Sunday 30 October 2011

Ubriachi selvaggi

......


Bibit pauper et egrotus,
bibit exul et ignotus,





  bibit puer, bibit canus,
  bibit presul et decanus,
  bibit soror, bibit frater,
  bibit anus, bibit mater,
  bibit ista, bibit ille,
  bibunt centum, bibunt mille.

....
(Carmina Burana)


Orbene, annuncio solennemente che ritiro un po' di quel che avevo scritto in questo post. Almeno per quel che riguarda l'Attitudine Bevitoria degli Scandinavi.
Ebbene, qui nella Patria dei Vichinghi, si ubriacano tutti, ma proprio tutti, specialmente quando é lönehelg (o weekend degli stipendi) come questo appena passato e l'ingestione d'Etanolo brucia neuroni e stipendi per festeggiare il lieto evento della Busta Paga.

Beve il giovane e l'anziano, il pischello ed il decano, beve la Bestia et beve l'Humano.


Ebbene si, anche la Bestia s'ubriaca, in quest'angolo di mondo dimenticato dalla Decenza.

Ad esempio, lo vedete questo grazioso volatile qua sopra? È un Beccofrusone, qua chiamato col poetico nome di Sidensvans, o Coda di Seta. Tra le sue abitudini, si contano il girare in gruppi numerosi e far schiamazzi, e mangiare a livelli d'indecenza le bacche del Sorbo, falsando perció i Responsi dell'Oracolo del Sorbo sulle Nevicate.
È dunque accaduto che, qualche giorno fa, uno di questi buontemponi s'é ingozzato a piú non posso di queste bacche (al posto dell'uva, che qua non cresce), e s'é ubriacato al limite del coma etilico.
È successo anche che un solerte cittadino, analogamente a quel che si fa con gli adolescenti avvinazzati, abbia notato l'indecoroso volatile e l'abbia denunciato alla Polizia. (la veritá é che il tizio aveva scambiato il beccofrusone con un pappagallino cacatua, e voleva far cosa gradita ad un eventuale proprietario disperato per la scomparsa dell'uccello. Parliamo di senso civico, ad ogni modo!).

Siccome tra le Competenze degli Agenti rientra molto, ma non l'Ornitologia, l'Epilogo dell'intera vicenda fu che i Poliziotti intervennero, non seppero che fare, e non trovarono di meglio che lasciare la Bestiola ad un negozio di animali, dove l'Equivoco e la sbornia vennero facilmente svelate.
Per chi voglia leggere la notizia in Vernacolo Nordico, puó trovarla qui.

Io mi auguro solamente che, se in futuro qualcuno dovesse rinvenire un Mezzovikingo adolescente sbronzo alla stessa maniera, quel qualcuno sia altrettanto solerte e faccia altrettanto di chi trovó il Beccofrusone ubriaco.


Friday 28 October 2011

Voglio fare il Casalingo



Beh, non sto parlando proprio del Mezzovikingo il quale, contravvenendo a tutte le aspettative di mia nonna, ormai da tempo ha reclamato ed ottenuto la cucinina con pentoline, l'aspirapolvere, la scopa e gli straccetti per 'pulire' (disclaimer: non ha preso da noi genitori).

Pochi giorni fa Fiammetta poneva, nel suo blog, la spinosa questione sulla reale natura e consistenza delle pari opportunitá nel Regno delle Tre Corone. Io, di mio, ho sempre apprezzato ed elogiato l'approccio paritario (relativamente al mio luogo d'origine) che mi ritrovo a vivere nel mio quotidiano da quando abito qui.
In passato ho anche specificato che questa attitudine non é un Dono Divino e Genetico concesso dagli Dei Asi ai Popoli Nordici, ma il risultato di accorte leggi e di un'illuminata filosofia della socialdemocrazia svedese di qualche decennio fa, quando ancora avevano un po' di ideali e non si erano abituati troppo a sedere sulla careghetta come stan facendo ultimamente, facendosi pagare casa e cioccolata dai contribuenti (nei casi piú illustri, almeno). Perció, siccome le influenze della tradizione resistono, non é che la paritá qui sia perfettissima e tutti i problemi a riguardo sian stati risolti.
Rispetto a quel che vedo da giornali e altre fonti online del Belpaese, bisogna ammettere comunque che qua siamo a un po' di eoni di distanza da laggiú.

