Thursday 31 March 2011

Le Foto di Marzo 2011

Marzo é il Mese in cui finalmente si vede il Sole sia andando al lavoro, che tornando a casa. È anche il mese in cui le abitudini dell'infanzia riemergono, e fanno sembrare strano che i dintorni siano coperti di neve mentre il resto dell'Europa scopre i suoi primi fiori, o anche i secondi.
A Marzo, per quanto si ami la neve, si comincia ad esserne stufi, ma bisogna pazientare per diverse settimane ancora. 
Le Foto del Mese sono perció ancora molto nivee, e non ho paesaggi piú variati da offrire se non questi qui sotto.
Inizio col solito mare ghiacciato. 
Da sopra:


Da vicino:


Da una prospettiva un po' meno accessibile (la costa finlandese fa bella mostra di sé in alcune immagini, e i ghicci nei pressi dell'Ultima Thule sono rotti a causa dei traghetti):


non puó mancare la calma immobile dei tramonti:


Dopo il tramonto, l'oscuritá puó continuare ad essere ravvivata da altre luci. Qui un'altra serata con Aurore Boreali, sebbene non spettacolari quanto quelle mostrate in precedenza:


Giocando con le impostazioni della macchina fotografica é facile raccontare che la famosa luna piú grande del 14% (ma era proprio vero?) illuminava a giorno. In realtá l'atmosfera era un pelino piú romantica di questa:


Marzo é il mese dei primi disgeli, in cui le temperature diurne possono, dopo molti mesi, finalmente raggiungere qualche grado positivo. Gli effetti, se non si fa adeguata attenzione, possono essere letali, e lo dico senza troppa ironia:


Damocle was here:


Il disgelo puó mostrare anche graziosi ed effimeri ricami di ghiaccio:


Nonostante ció, qualche ultima, spettacolare nevicata puó cancellare le illusioni premature:


La tecnologia vi rimedia come puó. Qui sotto un esempio di snöslunga, oggetto andato letteralmente a ruba quest'anno: anche nel senso che molte venivano rubate e rivendute al mercatino dell'usato a prezzi molto superiori di quelli di mercato.


Chiudo questa carovana con il risveglio primaverile delle lepri (a questa stagione ancora col bianco manto invernale), e alcune tracce delle loro danze attorno agli alberi che circondano la stuga:


Alcune di loro, a giudicare dalle impronte, devono essere particolarmente grosse. Qualcuno tra chi legge ha altre ipotesi sulla bestia che ha lasciato queste tracce?

Sunday 27 March 2011

Piccoli Pesci Babele

L'Ultima Thule, nonostante la sua piccolezza, (o forse proprio per questo) é galeotta. Potrei parlare per me, ma potrei anche parlare di un'altra donna italica che ha trovato di come scaldarsi il cuore nelle pianure del Norrland incontrando un simpatico cittadino del secondo Paese Asiatico.
I due han poi deciso che l'Ultima Thule aveva esaurito i suoi scopi, hanno ampliato i loro orizzonti finendo da un'altra parte un po'piú a sud in Europa, e han combattuto alla morte con gli intrighi delle burocrazie planetarie per poter coronare i loro sogni d'Amore.
È cosí che la famiglia Mezzovikinga si ritrova in viaggio ancora una volta, diretta una graziosa cittadina del sud francese per partecipare a degli sponsali e farsi del male: scoprendo che in altre parti del mondo esistono addirittura un sacco d'alberi coi fiori sopra, che é possibile, a marzo, star fuori in maglietta a prendersi un caffé, e che il colore del suolo non é necessariamente grigio poltiglia, ma, in diversi casi, verde. Il Vikingo continua a farfugliare che dobbiamo emigrare dall'Ultima Thule, com'é possibile abitare lí.
La vita degli Alchimisti Erranti, come me o la coppia di cui parlo, fa sí che ad un eventuale matrimonio la cerchia dei propri ospiti, piccola o vasta che sia, facilmente consista di diversi colori e che ad un tavolo capiti che si ritrovino una famiglia italico-norrlandese, una ragazzina svizzera, e una famiglia islandese con tre figli, residente in Francia da circa nove mesi.
È stato molto interessante, per non dire stupefacente, vedere come i minorenni della situazione hanno risolto il problema della comunicazione: perché il Mezzovikingo poteva parlare in svedese per farsi comprendere dai due fanciulli nordici di poco piú grandi. Questi a loro volta, dopo pochi mesi passati negli asili della landa della Baguette, hanno imparato che il Francese é l'unico Idioma indispensabile per rivolgersi al mondo. L'unica eccezione é stata quando, per chiedere alla teutofona ragazzina un parere sul DVD da vedere, han sfoderato senza complimenti un do you like this?
Il Mezzovikingo, dopo un paio d'ore in questa Compagnia, ha cominciato ad abbozzare risposte in francese ai due scalmanati, divertendosi un mondo. Gli adulti contemplavano i quattro selvaggi, ed esprimevano in inglese la propria meraviglia gli uni agli altri.

