Thursday 21 November 2013

Anche chi muore si rivede -1-



Un esempio pratico dell'affermazione del titolo qui sopra, é per dire, la tenutaria del qui presente blog: risucchiata di linfa vitale da alcuni marmocchi non specificabili (ma non solo), riemerge sotto forma di zombie dalle melme grigiastre del periodo piú cupo dell'anno. A differenza di altri spazi virtuali, e a sommo vantaggio di chi legge, la mia faccia con annesse occhiaie mai verrá usata per illustrare le pareti di questa stanza.
Il mese di Halloween, Allahelgon, Samhain o quel che volete é perció il momento migliore per riprendere in mano questo spazio ormai desolato ed ammuffito.
In uno dei miei primi post avevo raccontato dei motivi che mi avevano condotto all'Ultima Thule. Avevo pure citato l'incoraggiante commento della mia genitrice prima della mia partenza, che suonava piú o meno cosí :
"non ci andrei mai in un posto cosí freddo"
L'osservazione climatica é abbastanza corretta, anche se il freddo (a differenza dell'oscuritá pre-solstizio) non é un grosso problema per vivere qui. Al giorno d'oggi la scienza e la tecnica han provvisto l'oramai comodo Norrlandese di tripli vetri, coibentazioni eccellenti, abiti hightech, auto coi sedili scaldaderetano, prese elettriche per i motori, pneumatici a prova di ghiaccio, sistemi di riscaldamento efficienti, ecologici ed economici come questo (in svedese), e tanti, tanti godis a buon prezzo. Quando si sprofonda sotto lo zero Celsius, l'aria diventa asciutta e profuma di neve, e non porta via troppo calore corporeo. Mica per niente preferisco trascorrere le ferie di Natale qui anziché nell'umidiccia Padania.

Per la mia curiositá, é assai piú interessante capire come accidenti sopravvivevano in questi luoghi quando le sopraelencate meraviglie tecnologiche ancora non esistevano. Chi erano gli Ultimathulesi di cento, duecento anni fa? Quali misteriose qualitá della psiche e del fisico li tenevano legati ad un suolo ingrato, carente di pomodori freschi, di affreschi rinascimentali e della biodiversitá di molteplici invasori stranieri a movimentarne lo spirito?

Nella libreria del Vikingo si mimetizza un fascicoletto scritto in Word, dalla copertina bianca, in cui campeggia la foto di un tizio austero e la dicitura "Cronache della Famiglia Vikingström e Antenati".
Poiché il Vikingo non sembra aver beneficiato di ascendenti illustri, ricchi e meridionali, l'incartamento narra perció un succulento viaggio, all'indietro di qualche secolo, nella vita di alcuni popolani Norrlandesi che vengono riportati in vita attraverso i registri delle chiese, atti di tribunali, inventari e testamenti.
L'autore della Krönika dice, nella sua prefazione:
"..ho trovato 14 vissuti nel 1500, 57 nel 1600 e 43 nel 1700. Piú di 20 generazioni a ritroso nel tempo...[...] La maggior parte erano contadini e coloni. Molti hanno fondato villaggi dalle parti di Lycksele e Degerfors, e perció avuto parte attiva nella colonizzazione della Lapponia. Uno di loro fu Jonas Nilsson, citato nella letteratura tedesca.
Alcuni divennero funzionari, tra loro Mårten Mårtensson, che contribuí con geni lapponi (lapponi e svedesi non usavano accoppiarsi, per cui l'evento é notevole ndt).
Poche donne vennero citate dai preti. Quei tempi erano cosí. Ma ce ne furono alcune. Malin Andersdotter si prese una colonia a Björksele e fondó quel villaggio. Margareta Grenholm fu la prima ostetrica del comune di Degerfors.
Molte tragedie han toccato il parentado nelle persone di giovani uomini, arruolati come soldati, mandati in guerra e ammazzati quasi subito da esperti militari di professione in Europa"

Ció che serve, nelle ricerche genealogiche, é il cognome degli antenati. L'uso di un unico termine per indicare una famiglia secondo ascendenza al maschile é una soluzione relativamente moderna da queste parti. Il primo Vikingström che ritroviamo nelle carte é un tal Olof Johansson Vikingström di Hornefors, nato nel 1793 e undicesimo di quindici figli. Prima di allora, si risolveva alla spiccia col patronimico, per cui il padre, per l'appunto Johan, porta il nome di Johan Nils-son, da cui si capisce che il nonno paterno di Olof non puó esser altri che Nils.
Ulrika, l'ultima sorellina di Olof, avrá invece e senza dubbio portato il nome di Johansdotter. Facile, no?
Il sistema del cognome-patronimico sembra dunque il piú usato in Svezia prima del diciannovesimo secolo, a partire dal quale diversi cominciano ad attribuirsi un cognome: come ad esempio i figli di tal Anna Sofia e Per Persson, che si faran chiamare Berggren (ramo di monte) , i nostri Vikingsström, e un Jonas, che si fece Flodin.