Per farla breve, mentre la discussione nel salotto di Fiammetta proseguiva, l'occhio m'é capitato su questo titolo di un articolo dell'insigne quotidiano scientifico svedese Aftonbladet: Folk måste ha träkiga jobb, ovvero La gente deve avere dei lavori (proprio) noiosi.
E com'é possibile? Qui, nella terra del welfare, della fika a lavoro, e via discorrendo?
L'articolo si riveló ancora piú interessante del previsto, giacché parlava degli uomini che volentieri se ne starebbero a casa ad occuparsi del bucato e della prole, se solo avessero una moglie che guadagna a sufficienza per tutti. Ecco, mica per tutta la vita, che poi alla lunga diventa una palla anche cucinare e star dietro ai mocciosi da scarrozzare per infinite attivitá, peró un paio d'annetti non ci starebbero affatto male: questo almeno stando alle dichiarazioni di alcuni padri di famiglia intervistati.
Contemporaneamente, uno va a leggersi i commenti che molti, sia uomini che donne, rilasciano in forum tipo la 27ora del Corriere.it, e dove, in svariate salse, abbondano gli interventi del tipo: il ruolo di cura della femmina é piú naturale, (é voluto da Dio, in certi casi. A quanto pare la figura maschile di Dio sa perfettamente che lavare i pavimenti non é tanto interessante), l'uomo é fatto per stare fuori casa, e via discorrendo.
Beh, insomma, ma quanti saranno questi rammolliti poco virili che vogliono veramente stare a grattarsi a casa coi figli anziché fare un po' di sana carriera?
Allora, nonostante sia chiaro che l'Aftonbladet non é esattamente il Journal of Statistics Education, ci prova comunque a fare i propri sondaggini e a ricavarne conclusioni. Se uno va a vedere le votazioni in coda all'articolo (aggiornate al momento in cui scrivo), pare che la percentuale di chi preferisce starsene a casa con la famiglia anziché andare ad 'un lavoro che nemmeno ti apprezza e vuole averti lí (Daniel J)' sia molto simile tra uomini e donne: su circa 38000 donne, quasi un 56% preferirebbe la casalinghitudine, mentre su 20000 uomini esattamente la metá risponde che farebbe il casalingo.
Se non ci credete, chiedete al tizio che abita sopra di noi: con moglie che guadagna bene e un paio di figli, lui ha pensato bene che é molto piú interessante e piacevole dedicare il proprio tempo alla famiglia.

Ed infatti, mica é per niente che il mio terribilissimo docente di Fisica II, il Prof. V, in una delle sue memorabili sessioni d'esercizi esordí con:

"Prendiamo un circuito. Le Capacitá le chiamiamo C, le Resistenze le chiamiamo R, e poi ci calcoliamo il Lavoro. E come denominiamo il Lavoro? L? Ma noo!
Stavolta il lavoro lo chiameremo F, come Ffatica!"

A quanto pare, la questione da queste parti é proprio questa.
Mi chiedo cosa sarebbe saltato fuori da un sondaggio condotto altrove, e se la politica paritaria degli ultimi decenni abbia contribuito al fatto che diversi uomini svedesi non abbiano problemi a dire che stare al lavoro, almeno nella metá dei casi, non sia poi tutta sta gran gratificazione, e forse in famiglia si starebbe anche meglio, almeno per un paio d'anni.