Ed é qui che mi accorgo di non aver parlato da un pezzo di cosa succede col bilinguismo del Mezzovikingo. L'avevo lasciato, a due anni abbondanti, in balia di Riccardo dei Piccoli Vichinghi. Lí usava ostinatamente lo svedese con chiunque non fosse me, l'italico idioma con me, e un condimento di lingua Poppantesca Fasulla sulla maggior parte delle frasi. Quest'ultima a Natale era definitivamente scomparsa, e le lingue dei genitori divenute l'unico modo di rivolgersi al Mondo.
Piú o meno in quel periodo, l'infante usava la Delicatezza di rivolgersi ad un genitore nell'opportuno linguaggio, per poi tradurre immediatamente all'altro, nell'altro idioma, il concetto appena espresso.

Questa cortese abitudine é svanita nel corso dei mesi. L'Erede ha dato per scontato che dopo il primo, breve corso di traduzione simultanea da lui impartitoci, ora noaltri dovremmo ben essere in grado di capire perfettamente sia italiano che svedese: perció al momento risparmia tempo e fatica mischiando le due favelle nella stessa frase.
Jag vill inte ha sotto le coperte-caldi-caldi! (inte -non- resta la parola prezzemolo del decennio, e forse oltre)
Mamma, du måste portarmi! (in braccio, n.d.t.)
Pappa, jag vill fare cannone! (riferito ad un'app dell'Aifon del Vikingo, dove un cannone spara bambolette ad un bersaglio, app preferita dell'infante)
Pappa, det här va lí (armeggiando con un puzzle)
Non dimenticando il mirabile: lí , traduzione incompleta ed adattata dell'espressione svedese så där, -cosí-.
Il Vikingo protesta: lui, nell'illusione di aver potuto imparare l'italiano al passo col figlio (suvvia, non si parla forse semplice coi bambini?), si rende conto con orrore che l'etá avanza, e il cervello di un pargolo tra zero e tre anni viaggia molto piú velocemente del suo.