Parlando di prole piú o meno numerosa, le famiglie ottocentesche descritte nella Krönika hanno come comun denominatore un'incredibile prolificitá. Mentre io sto qui a far la Vittima e piangere il morto per soli due marmocchi che fan le ore piccole, gli Antenati, e soprattutto le Antenate del Vikingo, i morti li piangevano per davvero e indubbiamente dovevano aspettar la menopausa come una gran Liberazione.
Prendiamo ad esempio la famiglia di Nils Petter Carlsson, colono, ed Eva Charlotta Olofsdotter.
Si sposano a 24 anni, e mettono subito in moto la Fabbrica della Prole. Eva Charlotta sfornerá 11 creature, l'ultima all'etá di 43 anni, tanto per raccontare di puerpere attempate. Mi permetto di osservare che le primipare quarantenni dei giorni nostri, spesso criticatissime, arrivano al parto in condizioni molto meno sfatte di Eva Charlotta e colleghe.
E la Discendenza? Il primo figlio della coppia muore poco dopo un mese. Esattamente nove mesi dopo il triste evento, nasce il secondo, che batterá il fratellino vivendo fino a quasi 4 mesi, con la mamma giá incinta della terza. Si noti che il signor Nils Petter non deve aver nemmeno aspettato che la moglie smettesse di avere le lochiazioni, e che la fertilitá di costoro fu comunque impressionante.
La terza figlia raggiunge il record d'etá, e vive fino a 14 mesi, salutando la nascita della quarta, Sara Lotta, la quale sará molto piú fortunata e riuscirá a vivere fino a 90 anni. Sara Lotta, rimasta vedova e poverissima, s'ingegnó a sopravvivere diventando accattona professionista, al punto da divenire una celebritá dei luoghi, col soprannome di Mjöldomta (presa di farina, che frequentemente mendicava). Per chi é curioso su Sara Lotta, troverá un approfondimento (in svedese) qui.
La quinta -definita malaticcia- se ne andrá a 20 anni, vedendo un'altra sorellina morire a 5 mesi. I successivi, restanti figli, se la cavano giá meglio e, tranne una sedicenne, arriveranno a sperimentare i dolori dell'etá adulta.

Scorrendo le pagine della Krönika, si vede che piú o meno anche le altre famiglie spartivano un destino simile: il racconto di un professore tedesco, Friedrich Wilhelm von Schubert, in viaggio da queste parti cosí descrive il suo incontro con alcuni Antenati del Vikingo, nel luglio 1817 (tradotto dallo svedese dell'epoca):

"... Lillsele é un aggregato isolato, abitato da un colono di Piteå. Un destino avverso aveva colpito il pover'uomo. Aveva perso moglie e alcune figlie per la scarlattina. Tutti in casa si erano ammalati, perfino il bestiame a causa della mancanza di cure. I sopravvissuti ora erano sani. Lo stesso padrone di casa, uno svelto 70-enne, venne giú alla barca e ci invitó, a dispetto della sua povertá, a mangiar pesce ed uova fresche. Quando respinsi l'offerta, vennero alcune sue figlie con un po' di latte. Una di loro mi porse la ciotola con tal gentilezza e fermezza, che non potei piú rifiutare. Alla fine, scesi dalla barca ed entrai nel cortile. Tutto era lindo e piacevole a vedersi. Di quattordici figli ne vivevano sette. Le tre figlie si occupavano dei lavori domestici. Per il nutrimento di vacche e pecore venivan seccate foglie di betulla e pioppo, raccolte allo scopo anche da altre parti del Norrland, specialmente in Västerbotten e Ångermanland."

Non tutti questi antenati riuscirono nel tenersi una linda, seppur povera, piccola fattoria. In vari documenti della Krönika si legge di famiglie che contrassero debiti, non riuscirono a pagarli e perció emigrarono in altre parti del Paese.
Tra quelli rimasti, la Krönika narra di certi divenuti delinquenti, sorpresi a rubacchiare e condannati: come Samuel Andresson, il quale tra l'altro osó, con un parente, rubare un cavallo e mangiarselo. In un tempo in cui non si mangiavano cavalli, pare che le autoritá premiassero chi aveva il coraggio di una tale azione, e non chiedetemi il perché. Di quel parente, anch'egli un tipo losco, si é trovato scritto che una volta fu condannato alla gogna davanti alla chiesa, e altre volte alla frusta.
Tra coloro che erano rimasti, i mestieri piú in voga era quelli di contadino ed operaio, ma anche flottningsarbetare, ossia coloro che si occupavano del trasporto del legname per via fluviale (dopo la costruzione, in tempi piú moderni, di numerose dighe lungo i fiumi del Norrland, la flottazione fu dismessa come metodo di trasporto). Tra le donne, coloro che non erano assorbite a tempo pieno dagli impegni familiari spesso erano impiegate come serve, altre furono contadine e un paio addirittura ostetriche.

Piú avanti nel 19esimo secolo, fortune alterne divisero gli Antenati. Verso la fine del 19esimo secolo almeno 1.3 milioni di svedesi lasciarono alle spalle uno Stato enormemente povero e rinchiuso in un conservatorismo religioso politico e sociale, e si cercarono una Nuova Vita nel Nuovo Continente. Diversi ebbero fortuna.
Tra loro, alcuni degli antenati del Vikingo, che salparono verso l'America: alcuni ci restarono, altri ritornarono per la vecchiaia. L'economia nel primo Novecento divenne migliore, certi trovarono la fortuna nella Cittá dell'Ultima Thule (se il concetto di Cittá é relativo), qualcuno fece storia contribuendo all'introduzione del Cinema in questo Luogo scarno d'intrattenimenti.
Tuttavia, gli aneddoti piú interessanti si ritrovano nei secoli precedenti, e per comoditá li lasceró a un post successivo, Discendenti permettendo.


 
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