Tuesday 18 October 2011

La Verdura che non c'é (L'Orto Ultimathulese ultima Parte)

Contrariamente a quello che certi potrebbero pensare, la Verdura in Bianco non é un Piatto Tipico svedese consistente in una fetta di cavolo annegata in Panna e Burro (il Burro é tema caro agli autoctoni, come altre volte giá detto e come ribadito magistralmente dai Piccoli Vichinghi in questo post).
La Verdura in Bianco é, molto semplicemente, un Fenomeno Climatico di tipo Requiem che la Natura Ultimathulese riserva ai fortunati possessori di orto.
Il fenomeno, che puó manifestarsi giá a fine agosto ma quest'anno ci ha graziato addirittura fino a Ottobre, é la venuta della sorellina minore della Neve: la Brina. 
La Brina rappresenta la Morte naturale del poveretto Orto Ultimathulese, per cui come chiusura di stagione scrivo un po' di memorie su quest'ultimo, concludendo con l'Esperimento dell'Orto in stuga.

La stuga della Famiglia Mezzovikinga é appollaiata pigramente su un tratto di costa vicino all'Ultima Thule. Ció significa che, rispetto a chi gode di un pezzo di terra cittadino o di un kolonilott, la qualitá del terreno circostante é di qualitá assai piú scadente. La geologia costiera, come raccontavo qui, é un fenomeno modernissimo e implica che la flora originaria si affida ad uno scarso strato di detriti e resti di sottobosco adagiato su base di rocce e sabbia.
Le soluzioni a questo punto sono due:

Pratica e Pigra: concedete graziosamente a qualche Sorbo, Betulla, Pino e Abete il privilegio della sopravvivenza intorno alla stuga, per il resto chiamate un trattore a dare una planaritá all'intorno desiderato (ci vuol poco) e seminate gramigna. Ancora piú facilmente, lasciate il bosco allo stato brado. Ci guadagnate anche un paio di vasi di marmellata ed eventualmente due porcini a Km zero.
Se proprio avete velleitá estetiche, e nostalgia di qualche macchia di colore, compratevi un paio di vasi di gerani e lasciateli fuori nel breve periodo in cui le temperature sono sopra lo zero.

Voglio lavorare: tirate graziosamente fuori il portafoglio, e ordinate ad un fornitore un paio di camion di matjord, che non é terra da mangiare, ma terra da giardino (ossia, la mangerete, ma dopo, e col contributo dell'intervento vegetale).
Distribuite sta terra buona tutt'intorno e piantateci quello che volete, intendevo dire: piantateci tutto quello che sopravvive qui. Tanto per fare i precisini, aggiungo che il mare fa da tampone termico, per cui la primavera arriva un po' piú tardi, le estati sono un po' piú frescoline, e le brinate registrano una settimana di ritardo rispetto all'Ultima Thule.

Avere un ortogiardino presso la stuga non é la stessa cosa che averlo in un frequentatissimo kolonilott o a casa (qui pomposamente denominata villa, manco abitaste in un'ereditá estense in riva al Brenta). Il problema fondamentale dell'ortogiardino stughesco é la presenza delle Bestie. Se nel meridione svedese piangono alti lai a causa dei Lumaconi Assassini, o Mördarsniglar, (quelli che il mio dialetto chiama, con inequivocabile disgusto, Slacai), dalle nostre parti sono creature molto piú carine a procurare grossi problemi.
Nel nostro tentativo di impostare un ortogiardino, ci siamo accorti molto presto che le verdurine e i fiorellini che ci piacciono tanto riscuotono anche il vivace gradimento di altri Mammiferi.
Dell'appetito delle Lepri ho parlato a bizzeffe tempo fa, ma, per chi non fosse ancora convinto della voracitá e dell'ingegnositá di questi graziosi animaletti, consiglio la visione di un interessante video educascional girato da Carin. Si tenga anche conto del fatto che Carin molto probabilmente abita in una zona ben piú popolosa della nostra stuga.
Le Lepri non sono le uniche Buongustaie del bosco.
Nelle prime ore del mattino é abbastanza comune ricevere la discreta visita del capriolo, o Rådjur. Il capriolo termina l'Opera delle lepri nei punti ad esse inaccessibili. 
Qui sotto si vede come un paio di bestioline siano state colte in flagrante in una mattiniera azione di potatura selettiva. Un esame piú accurato a posteriori assicura che quest'ultime prediligono i fiori del nostro miserando giardino. Anche le rose subirono a suo tempo un trattamento simile (Morticia docet; il capriolo é stato nominato la bestia piú goth del nostro circondario)


