Monday, 28 February 2011

Le Foto di Febbraio 2006

No, non é un refuso. E nemmeno uno di quei sintomi d'invecchiamento precoce a cui la mia materia grigia ancora non riesce a rassegnarsi.
Un po' annoiata dal perenne paesaggio niveo nell'Ultima Thule, realizzo che le Foto di Febbraio 2011 non offrono nulla di piú di quelle di Gennaio 2011. Ho deciso dunque di cambiare programma, e postare alcune immagini di un altro Febbraio, quello del 2006: occasione in cui il mio buon amico, Sua Immensitá Kruccofila Dulcamara, decise di farmi visita e verificare di persona come le distese nevose del Norrland siano differenti dalle ampiezze immacolate dell'Impero d'Asburgo, di cui lui é glorioso Ambasciatore, raffigurandone l'arte canora in un blog che egli cura personalmente.
Altri tempi, altra tecnologia: la qualitá delle immagini é quella che é.
Ecco dunque una piccola e molto incompleta testimonianza di un viaggio ai confini del Norrland: in treno fino a Kiruna, sede della Setta del Radiotjänst, e poi in auto fino ad Abisko. 
Un'altra mia amica, tedesca e amante della Scandinavia mi raccontó di aver letto il libro "A Sud di Abisko", di Klaus Böldl, e di aver creduto che un nome cosí fosse un'invezione di una fantasia vagamente tolkeniana, fino a che pure lei sperimentó lo stesso viaggetto, e constató come Abisko non fosse un'invenzione mitologica, bensí uno sparuto gruppo di case negli abissi della Lapponia piú settentrionale.

Dall'Ultima Thule il viaggio in treno richiede piú o meno otto ore. Il percorso é apparentemente monotono, ma se ci si fa caso si nota come le conifere diventino sempre piú corte e piú sottili. Nei dintorni di Kiruna, lasciano il posto a betulle basse e dall'aria sofferente, e non si direbbe mai che un alberetto cosí grazioso sopporti meglio di tanti altri le fiere temperature negative della notte del Nord.
Quattrocento chilometri a sud di Kiruna (o a nord dell'Ultima Thule, se preferite), il treno rallenta un pochetto per consentire ai turisti come noi di ammirare il cartello che indica il Circolo Polare Artico:


Dopo 4-5 ore di treno, si arriva a Kiruna (o Pernice, in lingua same), luogo che probabilmente non esisterebbe se non ci fossero Ricchezze di Ferro nei suoi sotterranei, e che certamente non esisterá piú (almeno cosí come la si vede in questa foto), tra un qualche anno, quando i cunicoli scavati nella miniera la faranno sprofondare nelle viscere della Terra. Kiruna verrá traslocata, in qualche modo, su una collina poco distante. Si dice che il progetto della Nuova Kiruna sia affidato, tra gli altri, ad un esperto di feng shui.


Tra gli edifici che dovranno essere spostati si annovera anche la chiesa di legno della cittá: edificio rosso di incredibile bellezza, e il cui interno suggerisce atavica spiritualitá persino ad un'agnostica incallita come la sottoscritta. Mi rammarico di non avere immagini migliori, e di non averne dell'esterno. Se googlate, ne troverete di molto piú meritevoli.



Proseguendo nel viaggio verso Nord, e verso Abisko, si ammirano montagne vecchie come il mondo, modellate dal tempo, e mucchietti di case in mezzo al niente, che portano nomi esotici e fiabeschi tipo Nagireatnu. La strada e la ferrovia corrono sul ciglio del grande lago Torneträsk.


La grande valle ad U, detta Lapporten, o Porta della Lapponia, ammicca con la sua magnificenza. Il suo nome Same, Čuonjávággi, significa, molto piú prosaicamente, Valle dell'Oca:


Andare a Kiruna d'inverno, e non visitare il vicino Hotel di Ghiaccio nella vicina Jukkasjärvi, sulle sponde del fiume Torneälv, é un'occasione sprecata. C'é da osservare che (almeno all'epoca), le modalitá di trasporto per i non automuniti sono a dir poco disastrose e mal congegnate con gli orari del treno per Kiruna. Anzi, diciamolo pure: le attrazioni turistiche da farsi nel weekend (quando cioé si ha tempo per una corta gita), sono messe male. Perfino l'Ultima Thule, che deve ancora imparare come si accolgono i turisti con efficienza, riesce a tenere aperti i suoi musei di domenica. Kiruna no.
A ragion veduta, noleggiammo quindi un'auto. Per la strada, alcune placide renne si scostarono al nostro passaggio:


L'Hotel di Ghiaccio é un'effimera struttura fatta interamente di acqua solida, realizzata da esperti artisti, cara all'inverosimile, e il cui comfort é sicuramente discutibile. 
Si puó decidere di passare una notte in una camera normale, che é un semplice cubicolo di ghiaccio. In alternativa, esistono le suites, arricchite di sculture di ghiaccio incredibili e diverse da suite a suite. Ad ogni modo, il massimo della comoditá é un letto di ghiaccio coperto da una misericordiosa pelle di renna, su ci metterete un buon sacco a pelo. Niente Kamasutra, quindi, se il vostro progrmma era un weekend romantico.
I prezzi variano dalle 1150 corone, fino alle 4500 per notte e stanza, a seconda della stanza e della notte in cui ci andate.
Se preferite dormire al calduccio, fate come noialtri e pigliatevi una stanza in un ostello di Kiruna. Il romanticismo lo potete sempre esercitare andandovi a sposare nella mistica e spartana chiesetta dell'Hotel:


Per un qualche motivo (le pelli di renna?) la chiesetta offre un forte olezzo animale di non specificata provenienza.

