (non solo perché i pomodori te li schiaccia in testa se non sono buoni).
Ma capisco che per te sia come navigare in acque amiche ;)

 
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