A questo proposito, é interessante notare che alcune confezioni di bulbi e tuberi da giardino riportano il simboletto del Capriolo-no: si spera che almeno questi fiori restino immuni dagli attacchi. 
A questo punto noialtri furbastri abbiamo deciso che, se volevamo avere il privilegio della verdura-fatta-in-casa, dovevamo per forza affidarci alla piccola serra che si nasconde all'ombra del garage.
La sottoscritta, con Amore e Illusione, decise perció, agli inizi di Giugno, di testare la vetusta e piccola costruzione seminandoci insalata, radicchio, pisellini, bietole, catote e rucola. Uh che idillio.
Dopo qualche settimana, la famiglia Mezzovikinga si affidava alle cure dei suoceri Vikinghi per l'irrigazione, e prendeva il largo verso lo Stivale.
Al ritorno, osservammo questo curioso fenomeno:


Qualcuno aveva metodicamente sabotato le foglie di carote e piselli, ne aveva eliminato le foglie e raccolto i fusti in un angolo.
Il Vikingo, credendo di aver individuato dei Buchi, li allagó con la canna dell'acqua. L'Estate passó, pigra e breve, e senza troppi accadimenti. L'insalata si lasció raccogliere, le carote ripristinarono la chioma, le biete si prestarono a qualche risotto. Arrivó l'Autunno, e il Radicchio di Chioggia, al di sopra di qualunque aspettativa, cominció a fare la Palla. Chissá che non si possa fare radicchi e fagioli per dicembre o marzo, perfino all'Ultima Thule.
Le carote, ormai pronte per il raccolto, ricevettero la mia visita a scopo Minestrone.
E qui, l'amara scoperta:


Dev'essere in occasioni come queste che il Mezzovikingo intuisce il significato e gli ambiti d'uso della parola Scheisse, mentre il Radicchio, colpito letteralmente al cuore da queste anonime incursioni, si risparmierá la fine truculenta dentro un intruglio melmoso di minestra di fagioli.
Resta da capire chi siano i Responsabili magna-magna di questi sabotaggi (e non sto parlando di politica italica). Le opzioni sono diverse, ma i candidati piú probabili sono i Sorci, che entrano da qualsiasi buchetto (non per nulla i danni piú grandi si sono verificati durante alcuni periodi d'assenza del Gatto dei vicini).
Una Serra Norrlandese dove siano entrati dei Sorci selvatici non é posto dove uno metta piede volentieri: non si tratta di schizzinoseria, bensí c'é il rischio, a queste latitudini, che le bestiole abbiano lasciato strascichi di Sorkfeber, o Febbre del Sorcio. Chi legge lo svedese potrá trovare altre informazioni qui.
La Febbre del Sorcio é una gran seccatura, sebbene non letale, ed é sufficiente diffusa da queste parti che Wikipedia informa che almeno il 16 % di chi abita in campagna se l'é beccata.
La Piaga del sorcio é presa talmente sul serio che in commercio si possono trovare bulbi di fiori (in genere Allium) che promettono, a causa del loro odore, di tenere lontani questi ospiti dal giardino. 

Perció i compiti per casa dell'anno 2012 potrebbero ben prevedere le seguenti Novitá:
-Un Gatto
-Una Serra nuova, fatta scavando per bene in giardino, e isolando da ospiti indesiderati il fondo della stessa.

E con questo, l'ortogiardino si congeda e si prepara ai Rigori dell'inverno che verrá, per riaggiornarsi fra un 7-8 mesi. 
Il Golfo di Botnia ruggisce spesso nelle notti scure della stuga, i venti fanno tremare le finestre, il cielo ha preso, sempre piú spesso, un colore plumbeo, mentre la chioma dorata di Sorbi e Betulle é volata chissadove, sui pantani dei sentieri, sui muschi e sulle rocce di micascisto delle scogliere.

Monday 3 October 2011

Bilinguisti masochisti, confusi, e un po' sadici.