Continuando il percorso, dettagli di magia gelata catturano il visitatore, come questo capitello:


Mentre se volete scaldarvi un pelo, esiste un bar a base di una certa reclamizzatissima Vodka, a portata di mano. Anche il lampadario é di ghiaccio:


Infine, con le mani ormai cristallizzate dal gelo che emanava dalle pareti, ho avuto la forza di fare uno scatto ad una delle suites.


6 comments:

gattosolitario said...

Io ci andai in estate, mi ricordo questi posti : )

Anonymous said...

Carissima,
Ho trovato il Palazzo d’ Inverno ancora incompiuto e per questo e per obblighi morali vari ho dovuto spostarmi verso sud.
Non ci crederai, ma cherie, ma sono nella Terra del Bunga-bunga.Temo per lo sciamano. Aveva dato la sua Parola ai portatori che non saremmo scesi tanto a sud, (non so se te ne ho parlato ma gli eventi hanno preso un’ altra direzione ed un’ altra volontà. Così ora mi porta il broncio.ma torniamo a noi,ed al motivo di questa missiva.
Prima di lasciare frettolosamente la Terra d’ Iperborea, un liberto mi ha consegnato alcuni scritti
Pregandomi di dare un giudizio sulla sua arte del componimento. Come la natura aborre il vuoto io aborro dar giudizi; posso spingermi –ma dopo aver ascoltato altri pareri, in particolare il tuo- a formulare un consiglio ed un viatico, cosa che farò. Non oltre questo, però.
Orbene, gli ex schiavi di Tessalonica si sono avventurati in una fiera in Iperborea offrendosi ingenuamente per i mestieri e le arti chieste a gran voce dai popoli di queste terre nordiche tanto conosciute e raccontate da te.
E così il liberto che ti ho citato, trovò motivo d’ ispirazione nella fiera del lavoro (scusami per tale parola sì triste e plebea). Il suo componimento, da quel che mi è sembrato, esalta il dubbio e l’ arrovellarsi del padrone. Sono descritte le penose ore dedicate all’ esame di qual servo scegliere. Così, con tale difficile mansione, inizia il verso…


Se riesci a vivere quello che sembra un secondo ascoltando,
restando in silenzio quel secondo,
intuendo che il tempo è solo una successione di secondi.


Se condividi con chi ti parla –cioè io- il discorso,
quindi è inutile leggere tra le righe,
e poi storcere il naso ad ogni strofa che scrivo,

Se sai spiegare perché mi dicevi che parlavi inglese,
ed ora non sai ordinare una pizza,
quando “una” è l’unica parola da tradurre,

se sai spiegare perché hai detto che sai guidare il camion,
e ti fai tamponare anche in pieno deserto e sbagli la conta
del numero delle ruote.

Se del Verismo non ne fai un fine
del priapismo non ne fai un mezzo
e dell’ onanismo non ne fai una piattaforma sindacale.


se riesci ad essere tutto questo potresti essere assunto,
in prova tre mesi, niente ferie ed inizi domani,
e quel che più conta, la smetti di rompere le palle in giro,
o figlio mio.

Non è l’ Iliade, Morgane che rie, ma lungi da me il reprimere gli altri.Mi arriverà uno scriba dal Metaponto.Lo incaricherò di imparare a memoria i versi così da portarlo in giro con me per
apportare note e correzioni.

Inchino e baciamano.
An.om
(anonimo omonimo siberiano)

Eilan82 said...

Non concepisco gli hotel in ghiaccio, è proprio più forte di me!! :P

/Alessandro said...

Mi hai quasi fatto venire voglia di fare un viaggetto fino a lassu'il prossimo inverno... l'alternativa sarebbe la tailandia. Che faccio? :-)

Dulcamara said...

Commosso, grazie mille del bel ricordo!

Quando il mezzovikingo sarà un po' più grande tornerò a trovarvi, promesso!

Morgaine le Fée said...

@gattosolitario: anch'io. Pieno di zanzare, una cosa tremenda.
@Dulcamara: il piacere é mio. ma come, avevi detto che Stoccolma era immensamente piú interessante! Comunque sarai il benvenuto, sempre, comunque ed ovunque.
@Alessandro: per me un viaggetto quassú merita. ma fatto una volta direi che basta. Ma non avete posti piú vicini della Thailandia?
@Eilan: infatti dormirci lá non rientrava proprio nei mie programmi. Ma l'opera scultorea/artistica é impressionante, e una visita la merita.
@Anonimo Siberiano: non so se rallegrarmi per te o compiangerti, pensando alla tua permanenza nella terra Bungabunghiana. Certamente svantaggi e vantaggi ce ne sono, e le permanenze brevi esaltano forse i secondi.
Il componimento del tuo Liberto, sebbene manchi clamorosamente di rime, é oltremodo interessante. Sul contenuto, gli direi che l'esercizio dell'Arte della Menzogna, s'applica da sempre da entrambe le parti, e chi prometteva l'orario sndacale ma poi ti risucchia anche le notti purtroppo s'incontra dalla parte del Padrone.
Auguro di certo, a tutti quei liberti, di aver trovato ció che ricercavano, che al tempo attuale scarseggia...

 
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