Nonostante le apparenze, il Mezzovikingo non é piú un bilingue bilanciato. Quando é appena sveglio e i neuroni lavorano col pilota automatico, sono solo frasi scandinave quelle che escono dalla sua bocca. Lo svedese trasuda con l'Impianto delle sue Strutture anche quando capita che il ragazzetto dica un'intera frase in italiano: l'ausiliare rimane sempre e solo ha, a prescindere da quando grottesca l'espressione diventi ('noi ha fermato' se l'auto incontra un semaforo rosso), gli aggettivi stanno rigorosamente prima del nome. 
Il 'Non' non ha mai visto la luce, perché 'Inte' é la Parola Portante e Concetto Ultimo dell'Universo. L'uso di coniugare i verbi per ogni persona, pratica inutile nella grammatica svedese, fa spesso capolino anche nell'uso dell'Italiano, e molto vien coniugato, con risparmio di risorse linguistiche, alla terza persona singolare (preciso che noi ci rivolgiamo al pargolo col 'tu' ed 'io', e non : 'la mamma fa questo', 'il Mezzovikingo fa quello', come spesso bizzarramente si usa per rivolgersi ai bambini piccoli).
Nonostante una madre femminista (va bene, lo so che in italiano é ormai una parolaccia, ma io non son fine, e la uso lo stesso), dicevo, nonostante una madre femminista, il Mezzovikingo sembra mostrare pericolose derive maschio-centriche, se si giudica dall'uso della favella: perché in italiano, lui coniuga qualunque aggettivo al maschile. In svedese chiunque, che sia persona, bestia, o creatura d'invenzione come Barbamamma, diventa 'han', cioé lui.
Il Mezzovikingo, sebbene madrelingua, é ancora in piena fase d'apprendimento, e la sua grammatica in qualunque idioma farebbe sorridere, o aggrottar le sopracciglia di diversi puristi. Fa sorridere anche me, perché i suoi errori mi ricordano da vicino i miei, quando ero ancora alle prime armi con lo svedese: non parlo soltanto di metter l'articolo del genere giusto con la parola giusta, ma anche dell'applicazione indipendente della mia Teoria della Preposizione .
Se in svedese non sai che preposizione mettere, usa il . Spesso avrai imbroccato.
Gli svedesi, quando sono irritati, possono arrivare ad espressioni forti tipo 'jag är arg på dig' (sono arrabbiato con te). Se invece é il timore ad avere il sopravvento, una frase adeguata puó essere 'jag är rädd för dig' (ho paura di te).
Il Mezzovikingo, che ha appena imparato ad esplorare la giungla della Grammatica, ha adottato inconsapevolmente il mio metodo empirico, raccontando al mondo che lui 'är rädd dig'. Evidentemente, l'ipotesi che il sia la preposizione-prezzemolo dello svedese deve avere qualche fondamento.
Per ora, non mi preoccupo molto: l'esempio e la scuola faranno il loro dovere.
E che si puó dire della grammatica italiana? A parte qualche occasionale incontro, il pargolo puó usare l'italiano solo con me, una madre la cui lontananza dalla madrepatria s'allunga con gli anni. Il Sistema Svedese, nella sua Infinita Provvidenza, ha l'accortezza di affibbiare ai propri allievi bilingui un insegnante di madrelingua sia a scuola che all'asilo, se la famiglia fosse interessata.
Il Mezzovikingo ne avrá diritto a partire dal prossimo anno: non ho la piú pallida idea se lui si degnerá di usare l'italiano anche con la nuova maestra. Di sicuro, l'affronterá con le sue svedesissime, aspiratissime acca (che io non ho ancora imparato nonostante sette anni di pratica), e le sue A aperte e cristalline, come nessun svedese monolingue sará in grado di pronunciare.
In autunno il prossimo aggiornamento.


Tuesday 15 March 2011

Mister Bean delle Nevi

Ultimamente, sto sviluppando interessi molto frustranti, deludenti e infruttuosi, i quali rubano un po' di tempo a questo blog per alimentare di piú quell'altro (con risultati, perlappunto, frustranti, deludenti ed infruttuosi). Chiamatelo masochismo.
La complicitá della scarsezza d'argomenti non é una scusa: avrei una serie di cose da raccontare, ma le serate passano in altro modo. Vuol dire che avró materiale da centellinare per i mesi a venire.
Ad ogni modo, qui nell'Ultima Thule si allungano le giornate, le temperature diurne inducono al disgelo e incoraggiano gli Ultimathulesi a godere della Natura col naso dall'altra parte della finestra.
In questa Occasione, si é appena concluso il Rituale della Settimana dello Sport, detta in vernacolo Sportlov. Chi ha pargoli in etá scolare deve perció trovare un modo per trovar loro delle occupazioni moralmente edificanti, visto che le scuole son chiuse. L'intento é quello d'indurre i pigri studenti, e pure molti, altrettanto pigri genitori, a muovere il loro grazioso deretano affinché non venga a somigliare a quello di un certo Primo Ministro europeo.
Qualcuno narra che, indietro nel tempo, quando la gente di qui lavorava duramente nei boschi e non aveva bisogno della palestra, la vacanzetta non servisse al ristoro del corpo, bensí al risparmio energetico nelle pubbliche scuole, e da ció fosse chiamata kokslov.
Febbraio e marzo, mesi in cui lo sportlov capita (in coordinamento con le vacanze di Pasqua), sono periodi in cui l'Ultima Thule é ancora coperta da un caparbio manto nevoso. La neve, si sa, é morbida e fresca e, dal momento che l'organismo umano fu plasmato nelle calde regioni dell'Africa, si dá il caso che il corpo manchi di appendici appropriate per muoversi in questi ambienti.
Nel mio occuparmi di interessi frustranti ed infruttuosi, incappo spesso in raffigurazioni fantascientiche, fantasy, steampunk o roba del genere. In esse, il suddetto corpo umano é spesso provvisto di Protesi, come se fossero la piú moderna Meraviglia Tecnologica.
In realtá le protesi sono oggetti vecchi come il cucco: giá nel Settecento le Dame Veneziane portavano tacchi enormi per compensare certe manchevolezze della Natura a proposito di gambe (ed io ne so qualcosa: non chiamatela Vanitá: guardare negli occhi un/'interlocutore é piú facile con tali provvidenziali attrezzi).
Anche gli Ultimathulesi capirono come le Protesi ai piedi potessero risolvere un bel po' di problemi pratici delle gambe. Non ultimo, quello di sprofondare nelle distese nevose fino al deretano (e oltre, per le nane come me). Se il corpo umano non é geneticamente predisposto alla neve, non si fa altro che pigliare un po' di materia prima locale, ed applicare un paio di protesi ai propri piedi: et voilá, ecco che 5200 anni orsono qualche Proto-Ultimathulese costruí un paio di Sci, che ancor oggi possono esser ammirati nel Museo cittadino, e che si dice esser i piú antichi rinvenuti al mondo (almeno, loro lo dicono).