Nel post precedente parlavo di come il Mezzovikingo avesse cominciato un nuovo appuntamento settimanale extradomestico con la Favella dei Mari del Sud.
Naturalmente, dopo solo un mese é ben difficile misurarne gli effetti.
Ciononostante, ho la lieve sensazione che il nanetto usi l'italiano un po' piú spesso e volentieri di quanto facesse in precedenza. Se in passato la conversazione col padre si svolgeva senza grosse eccezioni quasi solo in svedese, adesso il ragazzino deve aver maturato la convinzione che entrambi i genitori capiscano perfettamente entrambe le lingue allo stesso modo. Nel tentativo disperato di rendere il mio consorte un po' piú indipendente quando scendiamo in terra italica, mi capita di apostrofarlo in quello che gli esperti chiamano mixed code: in soldoni, svedese condito di espressioni tipiche italiche ammiccanti e di facile memorizzazione.
Capita perció che il Vikingo si ritrovi a infilare Ciao Amore, Latte, Gamberetti, Prosciuttocrudo o Crocchette (chissá perché Cibo e Ammore sono i soggetti preferiti, a scanso di stereotipi) in mezzo alle sue frasi, incluse quelle rivolte all'Erede, per poi accorgersi del pasticcio e correggersi in Rikssvenska.
Il succitato Erede coglie, come detto, la palla al balzo e ripaga l'incauto genitore con la stessa moneta, incurante del fatto che le competenze linguistiche del Vikingo giacciano a livelli sotterranei rispetto a quelle del figlio.

Ne derivano perció scenette molto divertenti (almeno per noi), in cui l'aspetto del Vikingo non é proprio dei piú intelligenti, e che si possono classificare in diverse categorie (lascio lo svedese come sta, sennó l'effetto é intraducibile):

1) Ma-sei-tonto?

M: Nu tar vi l'Impasto och gör una Torta
V: tar vi vad? (prendiamo che? ndt)
M: l'Impasto!
V: l'im.. vad??
M: L'IMPASTO, pappa, L'Impasto!
V: säg det på svenska (dillo in svedese, ndt)
M: L'IMPASTO!!
V: på svenska, jag förstår inte ( in svedese, non capisco! non é neanche una balla, ndt)
M: l'Impasto!
V: ....
M: och gör una TORTA, pappa, una TORTA!

Questo tipo di conversazione offre variazioni sui temi piú svariati.

2) Siamo-Figli-dell'Europa

Ecco lo stralcio di una scenetta risalente al sabato scorso, dentro un negozio di vestiti. Il Vikingo si sta provando un giaccone e mi chiede un parere. Lo esprimo, positivo e forbito.
Irrompe l'Erede, col lapidario giudizio:

"Det är en jacka blu scheisse, pappa!" 

Un Vikingo avvilito rinuncia all'acquisto.

(per spiegare: piú di tre anni di soggiorno in Teutolandia han prodotto l'effetto che io, in situazioni esasperanti, esclami spontaneamente Scheisse! al posto di un piú elegante mérde o simili. Il Mezzovikingo ogni tanto usa l'espressione teutonica senza alcun apparente input o pretesto)

3) I'm-a-Rebel

Ci sono situazioni in cui lo Svedese risulta una lingua troppo blanda per esprimere sentimenti forti.
Il Mezzovikingo evidentemente considera il Vasino e il Water Creature di Satana, perció é ancora affezzionato ai pannoli. Tanto affezzionato che non li vuole cambiare, all'occorrenza.

Capita perció che:
V: Mezzovikingo, kom nu och byter blöja! (adesso vieni e cambiamo il pannolino!, ndt)
M: Nej pappa! Jag vill inte byta! Jag vill ha CULETTO TUTTO ROSSO CHE FA MALE!

Il padre, che non ha la piú pallida idea sull'ultimo pezzo di frase, continua imperterrito ed ignora le istanze autodistruttive del figlio, il quale risponde ostinatamente con la stessa espressione almeno altre due o tre volte.
L'effetto é troppo comico per convincermi ad intervenire.

 
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