Nonostante il mio luogo di nascita sia relativamente vicino alle Alpi, confesso che non ho mai imparato a sciare. Questa é un'insanabile pecca se si vive all'Ultima Thule, dove durante l'inverno c'é poco altro da fare e dove la pratica di uno sport é requisito essenziale se si vuol cuccare (ne avevo scritto qui).
Le specialitá sciistiche praticate sono lo Slalom, o il Fondo. Non desiderando di morire giovane, esclusi categoricamente la prima, e cercai di affrontare la seconda con un minimo di dignitá.
Armata di buona volontá, mi tuffai nelle pagine di annunci locali alla ricerca di un paio di sci adatti alla mia cortezza: di nuovi non me ne interessai, ché investire troppo in qualcosa di potenzialmente fallimentare non é  mai molto saggio. Capitai in contatto con un vedovo corto quasi quanto me, il quale cercava di alleggerire il dolore delle sue perdite dando via alcuni oggetti della moglie. Fu cosí che entrai in possesso di questo grazioso reperto archeologico, oggetto che ha suscitato negli anni vivida curiositá, mista a sorrisetti coll'angolo della bocca:


Notare le calzature a prova d'infiltrazione nevosa:


Con simile meraviglia ai piedi, mi gettai, letteralmente, a gambe levate nelle vaste pianure distese acquee norrlandesi, con queste includendo il mare del Golfo di Botnia, il Lago dell'Ultima Thule, e l'UltimaThuleÄlven all'altezza dei monti di Hemavan, ai confini con l'amata Norvegia, Paese dove tutti hanno come scopi: 1-Sciare quaranta ore al giorno (tanto i lavori meno interessanti ce li fanno quei poveracci degli svedesi); 2- Battere sugli sci quei cretinetti dei cuginetti svedesi che se la tirano tanto.
Per chi impara a condurre un mezzo di trasporto, il primo impatto col nuovo veicolo dá una terrorizzante sensazione di Perdita di Controllo: cosí il pedone che impara a pedalare, il ciclista che prende in mano una moto, il verginello alla scuola guida, e, lo avreste scommesso? il pedone con gli sci ai piedi. Se l'imprudente scarseggia naturalmente di coordinazione e ritmo, come la sottoscritta (carenze che neppure un corso di ballo nella disciplinata Teutolandia ha contribuito a migliorare), fate attenzione a farvi vedere dal vostro amato con quegli arnesi ai piedi.
La prima volta che il Vikingo ed io passammo una vacanza insieme, ad Hemavan perlappunto, tornai a casa con l'impietoso, ed esatto giudizio dell'aitante giovanotto, marchiato a fuoco nel mio encefalo come un prosciutto: "Du är skidåkarnas Mister Bean" (Sei la Mister Bean degli sciatori).
Il mio corteggiatore, pieno d'entusiasmo e vane speranze, aveva perfino cercato d'insegnarmi a praticare lo Slalom, guidandomi con degli improvvisati finimenti, a mó di cavallo, lungo la pista dei bambini.
Raramente in vita ho provato vergogna piú grande.
Passarono perció piú di cinque anni prima che i miei vetusti sci da fondo potessero rivedere i miei piedini.

Siccome peró ora passiamo parecchio tempo in stuga colla neve a portata di naso, e in piú sono madre ed ho la responsabilitá di non far crescere mio figlio da mollaccione e quindi mi tocca dare un Buon Esempio, in qualche modo oscuro ho provato la tentazione di riprovare le malefiche Protesi.
Intanto, il problema é che sono antiquate, e connettere le scarpette agli sci é giá un ottimo allenamento per i bicipiti. Successivamente, quando i marchingegni sono ai piedi, ci si accorgerá che il terreno é in lieve pendenza, e si sta perdendo irrimediabilmente il controllo della propria posizione. La legge di Murphy assicura che si scivolerá, sempre piú veloce, all'indietro.
Pum!
L'uso degli sci é totalmente opposto agli istinti primari di sopravvivenza: di solito, quando si capisce che il momento della caduta rovinosa é vicino, l'istinto suggerisce di rannichiarsi per parare il colpo. Se avete gli sci, é proprio ció che non si deve fare, pena l'aumento vertiginoso della propria energia cinetica. Al contrario, bisogna tenersi su dritti come un corazziere, e lasciare che la schiena si spezzi con orgoglio mentre si frena bruscamente.
Pum!
Quando si cade (perché si cade, io specialmente da quasi ferma), si sa che i piedi vanno all'aria. In condizioni normali, la cosa finisce lí. In condizioni sciistiche, i piedi sono attrezzati con due lunghe assi, e le mani con due racchette che non si vogliono sfilare dai guanti. Il risultato é un nodo di Gordio di ossa, appendici legnose, e ciccia
Pum Pum! Crack.
Poi, c'é il discorso che gli sci sono due robe drittissime, ma il percorso no. Ogni tanto dovete girare. Per la solita Legge di Murphy, dovete girare quando state scendendo, veloci intendo.
Ipotesi Uno: provate dunque a muovere i piedi diagonalmente: uno sci tenta di seguire il percorso, l'altro incontra un pezzettino di neve appena piú dura e prosegue drittissimo. Cominciate a rimpiangere di aver snobbato danza alle elementari, e di non aver imparato la spaccata. Crack! Pum.
Ipotesi Due: entrambi gli sci deviano, ma uno piú dell'altro. S'incrociano. Pum! Ringraziate il cielo che le caviglie sono intatte.
Ipotesi Tre: vi scoprite improvvisamente botanici, e decidete su due piedi di dare uno sguardo molto da vicino alla corteccia di quell'abete proprio ai margini della pista.


Condizione sempre verificata al Pum!: incrocerete regolarmente un abitante locale, il/la quale gentilmente vi chiederá, nell'ordine: 1- se vi siete fatti male; 2- Se venite dallo Skåne.
Il vostro partner, invece, potrebbe saltar fuori con espressioni tipo quelle descritte sopra.

Tra poco arriverá la primavera.



Wednesday 2 March 2011

Il Punto 3 dei Dieci Punti

Ovvero, quello descritto tempo fa in questo post.
Vivere nella stuga presenta degli svantaggi tecnici, come quello di avere un Internet boccheggiante e perció di non poter rispondere come vorrei agli ultimi commenti. Un Mezzovikingo carico di bolle ripugnanti non contribuisce a migliorare il quadro.
Esistono peró dei grandi punti a favore, come quello di disporre della visuale immensa di un cielo praticamente limpido, e perció di potervi finalmente mostrare, per la prima volta dalla nascita di questo blog, l'esplosione del piú mistico fenomeno di queste Terre: quella danza di fuoco verde e bianco che ci ha reso l'onore della sua vista ierisera.
I nastri si son snodati, intersecati e succeduti ad intervalli regolari, partendo dal nord, per alcune ore.
Ecco dunque l'Aurora Boreale. La qualitá delle foto non é granché, anche perché non ho studiato a sufficienza la macchinetta nuova da poter prendere degli scatti notturni decenti. Se volete vedere qualche foto un po' piú accettabile, vi rimando al solito link del giornale locale.  

Nascosta un po' dalle nuvole, e sensibilitá troppo bassa:


qui invece di sensibilitá ce n'era fin troppa, e la fermezze della mia mano é venuta a mancare:


Quando uno dei nastri passa sopra la testa, una pioggia siderale detta corona ci prende con la sua maestá:


Spero, per la prossima volta, di aver imparato un po' meglio le condizioni appropriate per prendere delle immagini decenti. Per ora accontentatevi di queste.
 
63°49'LatitudineNord © 2008. Template by BloggerBuster.